Agrodolce, il nuovo film di D'Alatri. Un uomo, Mario Bettini, riceve una lettera dal Comune che gli annuncia la vincita di un concorso pubblico. Questo evento, tanto desiderato dalla madre vedova, scombussola alquanto i progetti del giovane, che di certo non immaginava la sua vita dietro una scrivania, per di più nell'apparato statale. L'impiego al Comune però avrebbe potuto agevolarlo nell'apertura di un locale notturno insieme ad alcuni amici, inoltre lo sguardo imperioso del padre, che sembra controllare ancora la sua famiglia da una fotografia in alto sulla parete, lo spinge ad accettare il posto. Questo evento dà il via all'intreccio del film con un ritmo a volte più disteso a volte più frenetico. Il film non rivela certo una bella immagine dell'amministrazione pubblica, piuttosto essa appare come un sistema arcaico, vecchio e corrotto, ancora fondato sulle raccomandazioni e le "bustarelle". In Comune Mario trova nel suo capoufficio, il dott. Cerqueti, un suo acerrimo nemico, che, colto da forte invidia nei suoi confronti, gli creerà non pochi problemi. A queste seccature si aggiungono le liti con gli amici-soci del locale. Almeno in amore le cose vanno meglio: Mario conosce Linda, di una bellezza non comune, studentessa prossima alla laurea e appassionata di poesia. Il giovane dovrà compiere un percorso esistenziale alla ricerca di se stesso e dei propri desideri, e proprio la poesia, l'amore e un amico fedele gli forniranno un sostegno per ritrovare infine un equilibrio.
D'Alatri tratta in questo film alcune tematiche fondamentali dell'esistenza dell'uomo, l'amore, il lavoro, la felicità, l'amicizia, senza scadere nel banale e nel retorico, anzi puntando sulla leggerezza dei toni e sulle linee caricaturali di alcuni personaggi e comportamenti. Utilizza uno stile di regia nuovo e fresco, affidandosi anche ad alcuni effetti speciali, che conferiscono al film un'atmosfera quasi da favola. Vengono inserite più d'una volta sequenze oniriche, tra le quali l'incontro con il Presidente della Repubblica, o anche trasfigurazioni della realtà, che da una parte hanno il compito di svelare i pensieri e i desideri del protagonista, dall'altra contribuiscono, per il loro carattere surreale, a tratteggiare un'atmosfera vivace ed eccentrica. Se osserviamo anche la fotografia, la colonna sonora (affidata ai Negramaro) e l'ambientazione (una splendida Cremona), notiamo che tutti gli elementi sono in realtà coerentemente studiati e coordinati in modo tale da realizzare una struttura organica che trova nella ricerca della felicità il suo motore narrativo e nella reinterpretazione della realtà in funzione spettacolare e poetica la sua forma espressiva.
A questo proposito il film rivela dei tratti in comune con una tendenza stilistica recente (due esempi lampanti sono Il favoloso mondo di Amelie e il più recente Se mi lasci ti cancello, ma tracce stilistiche simili possono essere riconosciute anche in altre pellicole), che da una parte abbandona la verosimiglianza perché questo terreno è già controllato dalla televisione (pensiamo ai reality), e dall'altra tende a recuperare dei valori positivi e naturali in un mondo moderno che corre a perdifiato verso un futuro tecnologico lasciandosi dietro guerre e povertà.
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