Della visione PDF 
di Gianni Nicolai   

E' bello vedere un film per la prima volta, specialmente se è opera di qualche regista che adoriamo, come io adoro Nanni Moretti. Di Moretti ho amato a prima vista anche Aprile, tacciato di eccessivo autobiografismo, ma in realtà lavoro in cui il protagonista è assolutamente assimilabile a qualsiasi uomo in bilico tra tensione creativa e vita reale, due dimensioni che vengono mirabilmente espresse in quel film facendo ricorso ad un sensibilissimo lavoro sul colore (colore "reale", non sovraccarico alla Storaro) e al tipico smontaggio del rapporto causa-effetto nei dialoghi: ad esempio, nella scena del briefing sulla lavorazione di un "documentario sull'Italia", Nanni, unica macchia di colore nel suo maglione rosso, incorniciato alle spalle da una "platonica" libreria contenente anche libri rossi, impartisce istruzioni vaghe ed alternativamente distratte o dispotiche ai collaboratori (il "reale"), che parlano accavallando le voci a quella del protagonista rimanendo su un piano distante e parallelo, mentre, sempre nel quadrato platonico, la mente e il corpo di Moretti vanno inevitabilmente al progetto del famoso pasticcere trotskista, figura molto più stimolante ed autobiografica (e più che mai simbolo di utopia, del cinema che "vorremmo fare").

Sono evidentemente scene dall'effetto subliminale, forse anche non così studiate come appare a chi vede il film molte volte. È certo che questo film non mi ha mai deluso, anche se proiettato in un'arena o visto in televisione. L'alternanza di momenti comici o magicamente paurosi (lo spaesamento dell'episodio del "righello della vita", sottolineato da un tappeto di tabla che lo trasforma in racconto zen), gli stacchi che costruiscono con sapienza l'immagine del bambino come metafora della nuova generazione "di sinistra" ("...ora Pietro sta dormendo" STACCO: "E' un risveglio").
Un "oggetto filmico" prezioso, dai valori anche puramente astratti: uno striscione blu intenso alla manifestazione del PDS a Milano viene fatto fluttuare davanti a noi come colore puro, distogliendoci completamente dal momento "impegnato", come la canzone di Springsteen su Palombella rossa entra esattamente all'apice del caos tra i tifosi della partita di pallanuoto, generando poesia per puro contrasto. Valori che possono perdere forza in videocassetta, o visti all'aperto con gente che urla in lontananza e aerei che passano, ma che anche in questi casi si rimescolano e proprio per il loro momentaneo affievolimento ci conducono magari ad una visione alternativa, stimolata da altri elementi che prima non notavamo. Tutto questo non è accaduto per La stanza del figlio.

La prima visione avviene in un ovattato e accogliente cinema romano: seconda fila, ottimo suono, zero distrazioni. L'effetto è annullante, una valanga di lacrime che si versano direttamente nello stomaco, sconvolgimento per una piccolissima scena d'amore, un impressionante primo piano di una bara freddamente sigillata da anonimi operai, un lutto durissimo e insistente, un finale aperto e chiuso: ecco tutto quello che si ricorda all'uscita. Rimango in una angosciata sospensione di giudizio per molti giorni, con nella testa la gelida musica di Brian Eno del finale, così apparentemente appropriata.

La seconda visione è nello storico cinema Sacher, tra morettiani e morettiane. Ora siamo in galleria e, inevitabilmente, oltre allo schermo, appaiono nell'oscurità teste di spettatori in controluce; qualcuno parla a bassa voce, si ride in qualche scena. MI ACCORGO del film. Vedo il rettangolo dello schermo mescolarsi a tutto il resto, un approccio più televisivo, oggettivo. Mi sembra un film che fa totalmente a meno della simbologia: difficile pensare al figlio morto come al "vecchio" modo di fare cinema, o cose del genere. E' qualcuno che muore. E questa morte occupa da un certo momento tutto, in modo terribile. Solo, sembra di vedere una fiction di Raiuno, con Proietti e Claudia Koll. IL MAGLIONE, il maglione del ragazzo morto che fa piangere la Madre! Così avrebbe detto Nanni anni fa se fosse stato un film di Lina Wertmuller. Il CD di Briano Eno diventa un espediente per inserire un brano di musica triste; l'episodio della bara lo rivedrò praticamente identico qualche giorno dopo in Il Dottor Zivago.

Non potendo e non volendo, anche per amore di parte, insistere nelle critiche negative (insomma, La stanza del figlio, rivisto, non mi è piaciuto molto, ma comunque non è un disastro), è forse più interessante notare la differenza (enorme) tra due visioni dello stesso film in ambienti diversi: uno, che viene definito ideale, ha in realtà annullato le capacità di giudizio giocando sulla nostra mente come su quella di bambini che vanno per la prima volta al cinema; l'altro, disturbante, ci ha permesso di rilevare quelli che crediamo essere gli effettivi limiti dell'opera, proprio rapportando le immagini nello schermo a quello che succede nelle immediate vicinanze. Non sarà che la tanto stramaledetta TV, con il suo piccolo formato, il basso volume, la presenza fisica di altri intorno a noi, il REALE insomma, ci avrà fatto raggiungere uno stato più consapevole di quei poverini che all'epoca del muto scappavano atterriti davanti ad una locomotiva in moto ripresa frontalmente?

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.