Mine vaganti PDF 
Eva Maria Ricciuti   

Nella migliore tradizione italiana il momento del pasto assume il ruolo, quasi sacro, di una ritualità tribale. È proprio in queste occasioni che i nuclei familiari si riuniscono e si celebrano, riservando al momento del brindisi la comunicazione e la condivisione di  quegli eventi che significativamente incidono nella vita del nucleo. Matrimoni, nascite, decisioni che  riguardano la vita lavorativa, o la sfera personale, vengono annunciate di fronte ad un piatto di pasta e annaffiate da calici di vino. Ma cosa accadrebbe se a turbare la sacralità del rito intervenisse la detonazione di una “mina vagante”? Ozpetek ce lo racconta con piglio leggero e libertà creativa in Mine vaganti, sua ultima  e riuscitissima fatica cinematografica.

Finalmente libero da quei formalismi stilistici “alla Ozpetek”  che, pur presenti, si liberano in un delizioso gioco ironico e, a volte, autoironico di citazioni da se stesso e rimandi alla più ampia tradizione della commedia italiana, Mine vaganti è forse la migliore prova che fino ad oggi l’autore di origini turche ci ha proposto. Senza abdicare allo stile e ai topoi che lo hanno reso celebre (le carrellate attorno alle tavolate, le abbuffate di dolci, le verità celate che irrompono nella quotidianità, le lunghissime inquadrature sugli abbracci tra i protagonisti e un certo pudore nel riprendere i personaggi), buttandosi in questa nuova avventura cinematografica Ozpetek ha lasciato la sua Roma per spostarsi in un Salento reinventato, nel giallo della pietra e del sole di una splendida Lecce, ha rinunciato alla conosciuta tribù di amici/attori dei film precedenti (si nota infatti l’assenza dell’attrice feticcio Serra Yilmaz) e ha piegato decisamente verso la commedia dolceamara. Questo nuovo approccio, svuotato di ogni condizionamento legato al passato, gli ha permesso di vestirsi di luoghi inediti, trovando una nuova originalità che molto ha contributo alla riuscita della pellicola. E la freschezza del tocco registico  e la godibilità della trama di Mine vaganti non inficiano per nulla la profondità dell’analisi, a volte persino impietosa, di una certa italianità provinciale.

Senza nulla togliere a Scamarcio (protagonista assoluto) e Preziosi, entrambi eccellenti nel ruolo dei fratelli Catone, su cui pesa il fardello di un padre che dispone e  predispone le vite degli altri a suo piacimento, e allo stesso Fantastichini, che interpreta il capofamiglia, più preoccupato dell’immagine di sé che del bene dei suoi cari, una particolare attenzione va riservata alla componente femminile del cast. E se i personaggi nei film di Ozpetek sono da sempre pregni di una sensibilità fuori dal comune e delineati con una grazia e un’attenzione per i particolari che li rendi veri, in questo caso più che in altri i personaggi femminili descrivono l’universo donna in modo articolato e completo. A partire dalla sensibile, profondamente segnata e disperatamente vitale Alba, interpretata da una Nicole Grimaudo matura e intensa; passando all’ironica zia zitella, sola, sensuale e perennemente brilla, interpretata da Elena Sofia Ricci, che ci regala una prova che raggiunge vette di comicità altissima e sofisticata; virando verso l’orgogliosa, amorevole e un po’ provinciale madre, cui presta il volto Lunetta Savino; e terminando con la forte e appassionata nonna tratteggiata da Ilaria Occhini e Carolina Crescentini. Fanno da contorno una serie di personaggi non meno caratterizzati, che sebbene comprimari o decisamente secondari nell’economia della trama, sono tutti assolutamente e perfettamente compiuti nella loro funzione. La pellicola decolla quando vengono a contatto le due realtà entro le quali si muove il personaggio protagonista, Tommaso, secondogenito sciupafemmine emigrato a Roma per studiare Economia e rilanciare così il futuro dell’azienda di famiglia nei progetti del padre, studente di Lettere, aspirante scrittore e omosessuale nella realtà. Da una parte, infatti, c’è la tradizionalità e il bizzarro mondo di una famiglia patriarcale del Sud in cui nessuno vede ma tutti sanno, e dall’altra risponde la scanzonata allegria degli amici omosessuali del giovane e l’amore del compagno che fa centinaia di chilometri solo per vederlo. L'incontro/scontro di queste due realtà darà il via ad una serie di eventi che porterà ad una non-soluzione, nella quale però, si crea un equilibrio delle parti che non è funzionale alla compiutezza della trama ma soddisfa in tutto e per tutto le aspettative dello spettatore.

Ozpetek ama davvero i suoi personaggi, li vive, li conosce e non li costringe entro i limiti di una certa visione borghese, ma anzi fa esplodere questa stessa visione e la colora dei colori dell’allegria in un balletto improvvisato in mare,  in una canzone cantata allo specchio usando una spazzola per microfono, in un colorito battibecco per strada, nelle urla noturne che denunciano un “ladro” annunciato. Ed è una festa per gli occhi, per il cuore e per la mente.

TITOLO ORIGINALE: Mine vaganti; REGIA: Ferzan Ozpetek; SCENEGGIATURA: Ivan Cotroneo, Ferzan Ozpetek; FOTOGRAFIA: Maurizio Calvesi; MONTAGGIO: Patrizio Marone; MUSICA: Pasquale Catalano; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2010; DURATA: 110 min.

 


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