Il prezzo - Rolando Stefanelli PDF 
di Luca Gricinella   

I dati Cinetel attribuiscono meno di duemila spettatori paganti a questo esordio nel lungometraggio del quarantenne Rolando Stefanelli, autore del soggetto, co-sceneggiatore e già regista de La matta dei fiori (1998), mediometraggio (30') pluripremiato nei festivals internazionali.
Il cineasta romano con Il prezzo si è guadagnato comunque una candidatura al David di Donatello 2001 per il Miglior Regista Esordiente, premio poi andato ad Alex Infascelli per Almost Blue.

Il film potrebbe essere passato inosservato nelle sale forse perché chi era giovane negli Anni Settanta oggi si è ormai mimetizzato nella società e la sua condizione non va così di moda come i problemi dei trentenni. La generazione messa in scena dal regista deve ancora scrollarsi di dosso tante illusioni, sembra essere spesso costretta a ricominciare daccapo senza troppa convinzione o accettando di correre grossi rischi, e risulta ingabbiata fra gli eredi del sessantotto e i giovani di oggi, considerati tali, e in media quindi privilegiati, almeno fino ai trent'anni. Romano (Stefano Dionisi) ha trentotto anni, è in crisi, mente in continuazione e si definisce un "professionista nel perdere" di fronte ad Alba (Chiara Caselli), sua ex compagna e convivente, persa di vista da otto mesi ma da lui scelta come accompagnatrice per un affare losco (di cui però è ignara).

L'interpretazione dei due protagonisti è la forza maggiore del film: Stefano Dionisi sembra rendere al meglio quando si cala nel ruolo dell'emarginato, così come aveva fatto in Verso sud (1992) di Pasquale Pozzessere; ne Il prezzo è un ex insegnante disoccupato, dipendente da alcool e sigarette, che per coprire alcuni debiti finanziari, e piuttosto di optare per un lavoro spacca-schiena, s'imbarca nell'avventura che lo porterà ad Amsterdam; Chiara Caselli, premiata in questo caso per la migliore interpretazione al Noir in Festival '99 di Courmayeur, risulta sempre convincente e sincera a ogni battuta.

Difficile catalogare Il prezzo in un genere come il noir o addirittura il poliziesco, come si è tentato di fare; una caratteristica inconfutabile è la struttura da road movie (in questo caso esistenziale), filone cinematografico che spesso ha previsto storie con un ritorno a casa quantomeno amaro. Non a caso allora la colonna sonora originale di Paolo Fresu, trombettista jazz noto a livello internazionale e che appare con il suo quintetto in un bel piano-sequenza, interviene nei passaggi freddi e notturni della pellicola, ma soprattutto in quelli permeati proprio dal movimento.

Il film è ben congegnato e si capisce che è frutto di un lavoro approfondito, dalla costruzione e caratterizzazione dei personaggi (vedi gli accenni al loro passato o il registro vocale di Romano per esempio) passando proprio per l'utilizzo delle musiche. Un paio di stonature si fanno notare: se l'accento romano del medico in una delle scene d'apertura del film è poco credibile, la figura del boss malavitoso olandese risulta accentuata.

 


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