Il Ritorno: la rappresentazione cosciente del tempo PDF 
di Davide Morello   

Il titolo del film, l'oggetto della storia narrata, gli elementi del linguaggio cinematografico e le dinamiche dell'immagine invitano a leggere l'opera prima di Andrey Zvyagintsev in funzione del suo principale protagonista: il tempo.


Due ragazzini litigano e si rincorrono a lungo, interrotti a livello visivo dai titoli di testa: sono i fratelli Ivan e Andres. Si precipitano a casa accusandosi vicendevolmente, ma la madre, assorta nei suoi pensieri, dice loro di fare silenzio perché il padre sta dormendo. Attoniti, senza parole, si dirigono nella camera da letto dell'uomo. Ivan, dopo aver gettato uno sguardo, va in soffitta, prende una vecchia fotografia, la confronta e, all'arrivo del fratello, dice: "è lui". Il genitore è stato via di casa per dodici anni, li ha abbandonati quando erano ancora in fasce e non possono riconoscerlo.

Un vasto lasso di tempo, un vuoto che il film si guarderà bene dal colmare. Infatti, il passato rivela tutto il suo peso in quanto assente, volutamente negato. Un alone di mistero avvolge la figura del padre, severo, freddo, incapace di rinsaldare il legame, guidato dai suoi affari poco puliti, poco chiari: una telefonata, dei colloqui con poche persone, ai quali si assiste a distanza, con gli occhi e la consapevolezza dei giovani, ma soprattutto di Ivan, un prolungamento forzato della gita verso un'isola disabitata a dissotterrare, in segreto, un vecchio baule. Ogni tentativo dei ragazzi di indagare nel passato è votato al fallimento. La sera precedente alla partenza per la vacanza, Ivan non crede che il padre sia un pilota come gli è stato detto e, quando la madre va a fargli visita nella stanza, lui le chiede da dove sia arrivato, ricevendo una risposta elusiva: "è arrivato". Lungo il loro tragitto si accampano in un bosco, in riva al mare, dove i ragazzi pescano. La sera, davanti al fuoco, si scopre che il padre non mangia pesce perché ne ha mangiato troppo, sollevando la curiosità dei fratelli ai quali però non dice altro. In tenda Ivan è esausto di una tale situazione, di segreti e di cose non dette, mentre Andres espone chiaramente la sua idea: "non vuole ricordare". Il processo di anamnesi è interrotto e lo spettatore insieme con i due giovani è escluso dalla possibilità di ricostruire dei precedenti.

 

Il padre domina sul tempo, impone i propri ritmi e stabilisce le scadenze. Al suo arrivo, la cena tra i familiari si svolge come una cerimonia in cui egli ricopre il ruolo di sacerdote. Giunge nella sala da pranzo, si siede, versa del vino nei bicchieri dicendo alla moglie di darne anche ai figli, con le mani divide il cibo che serve nei piatti e dice ai ragazzi che vuole portarli in gita. Il rituale è un procedimento per riconquistare un rapporto perduto con il ciclo naturale: l'uomo insiste duramente con Ivan che non vuole chiamarlo papà.

Al ristorante dice al ragazzo che deve mangiare entro due minuti, si toglie l'orologio e lo posa sul tavolo. Consegna il denaro per i biglietti dell'autobus perché i ragazzi possano tornare a casa, ma quando i due stanno per partire, li va a prelevare costringendoli a stare con lui per altri tre giorni. Lo devono aspettare in continuazione, quando va a telefonare, quando va alla ricerca dei malviventi che hanno derubato Andres, durante le soste in auto. Una scena significativa in cui emerge la rabbia di Ivan e la sua riflessione sul tempo è quella dove questi, a seguito di un litigio con il padre ed una lunga attesa sotto la pioggia, viene recuperato dall'uomo che lo ha punito lasciandolo in prossimità di un torrente, lungo la strada. Il ragazzo, risalito in auto, gli chiede in motivo per cui è tornato, esige sapere cosa voglia dai suoi figli, dicendo che si stava meglio prima, in sua assenza. La domanda del giovane è un'interrogazione sul proprio futuro, su cosa ne sarà di lui e di suo fratello. I due, pur volendolo, non hanno la possibilità di tornare a casa, sono prigionieri del genitore che dispone del loro tempo.

 

Queste osservazioni sono utili in funzione di un decisivo passaggio narrativo finale che sancisce la fine del dominio esercitato dall'uomo. Prima di abbandonare l'isola, i fratelli prendono la barca per andare a pescare e il padre si sfila nuovamente l'orologio per consegnarlo ad Andres, dicendogli di tornare entro un'ora. Ivan trascina il fratello in una prolungata uscita in mare per oltre tre ore, scatenando così, al loro ritorno, un litigio furioso con reciproche minacce di morte. Scena che condurrà il padre verso la conclusione della sua esistenza a causa di un incidente. Questo è il ritorno, il percorso che i giovani compiono dall'isola alla terra ferma con il cadavere nella barca che affonderà poco dopo. Eterno ritorno, ripetizione che libera, reiterazione del futuro: "Se l'eterno ritorno è in rapporto essenziale con la morte, ciò accade perché promuove e implica una volta per tutte la morte di ciò che è uno" (1). Evento che chiude definitivamente i conti in sospeso con un passato oscuro, evento auspicato dai fratelli che prepara ad una loro nuova esistenza.

Questa sequenza finale richiama quella di apertura per analogia di elementi narrativi, scenici ed espressivi. Nell'incipit Ivan rimane terrorizzato su un alto trampolino dal quale non riesce a tuffarsi. Il fratello e gli amici se ne vanno considerandolo un caprone, vigliacco. La sua disperazione aumenta sino a che non arriva la madre alla quale dice che sarebbe anche potuto morire. La scena successiva vede Ivan, respinto dagli altri compagni, litigare con il fratello; dopodiché una lunga corsa dei due ragazzi, ripresa con una carrellata laterale, li conduce a casa.

Nell'epilogo, un inseguimento, con le stesse modalità di ripresa, vede protagonisti Ivan, il padre e Andres diretti verso una torre di avvistamento dalla quale il primo minaccia di gettarsi, impaurito e disperato, potendo fare quel salto nel vuoto evitato all'inizio. Il padre, nel tentativo di raggiungerlo, cade e un'inquadratura dall'alto, come quella che nell'incipit enfatizza la vertigine, mostra il corpo disteso al suolo.

 

Quest'aspetto circolare pone l'accento sulla temporalità del film come, del resto, fanno altre soluzioni discorsive e stilistiche. Le didascalie suddividono l'arco temporale in una settimana, dalla domenica al sabato, ma si presentano con una frequenza variabile: i primi giorni trascorrono velocemente mettendo in risalto il carattere ellittico della prima parte del racconto, mentre nei giorni di viaggio il tempo subisce una considerevole estensione.
Rilevanti procedimenti di "temporalizzazione" dell'immagine sono i movimenti dei piani di ripresa: spostamenti autonomi della macchina da presa che lasciano i personaggi fuori campo, i lenti zoom in avanti e indietro che ritardano la messa in inquadratura del dettaglio o del campo totale come, ad esempio, quando il padre scava all'interno del rudere sull'isola e l'inquadratura scorre in avanti, attraverso le cornici delle porte, prima di fermarsi su di lui; oppure nel piano che apre la scena della cena a casa, quando, dalla figura del padre, il campo si allarga sino a comprendere il resto della tavolata. Un altro procedimento è l'alternanza della messa a fuoco dei diversi piani, all'interno di un'unica inquadratura, fra il primo piano e la profondità, come quando i ragazzi sono nella loro camera e discutono del padre e della gita.

 

Alcune scene d'importante sviluppo drammatico sono caratterizzate da una dilatazione temporale in cui si nota il particolare lavoro compiuto dalla regia sulla durata: la cena iniziale con il lento zoom appena citato, i numerosi piani sui volti dei commensali, i dettagli del cibo e il silenzio interrotto dalle parole del genitore; o quando Ivan viene lasciato solo sul ponte: il suo sguardo si volge verso una lenta esplorazione dell'orizzonte, si siede, stacco e lo si rivede sotto un'intensa pioggia fino all'attimo in cui sente il clacson dell'auto che lo chiama.

La pellicola si chiude con una rassegna di fotografie in bianco e nero, simulacri di un passato irrappresentabile, che mostra la famiglia unita, quando i bambini erano molto piccoli. Una rappresentazione della quarta dimensione che coinvolge le varie componenti filmiche: il ritorno del padre che pone un confronto diretto con una memoria inesistente, un presente fatto di attese e vincoli temporali, un futuro che passa attraverso la morte, già preannunciata nella sequenza iniziale; contenuti supportati dall'utilizzo di strumenti formali che sottolineano la presenza del tempo all'interno dell'immagine.

 


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