La macchia umana PDF 
di Barbara Lorenzoni   

Siamo nell'America del 1998, l'America dello scandalo che coinvolse Clinton e Monica Levinski. Queste coordinate spazio-temporali presenta l'esordio quasi sociologico di La macchia umana di Robert Benton, tratto dal romanzo di Philip Roth.

Vale la pena precisare che per questo, come per tutti i casi in cui un autore di cinema mette in scena l'opera di un autore di letteratura, non è corretto pretendere dal primo, in nome di una presunta e non dimostrabile 'equivalenza' tra due forma d'arte diverse come la letteratura e il cinema, la realizzazione di un film che sia la pedissequa resa per immagini di quel romanzo, o come dice qualcuno, impropriamente, la versione cinematografica 'fedele' al testo.

I piani dell'enunciazione, i linguaggi sono differenti, non si può dimenticare questo nell'avvicinarsi alla delicata operazione di valutare un film tratto da un testo letterario. Meglio non mescolare le acque. I romanzi si valutano come prove di letteratura, i film come prove di cinema. Non interessa quindi qui fare confronti incongrui, bensì considerare l'opera di Benton, in sé, contestualmente all'arte a cui appartiene. Ebbene, i registri enunciativi del film, differenti, sono ciò che caratterizza principalmente la pellicola: affresco critico dell'America, dramma sentimentale, giallo. C'è subito, netta, resa con veloci pennellate, la rappresentazione di una società ipocrita e gretta che vive una fase di crisi e incertezza, specchio, a guardar bene, della crisi di tutto il mondo occidentale.

L'allusione al caso Levinski, presente in una delle prime scene del film, dà l'idea di quanto ancora a quel tempo l'America pre-11 settembre fosse lontana dal considerarsi come vulnerabile preda del terrorismo, presa com'era da questioni tutte interne e pruriginose, presa com'era, cioè, a guardarsi l'ombelico, senza troppo coraggio. Si avvertiva sì un'inquietudine, allora, ma era identificabile, metaforicamente, con una vaga ombra misteriosa, fastidiosa ma non pericolosa, che incrinava la serenità degli americani solo marginalmente, come una leggera increspatura sulla superficie di un placido oceano. Nella vita di Coleman Silk, protagonista del film, c'è un'ombra simile, un'ombra che lo spettatore non vede se non molto tardi nel procedere della narrazione.

La macchia umana è un'opera curiosa e contraddittoria. Da una parte, infatti, ripropone alcuni stereotipi da drammone sentimentale: l'uomo attempato che vive una seconda giovinezza grazie alla passione per una giovane donna, il passato tormentato della giovane protagonista, l'ex-marito psicotico, il finale tragico; dall'altra solo a sprazzi e per fugaci allusioni riesce a ricondurre la vicenda personale e intima di Coleman entro l'analisi acuta dell'America ottusa e bacchettona di oggi, ossessionata dal "politicamente corretto", che Benton introduce all'inizio e che avrebbe potuto funzionare maggiormente sia come cornice, sia per dare più ampio respiro alla trama. Da una parte, Benton indugia nel delineare il carattere e la vita di Coleman, dall'altra, questi aspetti, resi da metà film in poi anche con brevi flash-back all'interno di un flash-back più grande, risultano molto frammentati e si compongono faticosamente in un quadro che diventa veramente coerente e significativo per lo spettatore solo nella seconda metà del film.
Su tutto poi aleggia un'atmosfera sospesa e tesa, da giallo, a cui concorre anche il commento musicale, e che, introdotta dall'inquadratura che apre il flash back-cornice, la passeggiata dell'auto di Coleman sulla strada ghiacciata, deve far scoprire come si arriva all'incidente finale.

La macchia del protagonista, il segreto che si è portato sulle spalle come un pesante fardello per tutta la vita è il segno della sua sconfitta; un segreto che si ritorce contro di lui con la connotazione della beffa: proprio lui che ha "rinnegato" le proprie origini nere, per poter cogliere tutti i frutti del sogno americano alla sua portata, viene accusato, alla fine della sua carriera universitaria, di comportamento razzista, per aver definito due studenti zulù.

La sua ipocrisia sommata a quella del suo ambiente rompono l'equilibrio faticosamente raggiunto: lui viene allontanato dal suo lavoro e la moglie muore per il dolore. Storia di una vita perduta nella menzogna che trova un riscatto proprio nella dedizione con cui l'attempato professore si lascia coinvolgere dalla storia d'amore.

Hopksin e Kidman sono certamente una coppia improbabile, bravissimi comunque entrambi in ruoli lontani dai loro standard più patinati (Faunia qui, tra l'altro, è la donna che si ribella alle violenze, l'opposto della martire di Dogville). Ma quante coppie improbabili ci sono nella realtà? Benton contrappone ai topoi sentimentali di cui si parlava prima, una storia d'amore non convenzionale e poco "cinematografica". Coleman e Faunia sono due outsiders, per motivi diversi, e si scoprono uno ancora dell'altro. Coleman solo a lei, ultimo amore della sua vita, riesce a confessare il suo segreto, Faunia solo da lui riuscirebbe a fermarsi e a riacquistare fiducia negli uomini.

 


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