TOFIFE 2003 / Concorso Lungometraggi PDF 
di Davide Morello   

Il concorso lungometraggi del XXI Torino Film Festival ha proposto senza dubbio film di qualità, mettendo a confronto diverse tematiche e stili di regia di giovani ed esordienti registi che ricoprono un vasto panorama internazionale. Problematiche esistenziali e ironia più o meno velata, documenti e sperimentazioni hanno caratterizzato questa rassegna, in buona parte accolta positivamente dalle giurie e dal pubblico, naturalmente con le giuste riserve come si addice ad ogni concorso di questa portata.

Il vincitore è un autore francese, Joel Brasse con La fin du regne animal, . Film che narra la storia di un uomo che vive a stretto contatto con la natura in contrapposizione al circostante ambiente della cultura rappresentato dalla maestra del paese, dalle riunioni degli agricoltori e da ogni partecipazione ad eventi collettivi, come nel caso del funerale in cui emerge lampante il suo atteggiamento anticonvenzionale. Un uomo che lotta per difendere gli animali e con i quali esso stesso si identifica, almeno per quanto riguarda il suo carattere istintivo, nel potere magico e fiabesco di prevedere il futuro. Suoni ed immagini ben colgono la profondità della riflessione del protagonista e le sue contraddizioni fino alla risolutiva soluzione finale.

Premi speciali della giuria vanno al film iraniano Nefas-e ameegh (Respiro profondo) e al polacco Przemiany (Cambiamenti). Nel primo, per la regia di Parviz Shahbazi, due ragazzi vivono di espedienti in una Teheran contemporanea. Non hanno casa, dormono in ostelli e nell'auto rubata. In un vagare senza meta Monsour conosce Ayda alla quale non smette di pensare. Una storia di amicizia, di amore e morte presentata con stile sobrio e sensibile nel cogliere gli umori esistenziali e gli affetti. Il racconto procede per anticipazioni e attese mancate: il pericolo è sempre presente, la morte è preannunciata nell'esordio, ma un lungo flashback conduce verso uno scioglimento narrativo per nulla scontato. Sostituzioni, sdoppiamenti e ironia affiancano un misurato simbolismo e un delicato e rispettoso erotismo rappresentato dal velo che copre i capelli della ragazza e che il corteggiatore vuole vedere come prova della reciprocità di sentimenti. Capelli mostrati al ragazzo in un costante fuori campo spettatoriale.

Esordio cinematografico per il regista Lukas Barczik, Przmiany è la storia di un uomo che si reca dalla famiglia della propria fidanzata per conquistarne le simpatie al fine di sposarsi. Incontro che scatena ostilità, forti litigi all'interno di un microcosmo in cui emergono verità nascoste e incisivi drammi esistenziali: la frattura della stessa coppia a vantaggio di intrecci, scambi e rivelazioni coniugali. L'atmosfera fredda, esaltata dalle stesse tonalità cromatiche dominanti di ambienti scuri e riflessi azzurro-blu, regola i rapporti dei personaggi in cui la comunicazione libera aggressività e sensualità repressa. La morte, il delitto sottendono l'intera narrazione che in certe sequenze sfiora l'onirico, come nella passeggiata nel bosco dopo il decesso di una delle sorelle con la bimba che sta per svenire. Film premiato per l'intensa recitazione degli interpreti.

Sal-in-eui-choo-eok (Memories of murder) del coreano Joon-ho Bong è una commistione di generi che comprende il poliziesco, il thriller e la commedia. L'ispettore di polizia e i suoi uomini, con l'aiuto di un detective inviato appositamente da Seul, indagano su degli omicidi a sfondo sessuale di cui sono vittime delle giovani. Il tono è quello di una denuncia divertente sull'operato delle forze dell'ordine che tentano di raccogliere false prove contro un ragazzo ritardato, palesemente innocente. Si reiterano le accuse a lui rivolte, manifestando l'incompetenza nello svolgimento delle indagini, fino a raggiungere la dimensione dell'assurdo. Il capo di polizia, consigliato dalla moglie, va a consultare uno sciamano per riuscire a scovare il serial killer. Stacco improvviso e lo si vede sul luogo del delitto, di notte, con un collega e un foglio di carta in mano sul quale sparge del fango: "...quando si asciuga dovrebbe comparire il volto dell'assassino...". E poco dopo ci si accanisce su un altro presunto sospetto. Il linguaggio è caratterizzato da un taglio in cui si passa da una situazione prevalentemente statica ad una reazione improvvisa, come nei frequenti casi di violenza gratuita. L'ironia si manifesta anche nello stesso rovesciamento dei generi. Dopo altri omicidi e peripezie il caso continua a rimanere irrisolto.

Una menzione speciale della giuria è stata assegnata a Hako del giapponese Kanji Nakajima, opera di sperimentazione formale e visiva dal significato allegorico. Pochi brevi dialoghi, spaesamenti spazio temporali e un'immagine in bianco e nero che in certi suoi eccessi figurativi riproduce certa pittura informale. Una scatola costruita da un artigiano scienziato rotola in paesaggi deserti. Un uomo la vede e la segue, il suo proprietario la cerca. Piovono foglie e crescono alberi metallici dopo aver seminato ferraglie. Il ritratto di un mondo sospeso fra una concezione futuristica e un passato assimilato, registrato dalla scatola meccanica lungo il suo percorso in case e su vecchi binari inutilizzati.

Due film si distinguono per i loro temi politico sociali e il conseguente utilizzo del mezzo cinematografico che spazia fra documentario e finzione. Dall'Ecuador, Fuera de juego di Victor Arregui descrive la vita di un ragazzino che desidera emigrare in Spagna in cerca di una vita migliore. Nel paese vi è la rivolta degli indios: le immagini televisive e quelle della realtà s'intrecciano in una protesta che si allarga a tutti gli strati sociali, studenti e amici del protagonista compresi. La macchina da presa a mano ritrae attraverso un linguaggio dimesso la povertà diffusa e le palesi contraddizioni sociali dove anche le storie d'amore sono votate al fallimento per differenza di ceto sociale e sono destinate a concludersi in dramma: nel finale la tensione narrativa è ottenuta tramite l'uso del montaggio alternato.

Struggle, film austriaco di Ruth Mader, è un documento sulle precarie condizioni di lavoro esistenti anche nei paesi più civilizzati. La regia mette in luce attraverso insistenti dettagli la meccanizzazione del lavoro, si sofferma sulla carenza dei rapporti umani, sulla disperazione della donna protagonista, costretta a lavorare nei campi, in una macelleria o come donna delle pulizie per poi dover anche fuggire dalla polizia. Il film subisce un rilevante e cinico rovesciamento nella seconda parte che svela il compromesso a cui è giunta la protagonista, mettendosi nelle mani di un uomo perverso con affari poco puliti. Un travestimento, un'apparente rispettabilità conquistata è l'unica via per integrarsi nella società con la figlia.

Il film argentino Nadar solo di Ezequiel Acuña è la storia di un adolescente che vaga per la città, incontra degli amici, suona in un gruppo, si sposta in una località balneare per trovare un fratello che non vede da tempo, ma poi vi rinuncia per tornare a guardare l'orizzonte, malinconico e solo, nella sua città. Storie di incontri e affinità, oppure dialoghi imbarazzati con pause e silenzi in cui mancano argomenti. Il mondo degli adulti è messo da parte: i suoi genitori sono piuttosto indifferenti di fronte alle scelte e ai ritmi di vita del ragazzo, che marina la scuola e passa le nottate fuori da amici. Il giovane autore si ispira alla Nouvelle vague nel ritrarre certe problematiche relative all'adolescenza dicendo di riferirsi al Jean-Pierre Leaud de I quattrocento colpi. Le scene sulla spiaggia, gli sguardi speranzosi e la musica che li accompagna sono un'esplicita citazione.
L'altro film francese in concorso, Un homme, un vrai, narra dell'incontro tra un regista e una donna manager e lo sviluppo della loro storia d'amore per oltre dieci anni: i figli, i tradimenti, la fuga e il ricongiungimento. La narrazione muove secondo precise opposizioni tematiche e anche linguistiche. La libertà e l'impegno, la responsabilità, l'uomo e la donna nel loro rapporto di coppia, dolce, sensuale, ma anche scontroso, saturo. La moglie lo tradisce con un'altra donna. Si appropriano di ambienti diversi: il mare per lei e un rifugio sui Pirenei per lui. Un incontro che è anche un forte scontro di identità reso con soluzioni registiche che vanno dalla sintesi del linguaggio pubblicitario al musical, con la relativa componente metalinguistica.

Nel portoghese Antes que tempo mude di Luis Fonseca è descritta la pesante condizione esistenziale di una donna ferita nel suo rapporto di coppia, che tenta di distrarsi attraverso diverse esperienze occasionali, affiancata da una sorella critica e comunque vicina nelle sue manifestazioni affettive. Una famiglia completamente disintegrata: i genitori separati, le sorelle e i figli della protagonista divisi fra la stessa madre, il nonno e la zia. Sono pochi i dialoghi e la ricerca del regista mira ad intensificare un linguaggio del corpo, non solo nel suo aspetto dichiaratamente erotico, ma soprattutto nei silenzi e negli sguardi, nei piccoli gesti e nelle smorfie, negli scatti isterici della madre a cui viene fatta visita, dopo anni di mancati contatti, nel finale del film.

In chiusura di questa panoramica sui lungometraggi in concorso, vi sono da segnalare il malese Rabun di Yasmin Ahmad e l'americano Crude di Paxton Winters. L'ironia è alla base del primo film, che narra la storia di una coppia di mezza età che si trasferisce dalla città alla campagna per poi fuggirvi a causa di inconvenienti dovuti a invidiosi vicini di casa. Inquadrature prevalentemente statiche o con lenti movimenti sono dominate da dialoghi, dalle battute e dagli atteggiamenti dei simpatici protagonisti. Prevale l'intensità dei colori.

Crude, film indipendente americano girato in collaborazione con la Turchia, narra di due giovani americani a Istanbul che vogliono intervistare un terrorista e intraprendono così un viaggio verso sud-est godendosi le vacanze e fingendo di essere stati rapiti. Uno sguardo critico verso un certo convenzionale modello d'oltreoceano. Non mancano battute su Bush, mentre il finale denuncia quella spettacolarità televisiva che rende il gioco dei due ragazzi "serio caso di diplomazia internazionale" e materiale da talk show. Una storia ben narrata, scorrevole, che esibisce nella parte iniziale un concitato uso della macchina da presa, con rapide successioni di marcate angolazioni, dislocazioni spazio temporali nella continuità dei dialoghi, che si svolgono in luoghi e istanti differenti, in una percezione dello spazio elaborata con l'uso del grandangolo. Film stranieri interessanti e vari che hanno portato a conoscenza del pubblico e degli addetti ai lavori le attuali produzioni internazionali attraverso un significativo percorso fra culture, tradizioni e spirito di ricerca.

 


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