The Iron Lady PDF 
Alice Sivo   

L’accoppiata Meryl Streep e Phyllida Lloyd torna dopo Mamma mia! in un film che apparentemente non ha niente in comune con quel musical scoppiettante e anticonformista. The Iron Lady ripercorre infatti la vita privata e pubblica della prima donna a capo di un governo occidentale, l’osannata, temuta e odiata Margaret Thatcher, che tra alti e bassi è stata protagonista della politica inglese e mondiale per oltre un trentennio, da parlamentare nelle liste del Partito Conservatore a Ministro dell’Istruzione, fino a ricoprire l’incarico di Capo di Governo per ben tre volte. Niente di più lontano dalle neo-hippie attempate che ballano e cantano sulle note degli ABBA.

Eppure lo sguardo che accomuna i due film è simile. Il femminismo all’acqua di rose di Phyllida Lloyd, che in Mamma mia! si esprime in un contesto facile (le donne fricchettone, l’isola greca, la libertà sessuale), viene applicato quasi fosse un teorema anche al biopic su Margaret Thatcher, femminista suo malgrado per il solo fatto di essere una donna al potere in un mondo di uomini. La storia si snoda tra il presente, in cui vediamo una lady di ferro ormai anziana, che combatte contro i sintomi della demenza senile e non riesce a liberarsi del fantasma del marito morto, e i ricordi che fanno capolino nella mente della donna. Il punto di vista soggettivo rilegge il passato della Thatcher in chiave intima e personale, evitando comodamente ogni giudizio politico e facendo sembrare pregi tout court l’ambizione, l’ostinazione e l’insopportabilità di una donna capace di emergere e di farsi strada in una politica tutta al maschile. Questo aspetto è continuamente sottolineato - alla Camera appare sempre come l’unica donna, anche se in realtà qualche deputata già c’era, finanche negli anni Cinqunata - per (raf)forzare il “girl power” del personaggio.

Emerge il ritratto di un’antipatica tra gli antipatici maschi e maschilisti, il cui essere donna rappresenta per la regista quasi un’assoluzione da una politica conservatrice e nefasta, sorda ai compromessi, portata avanti con la determinazione di un bulldozer, come nella guerra delle isole Falkland, che sembra ridotta a un’innocua partita a battaglia navale giocata su un foglietto a quadretti. Una donna pratica, che, a differenza dei suoi colleghi uomini, conosce il prezzo del burro e della margarina. Una donna madre, che scrive personalmente a tutte le famiglie dei soldati morti nella sua guerra. Una donna determinata, che si fa consigliare dagli esperti d’immagine per costruire la sua figura pubblica, salvo rifiutarsi categoricamente di rinunciare al suo filo di perle. Una donna che è stata giovane e amata. Perché, alla fine, il film è prima di tutto una love story tra la lady di ferro e il suo first husband, che le è stato al fianco, o meglio all’ombra, in un ruolo tipicamente femminile. La Thatcher anziana, che ha perso tutto il suo potere e deve confrontarsi con i problemi comuni della vecchiaia e soprattutto col fantasma dell’amato marito che continua imperterrito a offrirle whisky e a interrogarla sulle definizioni delle parole crociate, riesce a non essere ridicola grazie all’impeccabile interpretazione (e all’ottimo trucco) di Meryl Streep, calata perfettamente anche nei panni della lady all’apice del potere.

Tuttavia, il biopic su quella che nel bene e nel male è un’icona britannica non ha l’intelligenza, né l’ironia, del ritratto arguto e sfaccettato della Regina Elisabetta II e del Premier Tony Blair firmato da Stephen Frears con The Queen. In The Iron Lady le potenzialità interessanti di raccontare in chiave femminista una donna così conservatrice finiscono per essere sprecate. La volontà di restituire il ritratto intimo di una donna pubblica si traduce in un film sfocato e abbastanza noioso, che non prende posizioni e si crogiola nel suo essere apolitico a tutti i costi, allontanandosi in questo modo proprio dalla vera essenza della lady di ferro. Che un pregio certamente ce l’aveva: quello di portare avanti - spesso ciecamente - le proprie convinzioni.

Titolo originale: The Iron Lady; Regia: Phyllida Lloyd; Sceneggiatura: Abi Morgan; Fotografia: Elliot Davis; Montaggio: Justine Wright; Scenografia: Simon Elliott; Costumi: Consolata Boyle; Musiche: Thomas Newman; Produzione: Film4, UK Film Council, Canal+, CinéCinéma, Goldcrest Pictures, DJ Films, Pathé; Distribuzione: BIM; Durata: 105 min.; Origine: Gran Bretagna/Francia, 2011

 


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