Pina 3D PDF 
Maurizio Ermisino   

3D or not 3D, this is the question. Così avrebbe scritto Shakespeare sul dubbio amletico che sta attanagliando ogni autore di oggi. Nuovo linguaggio cinematografico, terza rivoluzione del cinema dopo il sonoro e il colore, colossale affare economico, la stereoscopia sembrava un mezzo buono per kolossal d’azione o film d’animazione in computer grafica, e poco altro. Invece anche il cinema d’autore si sta interessando al 3D. E se registi come Spielberg (The Adventures Of Tin Tin) e Scorsese (Hugo Cabret) si sono avvicinati al 3D, andando loro in quello che è il territorio tipico del cinema stereoscopico, quello dell’animazione e del fantasy, Wim Wenders, con Pina, ha usato il 3D nel senso opposto, portandolo nel proprio territorio, quello del cinema d’autore, addirittura quello del documentario. Possiamo quindi dire che Pina è il primo film d’autore in 3D. Certo, in un’accezione più ampia anche Avatar è un film d’autore, ma qui parliamo di un progetto che esce dai generi più spettacolari e consoni al 3D per diventare qualcosa di diverso, di unico.

Pina è un documentario sulla coreografa tedesca Pina Bausch. Ma sceglie subito una via originale: non ricostruisce la sua vita, la sua storia, ma ne mette in scena le opere. È un modo originale e rispettoso di mettere in scena un’artista. Ed è qualcosa che come poche altre ci ricorda perché l’arte è immortale. Pina Bausch non c’è più, ma continua a vivere perché continua nelle sue opere, che vengono ancora messe in scena. In Pina, tranne dei brevissimi commenti dei suoi ballerini, vediamo solo i suoi balletti. È il modo migliore di celebrare un’artista, mettere in scena quello che ha creato. In Pina il 3D non viene usato per stupire, per buttarci degli oggetti davanti agli occhi, per farci cadere nelle profondità. Ma per rendere la tridimensionalità della danza, quella dei corpi, e la disposizione dei corpi nello spazio. Lo spazio, e il movimento attraverso lo spazio, è qualcosa di fondamentale nella danza. E il 3D riesce a renderlo al meglio, a ricreare qualcosa che il cinema bidimensionale avrebbe, idealmente e letteralmente, appiattito. In questo modo, Pina riesce a rendere viva l’esperienza del teatro: assistere al film in 3D è come stare sulle poltrone di un teatro e assistere allo spettacolo, guardarlo nella sua profondità, nelle sue reali distanze e proporzioni. Lo spazio, nel cinema, è stato sempre finzione, dice Wenders, essendo bidimensionale. Ora che è stato inventato il 3D non lo è più, e un’arte che come la danza può essere rappresentata sullo schermo nella sua essenza più vera, movimento nello spazio.

Pina è qualcosa da vedere. Non proprio cinema come lo intendiamo oggi, cioè racconto per immagini. Ma più un’esperienza totale, un’immersione nell’arte, un incontro, un crossover tra due arti come il cinema e la danza. Non è un film sulla danza, ma un film-danza. Non un film su Pina Baush ma un film per Pina Bausch. Di sicuro, con questa pellicola, Wim Wenders ha portato il cinema 3D verso un territorio che non avremmo immaginato, e apre questa forma espressiva verso nuove e infinite possibilità. Certo, resta complicata la sua collocazione nelle sale. Perché quelle attrezzate per il 3D sono solitamente nei multiplex, che attraggono un altro tipo di pubblico rispetto alla potenziale audience di Wenders. E i cinema d’essai, più propensi a un film di questo genere, di solito sono piccoli e dispongono di sale classiche, per proiettare i film in due dimensioni. Infatti, Pina è uscito in Italia in 45 copie, di cui solo 15 in 3D. Ma questi sono discorsi di mercato. Altri sono quelli artistici. Questi ultimi ci dicono che questo film può essere una svolta nel rapporto tra 3D e cinema d’autore. Lo guarderemo anche per chiederci dove potrà andare il cinema nei prossimi anni. Wenders la risposta ce l’ha già. Lui non può più pensare di fare cinema solo in due dimensioni.

TITOLO ORIGINALE: Pina 3D; REGIA: Wim Wenders; SCENEGGIATURA: Wim Wenders; FOTOGRAFIA: Hélène Louvart, Jörg Widmer; MONTAGGIO: Toni Froschhammer; MUSICA: Thom; PRODUZIONE: Germania; ANNO: 2011; DURATA: 106 min.

 


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