Bel Ami PDF 
Ottavio Plini   

Guy de Maupassant è autore di riguardo. Autentico erede di Flaubert, si colloca lungo quella scia di realismo borghese, pur con mirabolanti puntate nel fantastico, nell’esotico, persino nel gotico. A pochi come a lui riesce il mezzo descrittivo, che si tratti delle atmosfere di un viaggio o dell’eleganza di un salotto. Successivamente, una progressiva follia d’origine venerea affogherà la sua ispirazione in un pessimismo disturbante.

Bel Ami
, il suo romanzo più celebre, si colloca nel filone dei romanzoni borghesi, sontuosi e un po’ misantropi. La lucidità del migliore Maupassant focalizza implacabilmente alcuni temi universali della società occidentale, dall’ossessione per la scalata sociale al rapporto tra potere e informazione, tra sesso e dominio, agli intrighi salottieri ed egoistici che talvolta guidano le grandi manovre. Per questo motivo, giunta la notizia dell’ennesima trasposizione, si è accesa negli spettatori più impegnati l’aspettativa di un film arricchito di un’analisi socio-politica confezionata ad arte per l’attualità. E, invece, si è poi presto polemizzato che di sociale o politico ci fosse ben poco. La sceneggiatrice Rachel Bennette lo confessa: è affascinata dal personaggio di Bel Ami perché “non lavora, ma ottiene tutto quello che vuole. È questo aspetto di Georges Duroy che fa impazzire il pubblico. Lui raggiunge i suoi obiettivi senza fare sforzi”. Non si discute se abbia o meno ragione a non cimentarsi in ermeneutiche psicologiche un tantino più sottili. Anche Maupassant era forse più affascinato da personaggi e ambienti, e Bel Ami, più che un potente dei nostri giorni, potrebbe ritrarre nient’altro ch’egli medesimo, d’umili origini ma snob e mondano, casanova fino all’erotomania degli ultimi anni. Sempre secondo la Bennette, Bel Ami è permeato di una volontà di vivere e da un’ambizione bruciante dovute al fatto che Maupassant fosse già consapevole della sua malattia. Punta poco su una lettura storico-sociale, deduciamo dalle sue parole, e non appena vi si decide appare quadrata e impacciata: a parte le rutilanti sottolineature del potere femminile (esaltare continuamente che i grandi uomini politici non sarebbero altro che burattini nelle mani della dominatrice di turno, moglie o amante, risulta troppo pomposo per costituire un’autentica analisi della femminilità), meno convincenti ancora si rivelano certi episodi che denotano la frivolezza della ricostruzione storica, come quando un ministro degli esteri bisbiglia con un ufficiale di qualche operazione segreta nel mezzo di un salotto affollato, o la dominatrice-ombra di turno indovina una tattica militare come una Signora in giallo alle prese con un’intuizione qualsiasi.

I registi Declan Donnellan e Nick Ormerod, arrivati maturi al loro esordio cinematografico dopo una lunga e brillante esperienza teatrale alle spalle, eseguono con stile una sceneggiatura che, su un altro versante, cioè psicologicamente, rimane un po’ di grana grossa. O almeno così risulta dal fallimentare progetto di delegare al cast all-star il sale dell’opera. Ma l’idolo vampiresco Pattinson appare sforzato e certamente meno eclettico di un Christopher Lee, mentre le tre grazie Uma Thurman, Catherine Scott-Thomas e Cristina Ricci, a raffigurare tre diverse fasi della vita, sono adorabili come sempre ma piuttosto professionali e distaccate. Insomma questo “Ami che volle farsi re” pare più interessato alla componente di pulsione erotica che non al potere, ma ciò soprattutto in virtù del fascino (a vero dire sempre patinato e leale) delle star rubacuori. Elemento, questo, che fa sorgere più di un sospetto su un’operazione largamente studiata a tavolino, sfruttando la commercializzazione di idee letterarie per fare cinema ad alto budget.

Titolo originale: Bel Ami; Regia: Declan Donnellan, Nick Ormerod; Sceneggiatura: Rachel Bennette; Fotografia: Stefano Falivene; Montaggio: Gavin Buckley, Masahiro Hirakubo; Scenografia: Attila Kovács; Costumi: Odile Dicks-Mireaux; Musiche: Lakshman Joseph De Saram, Rachel Portman; Produzione: 19 Entertainment, Protagonist Pictures, Rai Cinema, Redwave Films; Distribuzione: 01 Distribution; Durata: 102 min.; Origine: Gran Bretagna/Francia/Italia, 2012

 


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