Il cinema di Robert Altman PDF 
di Rita Rossella   

Ha 75 anni, quasi 70 opere al suo attivo e una sorprendente capacità di passare attraverso temi, ambienti, sollecitazioni completamente diversi e di affascinare ad ogni nuovo film come se fosse un esordiente geniale.

Robert Altman nasce a Kansas City nel 1925. Approdato al cinema dopo aver lavorato per la televisione, si è fatto rapidamente notare per il tono duramente critico nei confronti della civiltà moderna che ha contraddistinto i suoi film. Il suo è un linguaggio preciso e graffiante, che descrive la società americana, ma anche le differenze tra i diversi impianti di pensiero che sceglie di presentare.

Sin dalle prime opere, Altman ha mostrato una incredibile versatilità, creando spesso film con cast enormi (Anche gli uccelli uccidono, Nashville, I protagonisti, America oggi), ma anche pellicole con un plot che ruota intorno ad un unico personaggio (Secret honor); lavori che hanno celebrato lo spirito cameratesco maschile (M.A.S.H., California split, Streamers) che si affiancano ad altri che invece hanno esplorato con grande sensibilità la coscienza e l'immaginario femminile (Images, Tre donne, Jimmy Dean, Jimmy Dean). A metà tra questi due mondi si colloca ironicamente Il Dottor T e le donne, il suo ultimo lavoro.

Altman ha inoltre rivitalizzato generi come il western e ne ha spesso rovesciato alla radice altri come il poliziesco e il thriller. Il regista svolge nei generi, rispettandone le regole fondamentali, un discorso demistificatorio e critico verso la società statunitense attraversata da una crisi di valori radicale. Emblematico e ricapitolatore in questo senso è Nashville, considerato il suo capolavoro. Film notevolissimo, di impianto apparentemente caotico, ma in realtà basato su un attento montaggio alternato, è già possibile riconoscervi quelle che saranno le costanti del cinema di Altman: le inquadrature in cui si moltiplicano le linee di fuga disegnate dagli innumerevoli personaggi, che in tali quadri si muovono senza sosta, e dalla mdp che con un incredibile virtuosismo si sposta continuamente da una figura all'altra per dare l'idea della chiave narrativa dell'intero film.

La ricerca stilistica di Altman si snoda poi per l'intero arco degli anni '70 e '80, con film come Images e Tre donne, analisi psicologiche acute e inquietanti; Un matrimonio, ironico spaccato della borghesia americana; Quintet, Una coppia perfetta e Jimmy Dean, Jimmy Dean, sempre in linea con le sue ironiche valutazioni della società contemporanea. Nei primi anni '90 esce I protagonisti, tratto da un caustico romanzo sull'industria cinematografica, cui faranno seguito America oggi, un puzzle atroce di fine millennio, dominato dalla tristezza e dall'incomprensione, da risate che si dilatano in smorfie macabre, e Pret-â-porter, affresco di costume sul mondo della moda. Poi Altman sceglie di ritornare al dramma con Kansas City, una storia amara di ricatti e violenze private e pubbliche, ambientato in piena Depressione nella culla del jazz nero, con ricordi di Gang e una jam session straordinaria. A questi seguiranno le suggestioni de Il lungo addio che costellano Conflitto di interessi (il poliziesco-giudiziario tratto da Grisham, controverso e irrisolto, 1998) e i ricordi della pigrizia assolata di Tre donne e soprattutto di Jimmy Dean, Jimmy Dean che animano il piccolo La fortuna di Cookie, film sorridente, indipendente, "minimo", ma segnato dal piacere del cinema.

Certo in M.A.S.H. è più caustico, in Anche gli uccelli uccidono e in Images più allusivo, in Nashville più incisivo, in Tre donne più struggente, ne I protagonisti e in America oggi più rapsodico. Ma il "Dr T" è inequivocabilmente suo, per quella personalissima mescolanza di stili, o meglio per la sua maniera di superare i generi, in una compresenza sempre più saggia, col passare degli anni, di elementi seri e ridicoli, di momenti aspri e ameni, ritraendo una vita che alterna gioie e dolori, e sempre con una leggerezza di tocco e attraverso un ritmo narrativo smagliante, che evita accuratamente lo stereotipo e condisce il tutto con uno humour sottile e cattivissimo.

Da M.A.S.H. e Nashville arrivando ad America oggi e all'ultimo Il Dottor T e le donne: ben pochi registi sono riusciti a descrivere, smontare e mettere alla berlina gli States come Robert Altman. Nell'arco della sua carriera il grande vecchio del cinema a stelle e strisce ha infatti realizzato decine di film, ma in questa notevole produzione è quasi sempre possibile, come abbiamo visto, trovare un comune denominatore: il suo sguardo al vetriolo rivolto alla società americana, dominata da colossali contraddizioni che affondano le radici nella storia passata, come proprio lo stesso regista ha raccontato ne I compari e in Buffalo Bill e gli indiani.
Se c'è un regista che, attraverso l'intera sua produzione, può dire "Io sono l'America", questi è senz'altro Robert Altman.

La mdp di Altman, insinuante e instancabile, ritorna ancora oggi, dopo un periodo di allontanamento dal cinema, a fare miracoli, dimostrando di avere una intatta forza narrativa e la padronanza della dimensione corale che è una costante dei suoi intrecci, con i suoi incastri di montaggio, la concentrazione della narrazione in una unità spaziale chiusa, solitamente la città e la superba direzione degli attori. I suoi sono infatti film in cui frequente è la sorpresa: gira con due se non quattro mdp, angoli e inquadrature sono sempre diversi. Nessuno, a parte Altman stesso, ha idea di quello che uscirà da una scena. Durante le riprese sta seduto in un angolo e dirige attraverso microfoni tutti gli operatori di macchina, puntando a chi sta leggermente indietro, sorprendendolo mentre la mdp "principale" sembra prestare attenzione ad altri.

Vedendo per la prima volta l'ultimo film, Il dottor T e le donne, si ha l'impressione di un film leggero, abilissimo ma in parte deludente. Poi, ad una più attenta analisi, si scoprono una robustezza ironica e una perfezione di struttura e tecnica narrativa che inducono a riconsiderare il film come una valida prova d'autore. E' difficile tracciare confini nella filmografia di un autore così personale e sempre così ricco di motivi collaterali che si intrecciano a quelli principali o che da questi si sviluppano, in modo da privilegiare spesso la formula del film corale e legando abilmente i personaggi agli ambienti in cui vivono.

 


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