Quasi amici PDF 
Giulia Palmieri   

Nell’amichevole lotta tra paninari italiani e snobboni francesi, puntualizzare sul fatto che al primo posto della classifica dei film d’Oltralpe più visti di sempre ci fosse Bienvenue chez les Ch’tis (il nostro Giù al Nord, prima, e Benvenuti al Sud, poi) zittiva ogni replica, causando irrigidimenti di mascelle vari e nervosi tic all’occhio. Pare che adesso ci tocchi abbassare un po’ la cresta poiché, sebbene la vetta spetti ancora a Dany Boon, il secondo posto se lo sono ormai aggiudicato i quasi amici Olivier Nakache ed Éric Toledano con il loro Intouchables. Un soggetto che è già finito nelle mani dei fratelli Weinstein e che sappiamo verrà inevitabilmente recuperato in innumerevoli remake.

Ma la verità è che questo film nasce francese e rimarrà esilarante probabilmente solo nella sua versione originale. L’elettricità, la vita che trasuda dallo schermo mentre due universi paralleli inspiegabilmente collimano, sono perle rare, difficilmente riproducibili in un diverso contesto socio-culturale. Una trama pericolosamente in equilibrio tra la commedia e il dramma, racconta una favola reale, quella di Philippe Pozzo di Borgo e del suo assistente Abdel, un aristocratico e un emarginato, come nel più classico dei cliché. Eppure François Cluzet (un Dustin Hoffman in salsa gallica che ha spodestato Daniel Auteuil nella corsa al ruolo) e il suo doppio Omar Sy non ci stanno a dipingere una storia iperdelicata con i toni dell’amarezza. Già dai primi minuti è chiaro che il serio e il faceto s’avventurano a braccetto in questa esplosione di speranza dove il desiderio di sopravvivenza è forte tanto quanto la volontà di sentirsi vivi, sempre.

Un film che abbatte le barriere architettoniche dell’anima, sfondando la porta dei tabù a spallate: si può davvero ridere osservando dal buco della serratura un uomo paralizzato dal collo in giù? È normale alzarsi dalla poltrona del cinema e non sentirsi vuoti? Tale ricchezza di contenuti regge grazie alla forza degli interpreti e soprattutto alla rotondità dei personaggi che incarnano. I due protagonisti sono accerchiati da personalità che da sole meriterebbero un film a sé stante, come Yvonne (Anne Le Ny), la fedele spalla di Philippe, o Magalie (Audrey Fleurot), lentigginosa rossa dalla sessualità sorprendente. Un puzzle di esistenze che si incastrano e completano, ritrovandosi inspiegabilmente più forti proprio quando immerse nelle proprie debolezze. Una fotografia importante aiuta ad accentuare i contrasti tra i vezzi barocchi dell’aristocrazia e il grigiore delle banlieue, con frequenti cambi di piano, sfocature intense e un editing spensierato, che nei titoli di testa somiglia a quello di un videoclip. La colonna sonora è speciale, grazie al piano di Ludovico Einaudi, che con il suo Fly fa volare corpo e spirito oltre i confini del pregiudizio e ci permette di piangere e ridere simultaneamente.

Intouchables è una corsa in Maserati contromano, una caduta in parapendio, un blind date partito male e poi finito in gran bellezza. Una poesia metropolitana che frulla gli smoking ai jeans del ghetto, passando dalla prosa degli scambi epistolari alla disco anni Settanta targata Earth Wind and Fire, e si prende un po’ gioco di noi, scherzando sul senso dell’arte, dell’amore, della vita.

Titolo originale: Intouchables; Regia: Olivier Nakache, Eric Toledano; Sceneggiatura: Olivier Nakache, Eric Toledano; Fotografia: Mathieu Vadepied; Montaggio: Dorian Rigal-Ansous; Scenografia: François Emmanuelli; Costumi: Isabelle Pannetier; Musiche: Ludovico Einaudi; Produzione: Quad Productions, Chaocorp, Gaumont, TF1 Films Production; Distribuzione: Medusa Film; Durata: 112 min.; Origine: Francia, 2011

 


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