Il cavaliere oscuro - Il ritorno PDF 
Maurizio Ermisino   

Aurora, Colorado, 20 luglio 2012. In un multiplex di provincia, alla proiezione di mezzanotte de Il cavaliere oscuro -  Il ritorno, un folle vestito come il cattivo dell’ultimo film di Batman spara sul pubblico e uccide dodici persone. È giusto iniziare da qui? Forse no. O forse sì. Magari ribaltando i discorsi triti e ritriti che parlano di atti di emulazione e di cinema come cattivo esempio e istigazione alla violenza. E se fosse il contrario? Non potrebbe essere che è il cinema, il grande cinema, a cogliere la follia di un mondo senza più controllo, l’arbitrarietà con cui qualcuno decide di togliere la vita senza una ragione, una deriva dove non ci sono più valori né una morale a controllare la azioni dell’uomo? Se fosse così questo cinema sarebbe quello di Christopher Nolan. La sua trilogia di Batman, di cui questo è l’atto conclusivo, non a caso è iniziata quando l’eco dell’11 settembre 2001 non era ancora esaurita, e arriva a compimento poco dopo la crisi economica più pesante degli ultimi anni. Non a caso, Il cavaliere oscuro - Il ritorno è stato girato a New York - certo, nella storia è sempre Gotham -, il luogo che nel nostro immaginario collettivo ha significato l’immagine più vicina dell’Apocalisse. E se c’è un regista che più di ogni altro in questi anni è riuscito a evocare l’idea di Apocalisse, questi è Christopher Nolan.

La grande idea di Nolan, fin dal suo Batman Begins, è stata quella di prendere dei supereroi e dei villain - per definizione iconici e calati in un proprio immaginario - e inserirli in qualcosa che era molto simile al nostro mondo reale. Tutto è più coinvolgente quando puoi credere nel mondo che vedi e accettarne le regole: questa è l’idea di Nolan, per sua stessa dichiarazione. Così, in Batman Begins vedevamo prima l’uomo dell’eroe, e lo vedevamo muoversi in un mondo di psicosi collettiva che sembrava proprio quello degli attacchi alle Torri Gemelle. Il cavaliere oscuro - Il ritorno, che chiude la trilogia ricollegandosi al suo inizio e al personaggio di  Ra’s al Ghul (ma tutto il film è una caccia al tesoro di dettagli che rimandano al primo film), piomba in piena crisi economica globale: è il denaro il nervo scoperto della nostra società. Anche a Gotham City/New York il denaro è appannaggio di pochi, e scoppia una rivolta in stile Occupy Wall Street. Una rivolta che viene cavalcata dal supervillain Bane, energumeno muscolare e mascherato che vuole impossessarsi di una macchina per l’energia sostenibile (altro nervo scoperto) e farne una bomba letale. È per questo che Bruce Wayne, ormai malconcio e misantropo, ritiratosi a vita privata, trasandato come l’Howard Hughes di The Aviator, torna sulla scena. Stavolta non c’è il Joker, ma il jolly è Selina Kyle, cioè Catwoman, misteriosa ladra che sembra uscita da un film noir anni Quaranta. E, infatti, Il cavaliere oscuro - Il ritorno è prima di tutto un potente noir, drammatico e introspettivo. È quanto di più lontano ci si possa aspettare dal classico comic movie. Come in Batman Begins, Batman in costume si vede pochissimo, e anche il villain in fondo non ha una vera e propria maschera. Le scene d’azione non prevalgono mai sul dialogo e sulla storia. Eppure Nolan riesce a rendere un film così drammatico e intenso qualcosa di altamente spettacolare - un filmone, si sarebbe detto una volta -, ispirandosi (come aveva fatto ne Il cavaliere oscuro e in Inception) alle migliori scene dei film di 007 (un’idea: perché non far dirigere a lui il prossimo Bond? Farebbe faville…). Ma non è solo questo. Nolan ha il senso di Kubrick per l’ossessione e per la perfidia, il senso di Hitchcock per le scene madri, il senso di Mann per la città e le sue strade. È un cineasta che come pochi, oggi, può vedersi affidare dalle major progetti dai budget miliardari, farli fruttare, e girare al contempo delle opere che parlando di sogni, di inconscio, di paura e di fede. Forse, come per Hitchcock, sarà il tempo a dichiarare la sua statura di Autore e non solo di regista di intrattenimento. Certo è che dopo di lui il cinema non sarà più lo stesso.

E non sarà lo stesso il cinema di supereroi. È Nolan oggi a dettare la tendenza. Così, dopo il flop di Bryan Singer, anche il nuovo Superman (Man Of Steel), diretto da Zack Snyder sotto l’egida di Nolan, sarà più dark e realistico. E anche The Amazing Spiderman, pur nella sua incertezza e nel suo ammiccare al teen movie, riprende alcuni dei toni dark di Nolan. La sua carta vincente è parlare di uomini, prima ancora di eroi. E mai, prima de Il cavaliere oscuro - Il ritorno, si era visto un eroe così ferito, umiliato, emarginato. Un eroe pieno di dubbi. Come un uomo, appunto. L’eroe qui è demolito, smontato, (psic)analizzato. Nel film di Nolan si riflette sulla morte, sulla fede, sulla propria missione nel mondo, e sul senso dell’eroe come simbolo, come esempio. Come scrivevamo qualche mese fa, i comics sono l’epica dei nostri giorni, e nessuno come Nolan riesce a dare il senso di quella che dovrebbe essere l’epica di oggi. Come il suo Cobb di Inception, Christopher Nolan continua a smontare e rimontare i nostri sogni e i nostri incubi, a suo piacimento. È il regista del nostro inconscio più profondo.  

Titolo originale: The Dark Knight Rises; Regia: Christopher Nolan; Sceneggiatura: Jonathan Nolan, Christopher Nolan; Fotografia: Wally Pfister; Montaggio: Lee Smith; Scenografia: Nathan Crowley, Kevin Kavanaugh; Costumi: Lindy Hemming; Musiche: Hans Zimmer; Produzione: Warner Bros. Pictures, DC Entertainment, Legendary Pictures, Syncopy; Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; Durata: 165 min.; Origine: USA/UK, 2012

 


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