Leafie - La storia di un amore PDF 
Pietro Sannino   

Quando parliamo di cinema d’animazione di origine asiatica, a venire in mente sono i nomi dei soli Hayao Miyazaki e Isao Takahata. A loro si deve la fondazione, nel 1985, del noto (agli appassionati di anime, quanto meno) Studio Ghibli, fucina dell’antagonismo allo strapotere a stelle e strisce nel campo delle pellicole per l’infanzia, grazie al quale il Giappone è riuscito nel tempo a rivendicare un prodotto “originale”, con un proprio stile e una propria, forte, identità. A sua volta, con Leafie - La storia di un amore, è la Corea del Sud a lanciare il guanto di sfida.

La protagonista (la Leafie del titolo, appunto) è una gallina che fugge dal pollaio (nel quale è rinchiusa a deporre uova) per poter inseguire il sogno di avere un piccino tutto suo; di fronte a lei si pareranno ostacoli a dir poco insidiosi, nascosti in una natura tanto selvatica (e libera) quanto spietata, nella quale la regola del più forte regna sovrana e vivono una quantità indefinita di animali. Tra loro, la donnola One-Eye, il germano reale Wanderer, e Greenie, il piccolo anatroccolo che Leafie adotterà sin dalla schiusa. Leafie - La storia di un amore è una bella fiaba nella quale a trionfare è l’amore nella sua più alta espressione, quella dell’attaccamento di una madre al proprio piccolo, seppur non della sua stessa razza. Gli animali non praticano l’esercizio della differenziazione, e il loro attaccamento alla vita (non solo alla propria) non pone condizioni, l’istinto di sopravvivenza e di conservazione della specie è l’unica legge a valere; per il piccolo spettatore di questa opera, quindi, c’è sia l’intrattenimento che una buona dose di significato. In un momento nel quale il contenuto del cinema d’animazione è la risata di pancia, non è una cosa da poco quella di poter godere di una gemma come Leafie, che porta con sé tutto il buono di un lavoro decisamente votato alla ricercatezza, e un richiamo alla tradizione della narrazione per bambini, come in un bel libro illustrato, di quelli che la nonna leggerebbe al nipotino per farlo addormentare. La storia vive principalmente di momenti di forte sentimento, la gallina Leafie e il piccolo Greenie, che poi diventerà una magnifica anatra migrante, diventano gli interpreti delle scene più belle e toccanti, di quelle che possono far “scappare la lacrimuccia” persino ai meno giovani. La tecnica di animazione classica si fa apprezzare in tutta la sua bellezza, con uno studio dei colori e degli ambienti particolarmente riuscito, e una fisicità dei personaggi non troppo marcata (hanno movenze ibride, un po’ umane un po’ animali).

Si apre dunque il mercato a un nuovo concorrente, le cui armi, viste in questo film, sono il recupero delle modalità canoniche di realizzazione dei disegni e una certa licenza artistica nella rappresentazione dei caratteri di ogni personaggio, senza tralasciare gli sfondi, la cui ampia tavolozza restituisce un quadro davvero incantevole. Ben vengano nuove produzioni, quindi, specie quando parliamo di realtà che riescono a esprimere risultati così pregevoli, in un contesto, quello della cinematografia d’animazione contemporanea, che fa spesso delle esigenze di cassa il suo fattore trainante, sacrificandovi gli aspetti più artistici. E se poi è anche la storia a piacere, tanto di cappello.

Titolo originale: Madangeul Naon Amtak; Regia: Oh Seong-yun; Sceneggiatura: Kim Eunjeong; Fotografia: Lee Jonghyuk; Montaggio: Kim Sangbum, Kim Gaebum; Musiche: Lee Jisooe; Produzione: MK Pictures; Distribuzione: Mediterranea Productions; Durata: 92 min.; Origine: Corea del Sud, 2011

 


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