The Burning Plain - Il confine della solitudine PDF 
Francesca Druidi   

Nata da una gestazione di quindici anni, la storia di The Burning Plain consegna allo scrittore messicano Guillermo Arriaga l’opportunità di esordire alla regia con un progetto autonomo di direzione, dopo aver realizzato le amate sceneggiature di Babel, 21 grammi - Il peso dell’anima e Amores Perros, diretti da Alejandro Gonzalez Iñárritu, e di Le tre sepolture di Tommy Lee Jones. The Burning Plain ripropone, nelle sue fondamenta, quello schema narrativo e stilistico di racconti intrecciati e dislocati su diversi livelli spazio-temporali che lo hanno reso famoso nei precedenti lavori. Il meccanismo ben oliato è qui posto al servizio di un melodramma asciutto e intimista, presentato in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, che fa leva sulla bravura del cast e sull’alta qualità delle componenti tecnico-artistiche, pur risultando in ultima istanza privo di grandi palpiti.

La pellicola ripercorre il doloroso viaggio che i protagonisti compiono sulla scorta delle personali mappe di emozioni, segreti e rimorsi, unendo i propri destini con le sorti degli altri personaggii. Sylvia (Charlize Theron, anche produttore esecutivo della pellicola) è l’inquieta responsabile di un ristorante di lusso a Portland, tanto bella quanto infelice. Incapace di instaurare una relazione sentimentale stabile e serena, la donna si infligge ferite sul proprio corpo e cerca rapporti occasionali con sconosciuti non per puro desiderio, ma come l’ennesima forma di autopunizione. In piedi, davanti alla scogliera sulla quale si affaccia il ristorante, in una Portland fredda e congelata come la sua anima, Sylvia si trova sull’orlo di un precipizio non soltanto naturale o fisico, quanto mentale e psicologico, rievocando un passato che non ha mai cessato di tormentarla e che le presenta il conto nel momento in cui un misterioso uomo l’avvicina. Intanto Maria (Tessa Ia), una ragazzina messicana, assiste impotente allo schiantarsi dell’aereo con cui l’amato padre sta sorvolando i campi per disinfestare i campi. Nell’incidente, l’uomo rimane gravemente ferito e incarica il suo migliore amico di rintracciare la donna da cui ha avuto Maria, che avrà così occasione di incontrare la madre per la prima volta nella sua vita.

Due adolescenti, Mariana (Jennifer Lawrence) e Santiago (JD Pardo), affrontano il comune dolore per la scomparsa dei rispettivi genitori, che avviene in circostanze tragiche anche perché i due erano amanti e si davano appuntamento in un camper isolato in un lembo di terra completamente deserta nel Nuovo Messico (la plain del titolo). Gina (Kim Basinger), la madre di Mariana, era una casalinga con quattro figli, minata profondamente dalla battaglia con un cancro che l’ha ferita nella sua femminilità. A darle nuova gioia di vivere è l’appassionata relazione con un uomo sposato, il padre di Santiago appunto, che proviene da un ambiente totalmente diverso dal suo. La fine violenta dei due adulti lascia nello smarrimento i ragazzi, che devono affrontare anche il rancore, la rabbia e il risentimento che monta reciprocamente nelle rispettive famiglie verso chi si è abbandonato all’infedeltà, lasciandoli per sempre. Senza più opportunità di un confronto, di un chiarimento, persino di uno scontro. Ma sarà proprio il tentativo di scandagliare la storia d’amore clandestina vissuta dalla propria madre e dal proprio padre ad avvicinare Mariana e Santiago, portandoli a instaurare in un rapporto le cui ripercussioni avranno uno strascico drammatico. 

La ricostruzione cronologica e tematica dei vari tasselli che ricompongono il puzzle delle vicende dei protagonisti, associate ai quattro elementi naturali del fuoco, della terra, dell’acqua e dell’aria, si scioglie in un finale dai contorni ovviamente non svelabili in questa sede. Un finale efficace, che contribuisce a lasciare un buon ricordo nello spettatore, ma che non risolleva appieno le sorti di un’opera discreta, forse però troppo programmatica in fase di sceneggiatura – visti i precedenti lavori di Arriaga – e un po’ piatta in quella di realizzazione. Del resto, per lo scrittore messicano si tratta pur sempre di un debutto dietro la macchina da presa, anche se la potenza espressiva di Iñárritu è ancora piuttosto lontana da eguagliare. Dalla sua, il film possiede senz’altro ambientazioni adeguate, capaci di trasmettere ora la sofferenza ora la passione dei personaggi, grazie anche alla sapiente fotografia del premio Oscar Robert Elswit. Bravo a fermarsi un attimo prima di cadere nel patetico, nel definitivamente scontato e nella lacrima facile, lo scrittore-regista dirige con abilità un cast convincente, dove a spiccare sono la maturità recitativa di Charlize Theron e di Kim Basinger, davvero credibile nel tratteggiare una donna insoddisfatta che cerca di ritagliarsi un piccolo spazio di felicità tra bugie e responsabilità mancate, e la sensibilità dell’emergente Jennifer Lawrence, che per questa prova ha conquistato il premio Marcello Mastroianni come giovane promessa per il futuro a "Venezia 65".

The Burning Plain
è, per stessa ammissione del suo autore, una storia di frontiera dove a valere sono i confini. Soprattutto quelli del cuore. Ma il film, che pure affronta temi toccanti e universali quali la totalità dell’amore e la speranza di un’effettiva redenzione dal senso di colpa per gli altri e per se stessi – a partire dal complesso legame tra genitori e figli –, non riesce mai a scatenare pienamente quella tensione e quel coinvolgimento emotivo che la costruzione a piste parallele avrebbe dovuto, almeno sulla carta, generare.

TITOLO ORIGINALE: The Burning Plain; REGIA: Guillermo Arriaga; SCENEGGIATURA: Guillermo Arriaga; FOTOGRAFIA: Robert Elswit, John Toll; MONTAGGIO: Craig Wood; MUSICA: Omar Rodriguez-Lopez, Hans Zimmer; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2008; DURATA: 147 min.

 


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