Sotto le bombe PDF 
Tiziano Colombi   

ImageL’immagine è sgranata, trema sullo schermo, in basso a destra si distinguono chiaramente i numeri che indicano giorno e ora delle riprese, come nei filmini delle vacanze. Poi, improvvisa, una detonazione scuote la mano dell’operatore, la fissità delle colline è animata da una lunga e imponente colonna di fumo nero, una palazzina sul fondo va in frantumi, qualcuno ha smesso di respirare.

Luglio 2006. Le milizie Hezbollah rapiscono due soldati dell’esercito israeliano di stanza sul confine libanese, Israele reagisce, trentatré giorni di bombardamento a tappeto distruggeranno il sud del Libano, migliaia di morti. Aractingi dedica a loro il suo film, girato tra Beirut e i territori bombardati nei giorni immediatamente successivi al cessate il fuoco. Zeina, una donna libanese che vive a Dubai, arriva in Libano per cercare il figlio e la sorella, deve andare a sud, nel villaggio dove è nata e cresciuta, i suoi cari vivono laggiù. Nessuno tra i tassisti che attendono i clienti sulle strade polverose di Beirut ha voglia di andare incontro alla guerra, la tregua è stata firmata ma nessuno si fida, nessuno tranne Tony. È l’inizio di un road movie tra le rovine materiali e spirituali di una terra ancora una volta sbriciolata dai missili, colorata da vessilli giallo verdi dei miliziani, bagnata dalle lacrime dei vivi e del sangue delle vittime. Il neorealismo italiano del dopoguerra usava le macerie come sfondo, Rossellini e De Sica ricostruivano la guerra e raccontavano l’Italia che provava a rimettersi in piedi, la guerra era già successa, molto era già accaduto. Aractingi può andare oltre, a sessant’anni di distanza si può stare in mezzo alla guerra, si può avere paura, chinare la testa quando le bombe sconquassano l’aria come nella sequenza che apre il film. Non è quello che si vede a dare la misura del vero ma quello che sta intorno all’obbiettivo. Nel buio della sala gli spettatori aspettano i corpi straziati, il dolore, una scossa che sanno riconoscere perché ne assumono da sempre massicce dosi, iniettate nell’encefalo dallo schermo televisivo durante i tg della sera, tossici mediatici in attesa della dose di pixel. Aractingi però non è un spacciatore di strada, piuttosto è il medico del pronto soccorso che distribuisce il metadone, non regala il torpore consolatorio della violenza, la lascia fuori, ne fa sentire l’odore, porta la macchina da presa dove gli è permesso, dove lui e la sua troupe possono sopravvivere, la lente si impolvera  e i volti sono ripresi da vicino. La guerra smette di essere lo “spettacolo della guerra”, niente Spielberg, niente happy end, ma ponti e strade che rallentano continuamente il viaggio di Zeina e Tony, crateri invalicabili che mettono in pausa la speranza: la guerra è interruzione.

Qualche tempo fa in un cinema di Londra chi scrive ha assistito a un a piccola rassegna dal titolo Inside Iraq: si trattava di una serie di cortometraggi girati da giovani registi durante l’invasione americana. Nemmeno uno di quei brevi filmati mostrava immagini di guerra, chi li aveva realizzati tentava di sopravvivere e per farlo cercava di scappare dai proiettili e dalle mine, c’erano interni bui, strade laterali dalle quali si intravedevano appena le rovine e i posti di blocco, c’era la vita sospesa di chi la guerra la viveva e non poteva permettersi di guardarla. Aractingi ha raccontato una storia da dentro, non ha girato un documentario, un’inchiesta dal fronte o qualche altro prodotto che viene dalla guerra: come gli autori di Inside Iraq ci ha messo in mezzo il suo occhio pretendendo di sopravvivere, perché in guerra l’uomo, da ultimo, si aggrappa alla vita.

Aractingi, regista franco libanese, classe 1964, ha alle spalle circa una quarantina di documentari e vanta una lunga carriera televisiva. Sotto le bombe è il suo secondo lungometraggio cinematografico. Il primo, Bosta, è del 2005.

TITOLO ORIGINALE: Sous les bombes; REGIA: Philippe Aractingi; SCENEGGIATURA: Michel Léviant, Philippe Aractingi; FOTOGRAFIA: Nidal Abdel Khalek; MONTAGGIO: Deena Charara; MUSICA: René Aubry, Lazare Boghossian; PRODUZIONE: Francia/Gran Bretagna/Libano; ANNO: 2007; DURATA: 94 min.

 


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