È piena di difetti l’ultima opera di Silvio Muccino, Un altro mondo, pregna di un sentimentalismo ridondante e spesso melenso, di frasi fatte, di una retorica sentimentale trita e ritrita. La sceneggiatura è poco stabile, incerta, disseminata di luoghi comuni e di frasi ad effetto che vogliono compiacere più che commuovere, con un chiaro intento autocelebrativo.
Il soggetto, poi, è oltremodo strappacuore: Andrea (Silvio Muccino) è un giovane dell’alta società che vive la sua vita tra feste, lusso e amicizie superficiali. Convive con Livia, interpretata da una bravissima Isabella Ragonese, un’aspirante ballerina con disordini alimentari, e riceve ogni mese dalla madre Cristina (Greta Scacchi), algida e anaffettiva, un cospicuo assegno che gli consente di non lavorare. Un giorno Andrea riceve una chiamata dall’Africa: è suo padre, andatosene quando lui era piccolo, che, in punto di morte, gli chiede di raggiungerlo. Una volta arrivato a Nairobi, Andrea scopre di essere stato nominato tutore legale di Charlie (Michael Rainey Jr.), figlio di secondo letto del padre ormai defunto, nonché suo fratello. Andrea si porta svogliatamente il piccolo a Roma, con l’intenzione di disfarsene il prima possibile, ma, come previsto, le ragioni del cuore non sono quelle della ragione e alla fine i sentimenti finiscono col prevalere sulla convenienza.
Un altro mondo, insomma, è tutt’altro che un film esente da imperfezioni, eppure, per una strana alchimia, riesce a reggersi in piedi. Il soggetto è sì infarcito di retorica e sentimentalismo, ma in esso si ritrovano comunque, ben descritti e delineati, tutti i motivi delle più belle storie di formazione, quelle degne di un Charles Dickens. La scelta degli attori, poi, è determinante. La coppia Muccino-Aragonese funziona, e anche bene, per la dose di credibilità che ciascuno riesce ad infondere al proprio personaggo. E se la bravura della Aragonese è cosa nota, a stupire è Silvio Muccino, che sembra qui aver abbandonato definitivamente gli atteggiamenti da giovane Werther, da nostalgico dei tumulti dell’adolescenza, e i toni melodrammatici, per non dire feulletonistici, degni del suo primo Parlami d’amore. Un Silvio Muccino che, anche a livello di scelte di regia, dimostra di essere cresciuto, di avere un’identità artistica sempre più definita, che risulta essere, alla luce dei fatti, addirittura più convincente e meno smargiassa di quella dell’ingombrante fratello.
TITOLO ORIGINALE: Un altro mondo; REGIA: Silvio Muccino; SCENEGGIATURA: Silvio Muccino, Carla Vangelista; FOTOGRAFIA: Marcello Montarsi; MONTAGGIO: Cecilia Zanuso; MUSICA: Stefano Arnaldi; PRODUZIONE: Italia/Gran Bretagna; ANNO: 2010; DURATA: 103 min.
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