Una sconfinata giovinezza PDF 
Valentina Rossetto   

A un anno da Gli amici del bar Margherita Pupi Avati ritorna con un'altra storia rivolta al passato, ma dai toni completamente diversi. Un passato che non è propriamente cronologico ma mentale, la "zona interiore" in cui va  a rifugiarsi un uomo malato. Lino (Fabrizio Bentivoglio) e Chicca (Francesca Neri) sono una coppia felice e affiatata che dopo 25 anni di matrimonio si amano come il primo giorno. Un amore così forte che ha sopportato l'impossibilità della coppia di avere figli, e che viene ancora una volta messo alla prova dalla malattia che colpirà Lino. L'uomo, giornalista sportivo, comincia ad avere alcuni problemi di memoria, inizialmente considerati con leggerezza, come un segno di stanchezza e di stress, un momento di indebolimento passeggero. Con l'aggravarsi dei sintomi, però, emergerà la terribile verità: Lino è malato di  Alzheimer, malattia degenerativa che lo porterà inevitabilmente a chiudersi a poco a poco in un suo mondo e ad allontanarsi sempre di più dal presente e dalle persone che ama. Pur di essere ancora partecipe della vita dell'uomo, Chicca è disposta a rivoluzionare il suo rapporto con lui assecondando questo processo regressivo e passando gradualmente da amante e compagna a madre.

Due sono gli elementi portanti del film: il rapporto di coppia tra Lino e Chicca e la memoria dell’infanzia, il ritorno al passato. Il rapporto tra tra i due protagonisti e il loro legame attraversa tutta la pellicola. Un amore così forte che ha superato molte prove, prima fra tutte quella di non poter avere dei figli, che invece di essere un elemento di allontanamento e di scontro è in realtà qualcosa che, con il tempo, non ha fatto altro che rafforzare la loro relazione, spingendoli a supportarsi reciprocamente e a difendersi da una realtà così crudele. L’assenza di un figlio viene in parte colmata dal nuovo ruolo che Chicca sarà costretta a ritagliarsi per stare vicina al marito durante la malattia. È proprio la malattia, infatti, a costituire la vera minaccia del loro rapporto perché i malati di Alzheimer dimenticano, oltre a parole e luoghi, anche le persone e i legami affettivi. La malattia colpisce un legame forte e duraturo creato negli anni portando via ad entrambi la componente più importante per la loro felicità. Lino comincia a perdere colpi sul lavoro, ha vuoti di memoria mentre scrive oppure durante una diretta televisiva. Si ritrova a vagare in casa senza sapere perché o per strada perdendosi in posti a lui familiari. Dall'altra parte la malattia lo spinge sempre di più in una parte della sua memoria legata al passato, lo rinchiude in un universo che appartiene ai suoi 12 anni. Rivive così momenti della sua prima giovinezza, ritrova il padre, la madre, gli zii che lo hanno cresciuto dopo la morte dei genitori, gli amici e il suo cane. L'altra metà della coppia, Chicca, è senza dubbio la più colpita dalla malattia, è lei a dover fare i conti con la realtà della perdita della persona amata. Per questo l’Alzheimer è la malattia dei parenti, perché chi gli sta accanto vede svanire legami costruiti e consolidati per anni. Per evitare tutto questo, e pur di poter ancora condividere momenti di gioia, di scambio emotivo e di mantenere un legame con Lino, Chicca assume progressivamente e consapevolmente un ruolo materno all'interno della nuova dimensione mentale del marito. Il passaggio dal ruolo di moglie a quello di madre è un tema trattato più o meno esplicitamente in molti film, pensiamo ad esempio a Il curioso caso di Benjamin Button e al rapporto tra Brad Pitt e Cate Blanchett. Un elemento interessante introdotto dal film di Pupi Avati è che il passaggio è inserito in un contesto inedito, è la scelta consapevole di una donna che non vuole perdere completamente colui che ama.

Il secondo filo conduttore di Una sconfinata giovinezza è il ritorno al passato. Il primo elemento di interesse risiede nel fatto che fino a quando il film è ambientato nel presente ad essere privilegiati sono soprattutto i luoghi chiusi (la casa in primo luogo, la redazione del giornale, gli studi televisivi), mentre le immagini che sostanziano i ricordi di Lino vedono il trionfo e l’esplosione del paesaggio. Centrali sono le immagini girate sull'Appennino bolognese, tra le più belle e suggestive del film, anche grazie alla fotografia di Pasquale Rachini: le valli, i boschi, le montagne i paesi hanno la doppia valenza di luoghi reali e paesaggi onirici e mentali, veri e propri rifugi per la mente del protagonista. François Truffaut diceva che niente di importante succede dopo i 12 anni e in Una sconfinata giovinezza Pupi Avati sembra dargli ragione. Tra tutti i momenti della vita di un uomo Lino si rifugia proprio in questa età di passaggio dall’infanzia alla giovinezza, perché, come ha dichiarato più volte il regista, la maggior parte dei momenti che gli hanno cambiato la vita ha le radici proprio lì. L’infanzia di Lino è dunque, in realtà, l’infanzia di Pupi Avati, il quale, quando ha dovuto pensare a tratteggiare questi momenti, ha deciso di rivolgersi ai propri ricordi così da rendere le vicende più reali: "piuttosto che inventarmi la giovinezza di un bambino sconosciuto ho preferito parlare della mia in modo da accentuare la sensazione di verità". E questo passato è talmente importante che spesso assume un ruolo preponderante rispetto al resto, tanto che la malattia del protagonista sembra quasi essere un pretesto per metterlo in scena.

Una sconfinata giovinezza ha momenti molto intensi, ma è in gran parte segnato dalla retorica (si pensi ad esempio all’uso della musica) e lascia nel complesso abbastanza freddi, pur trattandosi di una storia di grandi sentimenti e segnata da momenti drammatici. Anche l'"amarcord" legato al passato è tutto sommato prevedibile e riscattato in parte solo dalle bellissime immagini dei paesaggi in cui si muovono i personaggi.

TITOLO ORIGINALE: Una sconfinata giovinezza; REGIA: Pupi Avati; SCENEGGIATURA: Pupi Avati; FOTOGRAFIA: Pasquale Rachini; MONTAGGIO: Amedeo Salfa; MUSICA: Riz Ortolani; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2010; DURATA: 98 min.

 


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