L'amore che resta PDF 
Andrea Mattacheo   

The graveyard, the graveyard / All full of light / The only age / The beating heart / Is empty of life / Dirt and grass / The shadow hall /  The moon sails past / Blood as ice is / An empty crisis / Lonely and last / Whoa-ah-ah-ah ah-ah / Bring ‘em all back to life  ...
(Feist, Graveyard)

Restless fa parte di quei film diretti da Gus Van Sant per ragioni "alimentari", progetti istituzionali dove tutto sembra fatto per compiacere il pubblico; così distanti – almeno in apparenza – dal resto della sua produzione, da lasciar pensare che l’unica urgenza del regista sia in questi casi quella di fare cassa. Episodi insolitamente patinati in una filmografia per lo più rigorosa e ostinatamente autoriflessiva, che concede poco o niente agli spettatori e punta invece a costruire discorsi sistematici e complessi. Eppure, anche nelle sue derive commerciali, Van Sant ha imparato con il tempo a non cadere completamente nelle griglie, soprattutto di valori, che ancora sono presenti nel panorama mainstream americano; ha forse capito come nascondersi tra le pieghe del sistema senza però scomparire. Restless si tiene ben lontano dalla pesante retorica di Good Will Hunting e Finding Forester (in misura decisamente minore anche di Milk) e, pur se costruito su di una vicenda ricca di stereotipi e situazioni, che potrebbero cadere nel patetico o nel ridicolo, rimane leggero, sospeso al di sopra di ciò che racconta, oltre la storia di Enoch e Annabel ma rimanendoci dentro, senza dimenticarla, e trattandola con rispetto: il rispetto dovuto agli amori giovani.

Lo sguardo ingenuo di Van Sant restituisce una leggerezza insolita, e malgrado trovi forma attraverso uno stile e un’estetica indie – consolidate, tutt’altro che naïf, e altrove spesso fastidiosamente stucchevoli –, resta "puro" grazie all’apertura sentimentale con cui si avvicina ai due protagonisti. Senza pregiudizi, disposto ad ascoltare perché capace di ricordare, Van Sant racconta un’educazione alla vita – che è vita proprio grazie alla morte, alla sua presenza – concentrandosi sugli attimi di una storia preconfezionata, dalla superficie plastificata, ai quali riesce a dare consistenza e profondità. Posa i suoi occhi – occhi lucidi – sugli adolescenti, e li mostra con una partecipazione umana e una passione delicata; la scena di sesso tra Enoch e Annabel, in questo senso, è uno dei momenti più intensi, dolci e significativi del film: la notte di Halloween, i mostri del passato e i fantasmi del futuro trasfigurati dalle maschere, il buio del bosco e la luce di una casa nel mezzo, un momento sacro e insieme carnale che segna il ritorno alla vita di Enoch nel corpo morente eppure così disperatamente vitale di Annabel. Se si è stati vivi insieme, all'ora della morte, insieme, si può ridere, la si può mettere in scena ed esorcizzare in una farsa. Si può accettare la fine se ci si rende conto anche per un solo istante di quello che ognuno cerca, il frammento in grado di dare significato al resto: "E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto? / Sì. /E cos’è che volevi? / Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra". Van Sant sa che a 17 anni (ma anche a 27, 37, 47, ecc...) capire di essere amati sulla terra è incredibilmente difficile, tanto difficile quanto è facile credere che tutto finisca senza che ciò sia mai accaduto. È un'educazione, bisogna imparare – come farà Enoch (che si crede condannato alla vita) grazie ad Annabel (che invece è davvero condannata alla morte) – a prestare attenzione agli altri, ai loro gesti, ai loro respiri, ai loro corpi che prima o poi svaniranno ma che ora sono qui, di fianco.

In tempi di vampiri anemici, ascetismi luccicanti, e vita cercata tristemente nella morte, la storia di Enoch e Annabel, quella di un semplice amore adolescenziale – guardata e riflessa da Van Sant, dalla sua sincerità –, ci ricorda che amare senza pace (restless) nella vita, immersi in essa (anche nei suoi dolori), è l’unico modo di dimenticare la morte, di scampare al tempo che, indifferente, passa: ogni amore deve essere vissuto come il primo e l’ultimo, ogni amore è una cosa prima e ultima. Così tutto può tornare a vivere. Qui. Ora.

TITOLO ORIGINALE: Restless; REGIA: Gus Van Sant; SCENEGGIATURA: Jason Lew; FOTOGRAFIA: Harris Savides; MONTAGGIO: Elliot Graham; MUSICA: Danny Elfman; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2011; DURATA: 91 min.

 


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