Chéri PDF 
Valentina Rossetto   

Chéri, il nuovo film di Stephen Fears, è tratto dall'omonimo romanzo di Colette pubblicato per la prima volta in Francia nel 1920. In parte autobiografico (anche Colette ebbe una relazione con un uomo molto più giovane di lei), il romanzo e il film raccontano la storia di un ragazzo diciannovenne chiamato vezzosamente Chéri, figlio di una ex prostituta che trascorre la sue giornate nei caffè di Parigi senza concludere nulla. La madre chiede a una collega, Lea, di "educare" alla vita il figlio, e quella che da principio sembra una relazione volta a esaurirsi nel giro di poco tempo, diventa la più importante storia d'amore nella vita di entrambi.

Nonostante il titolo ponga Chéri al centro dell'attenzione, il vero polo narrativo del film (e del libro) sono le due donne: la madre del protagonista e Lea, interpretate rispettivamente da Kathy Bates e Michelle Pfeiffer. Le azioni di Chéri sono determinate in maniera evidente e diretta dalle due donne e in particolare dalla madre, che prima lo spinge tra le braccia di Lea e poi cerca di allontanarlo da lei organizzandogli il matrimonio. Le due donne discutono del destino del ragazzo senza neanche renderlo partecipe se non a decisione avvenuta, e lui non fa che assecondare il loro volere. Chéri è un personaggio estremamente passivo e Rupert Friend, che lo interpreta, ha più volte dichiarato che questa inattività e mancanza di carattere, che hanno inizialmente rappresentato un problema, in seguito si sono rivelate anche il suo punto di forza, perché “la sua passività lo rende indecifrabile” e quindi attraente.

Il vero centro dell’azione è quindi rappresentato da Lea e Madame Peloux, due donne dal passato comune legate da una strana amicizia: si sopportano a vicenda e spesso i loro confronti sono caratterizzati da una reciproca e pesante ironia.  Ma come dirà Lea a Chéri: solo una prostituta può capirne un’altra. A parte il passato da cortigiane che le unisce, siamo di fronte a due tipi femminili diametralmente opposti. Da una lato abbiamo il personaggio di Michelle Pfeiffer, magrissima ed eterea, di carattere riservato, discreta e controllata. Dall'altro quello di Kathy Bates, con il suo corpo debordante, con la sua personalità ingombrante, pettegola, manipolatrice e spesso volgare. Queste differenze caratteriali e fisiche sono accentuate ancora di più dalla messa in scena. Intorno ad esse la scenografia e i costumi costruiscono due universi estetici completamente diversi, proprio come i caratteri delle due donne.  Lea abita in una casa dominata dalla luce, dalle grandi vetrate, da grandi spazi dai toni neutri e dai colori pastello. Madame Peloux vive in una casa ingombra di mobili, sovraccarica di oggetti, dominata dai toni del rosso più cupo e spesso buia o in penombra. Questa contrapposizione viene ancora una volta ribadita sul piano dei costumi: per il personaggio di Michelle Pfeiffer abiti leggeri che ne seguono i movimenti di colori pastello e cipria, colori scuri o rossi cupi e tessuti pesanti come il velluto per la Bates. Chéri si muove tra questi due spazi, senza però possederne uno proprio: rifiuta e si sente a disagio in quello della madre, mentre si muove libero e a suo agio a casa di Lea.

Un altro elemento chiave del film è la voce fuori campo. Quella che nel doppiaggio italiano non è altro che un commento leggermente ironico e distaccato alle vicende, nella versione originale è in realtà la voce dello stesso regista. Stephen Frears, che non è mai comparso in un film, per la prima volta decide di partecipare alla narrazione non solo attraverso il lavoro di regia ma entrando direttamente nel suo universo. All'inizio introduce ai fatti che verranno mostrati delineando l’ambiente delle cortigiane della Belle Époque nel suo luogo simbolo, Parigi, e illustra il loro ruolo nella società francese parlando in particolare del loro potere sugli uomini, quasi sempre ricchi e potenti. Poi prepara alle vicende che saranno al centro del film, portando lo spettatore a conoscere Chéri, Lea e Madame Peloux, fino a scomparire quando l'amore tra i protagonisti si fa più intenso, come a dire che la relazione tra i due non ha bisogno di commenti. I sei anni che Chéri e Lea trascorrono insieme sono un tempo sospeso riempito solo dalla loro relazione, che non viene mostrato allo spettatore. Lea dirà che avere una relazione per così tanto tempo è come seguire un marito che viaggia per le colonie: quando si torna a Parigi non si sa più cosa va di moda e cosa è successo nel frattempo. Quanto agli avvenimenti "esterni" (Madame Peloux ha combinato un matrimonio per il figlio con una sua ricca coetanea), la voce fuori campo torna per rimettere in moto la narrazione, fino alla fine del film quando  anticiperà i tragici sviluppi della vita di Chéri. È interessante come Stephen Fears non voglia con le sue parole far emergere il punto di vista di Colette o di qualcun altro sulle vicende, ma guardare trascorrere con un punto di vista freddo e distaccato le vite dei suoi personaggi.

Ancora una volta, dopo Le relazioni pericolose, Frears torna a dirigere  Michelle Pfeiffer, e ancora una volta lo fa inserendola in una storia ambientata nel passato. Un passato che sembra preso da un libro illustrato, troppo idealizzato e troppo poco vissuto. I personaggi si muovono in un mondo che non ha niente di reale e che sembra più quello di una favola triste e astratta, tanto che persino le emozioni e i sentimenti, che dovrebbero essere centrali dato il soggetto, vengono messi letteralmente da parte. Il risultato è un film molto bello sul piano visivo ma che non emoziona veramente, in cui tutto trascorre senza lasciare segni né sui protagonisti né sugli spettatori. 

TITOLO ORIGINALE: Cheri; REGIA: Stephen Frears; SCENEGGIATURA: Cristopher Hampton; FOTOGRAFIA: Darius Khondji; MONTAGGIO: Lucia Zucchetti; MUSICA: Alexandre Desplat; PRODUZIONE: Francia/Germania/Gran Bretagna; ANNO: 2009; DURATA: 100 min.

 


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