Mike Leigh: la finzione del reale PDF 
Tiziano Colombi   

Il regista Mike Leigh è sbarcato nei giorni scorsi a Torino in occasione del Sottodiciotto Film Festival, che gli ha dedicato un'inedita e meritoria retrospettiva. La conferenza stampa organizzata per i giornalisti dai curatori del Festival è stata una buona occasione per parlare con lui del suo cinema, ma anche di politica...

Tra le molte definizioni che hanno provato a catalogare il suo lavoro la più ricorrente sembra essere quella di “cinema degli invisibili”. È d’accordo con questa lettura?
Dipende da che punto di vista si guarda la società. Il margine diventa tale solo se ci si posiziona lontani da ciò che si osserva. Capisco l’osservazione e comprendo la definizione, ma per quanto mi riguarda si tratta di un errore politico e filosofico. Il mio cinema parla di persone, e gli individui sono tutti al centro dell’universo. Alcuni miei film raccontano di soggetti economicamente e socialmente disagiati, ma non si tratta del complesso della mia opera. Certamente sono interessato alla vita reale, tratto temi come l’isolamento e l’alienazione, in questo senso però tutti finiamo per rimanere soli, conosciamo i margini. Per un motivo o per l’altro questa condizione tocca tutti gli uomini prima o poi.

Nei suoi film trovano poco spazio i giovani, mentre sembra prediligere più il mondo degli adulti. Perché questa scelta di non indagare una parte comunque importante della società?
Non credo che si possa dire che non mi occupo del mondo giovanile. Non lavoro molto con i bambini, anche se in Happy Go Lucky ne compaiono alcuni. Diciamo che esiste una linea di confine, quella dei diciotto anni di età. Se poi si guarda alla retrospettiva si trovano  anche film come Dolce è la vita e Meantime, dove si parla del mondo giovanile.

Lei è noto per la grande attenzione che pone alla preparazione del film. Il suo è un cinema dei “sentimenti non gridati”. Quale metodo adotta per arrivare ad indagare così a fondo le relazioni tra gli individui?
Io non parto mai da un’idea. Lavoro come un artista, fare un film è per me un viaggio alla radice del film stesso. Mi affido molto alle sensazioni. Evidentemente c’è un lavoro "pratico" alla base di questo processo, ma è qualcosa che non intendo svelare, una specie di segreto industriale. Quello che posso dire è che il lavoro con gli attori è essenziale, ho bisogno di interpreti sofisticati, intelligenti, capaci di rappresentare il personaggio e non se stessi. E spesso solo gli attori più adulti hanno questo livello di preparazione, indispensabile per la mia idea di rappresentazione della realtà.

Gli attori che lavorano con lei forniscono spesso interpretazioni straordinarie, che sono valse a molti di loro numerosi riconoscimenti. Come si costruisce il vostro rapporto?
Al centro dell’azione si trova sempre il personaggio e non l’attore. Usiamo un metodo non convenzionale nel mondo del cinema. Non diamo vita alla classica mediazione tra ciò che intende ottenere il regista e l’ego dell’attore. Parlo a lungo con ciascuno di loro, cerchiamo insieme di costruire il mondo del personaggio, le sue caratteristiche, gli elementi in grado di renderlo il più possibile aderente al reale. Per questo ho bisogno di interpreti con una profonda sensibilità sociale. Gli attori non hanno idea di ciò che faranno gli altri, non sanno nulla della storia, il loro è un viaggio alla scoperta del film, in questa maniera non si formano idee preconcette. Quello che si crea tra me e loro è un legame profondo perché il nostro è lavoro molto lungo e paziente.

Come lavora alla colonna sonora dei suoi film?
La scelta della musica è uno dei momenti che preferisco della lavorazione di un film. I compositori che collaborano con me non hanno la possibilità di appoggiarsi a una sceneggiatura, tutto avviene in fase di post-produzione. Lavoriamo fianco a fianco in sala di montaggio scegliendo in questa fase la colonna sonora. Amo la musica classica e il jazz, più in generale la musica d’orchestra. Al contrario mi ritengo un detrattore dei campionamenti e della musica elettronica in generale.

Nel suo cinema che legame intercorre tra forma e contenuto?
È un punto centrale, l’una è funzionale all’altro. Molti credono che il mio metodo di lavoro tralasci l’attenzione per i dettagli estetici, ma si sbagliano. Mi ritengo un formalista, porgo molta attenzione allo stile, alla fotografia, alla scenografia e al design. Senza una struttura architettonica ben definita la storia non potrebbe svilupparsi in maniera ottimale. La forma permette al contenuto di esistere.

Quali sono gli autori del passato che l’hanno influenzata maggiormente, e a quali registi contemporanei si sente più affine?
Sicuramente ho ammirato gli autori della Nouvelle Vague e un grande regista come Vittorio De Sica. Non mi sento molto legato al cinema inglese che guardavo quando ero un ragazzo. I registi del cosiddetto Free Cinema come Lindsay Anderson e Tony Richardson giravano film interessanti, ma si trattava sempre di adattamenti tratti da romanzi o pièce teatrali e non avevano la naturalezza di un’opera originale. Poi, certamente, sono profondamente legato alla cultura inglese che da sempre produce storie sulla gente, sui membri delle classi sociali meno ricche, sul proletariato urbano. Basti pensare a uno scrittore come Dickens. Per quanto riguarda altri autori vengo spesso accostato a Ken Loach, con il quale ho in comune alcune cose, come l’aver cominciato entrambi girando film per la televisione sul mondo delle persone comuni. Tuttavia le differenze tra noi due sono molte, stilistiche innanzitutto. Loach poi è un marxista impenitente, i suoi film hanno un messaggio preciso. Al contrario, io sfido il pubblico a costruire da solo il messaggio nel film, io dialogo con lo spettatore.

Le sue storie hanno sempre un forte interesse sociale. Non ha mai pensato di utilizzare un linguaggio fortemente connotato in questo senso, come il documentario?

La mia natura è quella dell’affabulatore. Mi piace mostrare le cose con un tocco di umorismo, e questo il documentario non lo permette.

Quanto le appartiene l’ottimismo di un film come Happy Go Lucky in un momento, quello attuale, che non sembra così adatto a tale sentimento?
Il mondo è incasinato e quindi è facile abbandonarsi a pensieri negativi. Il fatto è che mentre noi ci lasciamo andare alla frustrazione ci sono persone che continuano a darsi da fare. Un esempio sono gli insegnanti, come la protagonista del film, che lavorando con i bambini, ovvero con il nostro futuro, non possono permettersi di essere pessimisti.

Cosa pensa dell’attuale situazione politica del suo paese?
Se Gordon Brown fosse un personaggio delle mie storie forse proverei qualche sentimento di vicinanza nei suoi confronti, ma non è così. Si trova in una situazione senza speranza, non ha nessuna possibilità di vincere, prova semplicemente a fare il suo lavoro. Come molte altre persone sono molto più arrabbiato con Tony Blair. Comunque continuerò a votare laburista perché dal mio punto di vista non esiste altra scelta.

E l’Italia che impressione le ha fatto?
Mi è capitato di parlare della vostra politica durante il mio soggiorno in Italia. L’unica cosa che posso dire è che se per voi è difficile comprendere come sia possibile avere un primo ministro così ridicolo, tanto meno lo può capire chi, come me, arriva da fuori.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.