Nello spostamento geografico che trasporta lo spettatore dalla Parigi del precedente Midnight in Paris alla Roma di To Rome with Love, sembra acuirsi la parabola discendente che caratterizza l’opera di Woody Allen in tempi recenti, in cui l’ironia caustica dell’autore appare sempre più come la traccia opaca di ciò che è stata, trasformata in un modello riproducibile e serializzato che si ripete stancamente di pellicola in pellicola.

La canzone di Domenico Modugno Nel blu dipinto di blu che accompagna i titoli di testa rimanda da subito all’immaginario di un’italianità generica (così come è percepita all’estero) e prepara il terreno ai vari cliché che si susseguiranno per tutta la durata del film. La città eterna è riassunta da Allen con la sintesi di una cartolina patinata dove si muovono le vicende della moltitudine di personaggi, organizzate seguendo un modello a episodi paralleli probabilmente ispirato alla commedia all’italiana dei tempi d’oro. La voce narrante di un vigile, in romanesco, introduce le coppie d’innamorati di varie età e diversa estrazione sociale: il giovane avvocato Michelangelo (Flavio Parenti) s’innamora della bella turista americana Hayley (Alison Pill) e decide di sposarla. I genitori Phillys (Judy Davis) e Jerry (Woody Allen), talent scout musicale in pensione, la raggiungono per conoscere il futuro genero. L’architetto in erba Jack (Jesse Eisenberg) vive con Sally (Greta Gerwig), ma la loro relazione è minacciata dall’arrivo dell’aspirante attrice hollywoodiana Monica (Ellen Page), nota come mangiatrice di uomini. John (Alec Baldwin), famoso architetto, si rivede in Jack e viene trasformato in una presenza fantasmatica, in una sorta di grillo parlante che mette in allerta il giovane sui poteri seduttivi di Monica. Antonio (Alessandro Tiberi) e Milly (Alessandra Mastronardi), coppietta provinciale di Pordenone, si trasferiscono nella grande città. La coppia scoppierà dopo una serie di equivoci e di incontri (la bella prostituta Anna, Penélope Cruz, e l’attore di cinema fascinoso, Luca Salta, interpretato da un improbabile Antonio Albanese). L’impiegato ordinario Leopoldo (Roberto Benigni), forse il personaggio più riuscito tra la moltitudine di caratteri che affollano To Rome with Love, assurge infine agli onori delle cronache grazie al proprio status di perfetto esemplare di uomo medio senza qualità convertito improvvisamente dai media in vip.

Proprio la brama di successo e la chimera della notorietà sono i fili conduttori che, a differenti livelli, muovono le azioni dei protagonisti. Il desiderio di popolarità contribuisce a destabilizzare le vite di tutti, ma non si dimostra un collante abbastanza solido da consentire alla sceneggiatura di scandire efficacemente gli eventi che coinvolgono la miriade di personaggi. L’eccesso numerico di protagonisti, infatti, non è controbilanciato da una scrittura in grado di orchestrare la storia di ogni singolo carattere: il risultato è un effetto di semplice giustapposizione narrativa mai davvero articolata, dove gli attori sembrano contendersi lo spazio tra loro abbozzando macchiettisticamente i personaggi interpretati. Tra gag prevedibili e product placement sfrenato, della cartolina romana inviata dal regista rimane solo un groviglio di traffico e rovine. Per Allen Roma è tutta qui.

Titolo originale: To Rome with Love; Regia: Woody Allen; Sceneggiatura: Woody Allen; Fotografia: Darius Khondji; Montaggio: Alisa Lepselter; Scenografia: Anne Seibel; Costumi: Sonia Grande; Produzione: Medusa Film, Gravier Productions, Perdido Productions, Mediapro; Distribuzione: Medusa Distribuzione; Durata: 105 min.; Origine: USA/Italia/Spagna, 2012