Varo Venturi: labirinti tra i sotterranei della terra e i misteri del cielo PDF 
Ottavio Plini   

Nel panorama cinematografico, piuttosto fiacco e indolenzito, contro cui si infrange al momento la cultura del Paese, si palesano di quando in quando eccentriche figure che, ergendosi sopra i canoni mainstream, arrivano a contraddistinguersi anche in virtù di una loro fine dimensione intellettuale: in spregio ad artigianato e industria che, pur non secondari, spesso si vorrebbero fondamentalmente caratterizzanti della Settima Arte, ora che pare tramontata la poetica degli autori. Ivi si intende fornire una panoramica intorno a Varo Clementini-Venturi che, per vie del tutto eterodosse, è riuscito a guadagnarsi una nomea di tutto rispetto presso un pubblico dagli interessi prevalentemente spiritualistici ed esoterici e votati a un certo tipo di scienza "proibita". Pubblico dai contorni sia pur vaghi e indefinibili che non necessariamente (che sia ciò un bene o un male) si distingue come elitario, ma che tange trasversalmente aree forse crescenti del pubblico, collocabili comunque in una dimensione anticonvenzionale e underground.

Venturi, pur con poche pellicole all'attivo, ha osato come di rado accade in quella direzione, con veemenza e spregio del compromesso, e, mentre gli va riconosciuto l'eroismo e l'idealismo delle sue opzioni radicali, va preso atto della serietà con la quale è riuscito a farsi riconoscere presso un pubblico variegato ma pur sempre di nicchia; e di nicchia sì, ma tangibilmente in espansione. Forse a ciò ha contribuito anche quella doppia natura che scaturisce dalla sua vulcanica creatività: filmmaker visionario e talentuoso (oltre che attore) da un lato, e studioso erudito di vaste branche delle scienze, con particolare predilezione per quelle alternative, occulte o di ultima generazione, dall'altro; entrambi i volti, peraltro, catalizzati da un carisma che ne fanno un conferenziere fascinoso e spiazzante, occasionalmente sul punto d'esser cinto con aura di guru. Alla Settima Arte è approdato piuttosto tardi, dopo un lungo percorso di ricerca e di interessamento per varie branche del sapere e della creatività, tra cui storiografia, fotografia, musica e, naturalmente, la dimensione occulta della spiritualità. Sul finire degli anni Novanta si è dedicato ai cortometraggi, riscuotendo premi, mentre solo un decennio più tardi, vicino alla cinquantina, ha realizzato il suo primo lungometraggio, Nazareno, nelle cadenze di un noir spionistico innervato di pulsioni verso una religiosità più primitiva e totalizzante da un lato e verso una desolata denuncia sociale dall'altro. Protagonisti sono borgatari che rinviano a pasoliniane suggestioni, esibiti come depositari di una purezza sotto la squallida (e avventurosa) superficie.

Elementi, questi, ulteriormente amalgamati nella sua opera seconda, 6 giorni sulla Terra, che appare già perfettamente matura, peraltro autoprodotta pur (o in virtù della) sua inestricabile e labirintica complessità: in essa il balzo è ulteriore, a livello di furore visionario, avendovi a che fare con alieni e alien abductions (rapimenti alieni), con tanto di scienziati e sacerdoti che cercano più o meno felicemente di venirne a capo; ma la peculiarità sta nel fatto che, come ha egli inequivocabilmente dichiarato, questa non è per lui fantascienza, ma "realscienza". Facciamo presente che non si tratta di una delle uscite à la "Mistero" sulla paranoia di qualcuno convinto che gli alieni ci si manifestino in carne ed ossa: il film era scaturito dal tentativo di un'indagine storica sui casi di possessione e vampirismo, dopodichè, in pieno corso di lavorazione, allorchè l'autore è venuto in contatto con i rivoluzionari studi condotti dal professore dell'Università di Pisa Corrado Malanga su migliaia di studenti sottopostisi a ipnosi, la prospettiva è variata leggermente: alieni siamo e non siamo, e aliene sono e non sono quelle energie che alcuni individui, spesso frantumati ma dotati di particolari abilità mentali, dichiarano di portarsi appresso. L'alieno viene concepito non come un essere proveniente da pianeti lontani, bensì come operante su dimensioni parallele alla nostra (come la fisica recente postula) e capace di interagirvi. Sull'antichità di questa concezione chi scrive rimanda, tra gli altri, agli studi dell'alchimista cinquecentesco John Dee, che riteneva di essere in contatto con alieni intesi in quest'ultimo senso, mentre società segrete dedite a questo tipo di studi hanno conosciuto una particolare fioritura tra Ottocento e Novecento, e sono ancora ampliamente attive grazie alla sapienza plurimillenaria della Cabala, che pone l'universo sensibile in costante relazione con più ambigui operatori soprasensibili. Ma poichè, secondo uno dei massimi principi filosofici, la realtà in cui ci imbattiamo è nostra proiezione, alieni, innanzi tutto per noi stessi, siamo noi stessi, passati attraverso diverse trasformazioni e pronti forse ad altre.

Ecco dunque che l'opera di Venturi assume carattere di riflessione introspettiva, grazie anche alla sua abilità nel maneggiare un densissimo simbolismo esoterico, senza nulla togliere all'epicità, alla spettacolarità e, non ultimo, all'inquietudine avvinghiante del racconto: il che fa della sua opera qualcosa di più che fanta-scientifico, e giustificando la di lui pretesa di aver concentrato nella sua operazione "una quantità di informazioni, ma cercando di fare in modo che siano tutte strettamente veritiere, pur col filtro della finzione filmica". E nella camuffata serietà delle sue proposte ermeneutiche, chi scrive ritiene che in 6 giorni sulla Terra sia contenuta almeno qualcuna delle questioni ultime riguardo al dove veniamo e al cosa facciamo, perlomeno secondo una certa prospettiva che ha largamente e talora velatamente influito su forme di religiosità antiche e odierne. Ma, poichè siamo anche esseri in carne ed ossa, non manca Varo Venturi di flirtare con certo complottismo, sostenendo di essere stato boicottato e minacciato in vari modi per aver puntato il dito contro svariati poteri forti nonchè occulti, sebbene ciò non gli abbia impedito di guadagnarsi in breve tempo l'interesse di Giuditta Dembech, ultima confidente e depositaria del pensiero dell'occultista torinese Gustavo Roll, la quale ora organizza conferenze per il Nostro come in un passaggio di consegne. E al boicotaggio di 6 giorni sulla Terra, avvenuto tra 2009 e 2011, tra realizzazione e distribuzione, è subentrata una fase di entusiasmo da parte di molteplici fette di pubblico che in un modo o nell'altro sono state colpite in corde profonde dal testo ermetico ma viscerale proposto da Venturi.

Allo stato attuale delle cose però non ci è dato asserire se il Nostro sia stato solo di passaggio nell'esperienza registica (e un passaggio che comunque ci pare tutt’altro che di secondo piano) o se sia lanciato verso altri epifanici parti: tempo fa è circolata voce di un suo progetto su un pontefice suo antenato (egli vanta due vescovi di Roma nella sua discendenza, e grazie a ciò afferma di avere accesso a carte vaticane di limitata circolazione) impersonato niente meno che da Jeremy Irons, notizia sulla quale è rimasto vago ma di cui non pare aver promosso la divulgazione; ora invece, anche sulla base di sue più recenti dichiarazioni, sembra si possa dirlo interessato a un'operazione volta a indagare il mondo di Agartha, il Regno Sotteraneo, la Terra Cava abitata da entità superiori con cui la medium ottocentesca Blavatsky affermava di essere in contatto, spasmodicamente ricercate dai Nazisti come dai Massoni, e la cui leggenda è stata ispirazione (talora, ovviamente, più come metafora dell'interiorità occultata che in senso letterale) per numerosi scrittori come Poe, Verne, Guenon, Ossendowsky, Bulwer-Lytton, mentre al cinema, a parte qualche suggestione quasi naïf (si pensi ai vari viaggi sotto la Terra, di Levin o di Tourner, permeati di atmosfere deliziosamente retrò, o al più recente mediometraggio Les Gouffres, passato all'ultimo Torino Film Festival), era mancato un approccio denso e consapevole alla straniante leggenda, genesi di bizzarri influssi storici, della tradizione ermetica.

D'altro canto Venturi, oltre all'impennata cinematografica, continua a coltivare interessi molteplici: tra gli altri la ridefinizione di alcune sezioni della storiografia e della geopolitica ufficiali, e di conseguenza, innanzitutto, della cronologia passata e presente, soprattutto a partire dai rivoluzionari studi dello scienziato russo Anatoly Fomenko; dall'altra una serie di esperimenti sugli effetti che determinate microfrequenze avrebbero sui toni psicofisici dell'essere umano, al fine di elevare la nostra armonia interiore ed esteriore. Esperimenti a proposito dei quali viene fornita una versione romanzata ma di forte impatto drammaturgico in 6 giorni sulla Terra. Risulta da quanto esposto che si sia voluta dedicare al soggetto dell'articolo una particolare, vigile attenzione, poichè potrebbe sembrare, in base a quanto scritto, di rimirare in lui uno degli ormai pochi casi di intellettuale e artista multiforme pur, com'egli tiene a chiarire, svincolato da qualsiasi potere perlomeno noto. Un avventuroso tuffo nel suo mondo si rivela perciò profondamente stimolante.

 


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