Lost in Beijing PDF 
Emanuele Scansani   

Nella Pechino post-moderna dei nuovi grattacieli e dei giochi olimpici del 2008, il film ci narra un'amara commedia dai toni drammatici, in grado di raccontare in modo chiaro la durezza di certi cambiamenti della Cina di oggi. Una giovane coppia emigrata nei labirinti della capitale dalla campagna (Ping Guo lavora come foot masseuse e An Kun come lavavetri) incrocia i propri destini con l'adultera coppia borghese composta da Lin Dong (ricco proprietario del massage parlour dove lavora Ping Guo) e la ancora bella ma sterile Wang Mei. Il film si snoda attraverso un melodrammatico ménage a quattro articolato in due parti: la prima, quando Lin Dong violenta una Ping Guo in stato di incoscienza, sotto gli occhi increduli del marito che si trova a lavare i vetri di quella stessa camera del massage parlour, e la seconda, quando Ping Guo scopre con amarezza di essere incinta, nell'incertezza di chi sia il padre.

A seguito di quest'ultimo evento, l'intreccio si fa più complesso e il legame tra i personaggi più torbido: Lin Dong è convinto di essere il padre del bambino e accetta di pagare 100.000 yuan ad An Kun per poterlo adottare, qualora dovesse esserne il padre biologico; An Kun sembra pensare solo al denaro, costruendo un castello di banconote e ignorando la sorte della moglie; Wang Mei decide di restituire al marito il torto subito iniziando una relazione vendicativa con An Kun; mentre la povera Ping Guo cerca di portare avanti una gravidanza indesiderata tra il marito che la ignora e Lin Dong che la circonda di attenzioni nell'impaziente attesa di avere il bambino. Alla fine la vera vittima della storia dai toni drammatici, Ping Guo, si prende la sua rivincita con il marito e con Lin Dong (ma anche con Pechino e le sue dure regole del gioco) andandosene con il bambino e i soldi di An Kun (che alla fine scopre di essere il vero padre biologico), mentre i due si ritroveranno appiedati a spingere una Mercedes su una tangenziale di Pechino.

Il film ha uno stile tutto sommato brillante, e il regista (Yu Li) ha indubbiamente il merito di saper alternare momenti di comicità (almeno così li percepiscono gli occhi di uno spettatore occidentale) a momenti di brutale drammaticità e amarezza. Tra tutti spicca la violenta lita tra An Kun e la povera Ping Guo, malmenata e respinta oltre che dal marito anche dal cinico Lin Dong, interessato solo al bambino. La sceneggiatura è viva e ben articolata, anche se alcuni passaggi non sono molto utili ai fini narrativi (in particolare la vicenda di Xiao Mei, unica amica di Lin Dong, che sembra essere solamente un pretesto per rincarare la dose sulla durezza della vita a Pechino), e non trova molta logica la scelta di Ping Guo (il cui personaggio è peraltro corroborato da una intensa e viva recitazione della bella Fan Bingbing) di abbandonare il marito prestandosi a questo lurido gioco. Gioco appunto, perché la vicenda è semplicemente un gioco d'azzardo, dove o si vince o si perde (Ping Guo per tre quarti del film sembra essere la perdente del gioco, salvo poi vincere tutto all'ultima mano). Ed è proprio lo sguardo neorealista del regista sulla realtà cinese delle grandi città, dove grandi palazzi a specchio e centri commerciali fanno da contraltare a bische clandestine e giri di prostituzione, a costituire l'aspetto più intrigante del film. Non stupisce quindi che sia stato censurato (dopo una battaglia tra il regista e le autorità per cercare di salvaguardarne in extremis la distribuzione in Cina), a causa tanto delle diffuse scene erotiche (che, se leggere per le abitudini degli spettatori occidentali, non lo sono sicuramente per quelli cinesi), quanto dello sguardo crudo su una realtà fatta di prostituzione e gioco d'azzardo (entrambi illegali in Cina). Ma ciò che forse ha più danneggiato il successo domestico del film è stato l'accostare immagini di piazza Tienanmen, di guardie dell'esercito popolare e il ritratto di Mao ad una vicenda che lascia trasparire una diffusa corruzione morale. Non sono tanto le differenze economiche tra la ricca coppia di Pechino e la povera coppia di immigrati a caratterizzare il film, quanto piuttosto la viziosità di certi atteggiamenti: il materialismo di An Kun, l'infedeltà di Lin Dong, l'egoismo di Wang Mei, l'ubriacatura della stessa Ping Guo con l'amica (il liquore bevuto dalle due, baijio, è un fortissimo liquore cinese notoriamente bevuto dagli operai e i contadini al Nord per sopravvivere al freddo) e, non ultimo, la diseguaglianza dei rapporti tra uomo-donna, con l'ultima ancora alla mercè di mariti/amanti violenti e materialisti.

Per chi è interessato alla Cina il film restituisce un’immagine veritiera della vita nelle grandi città, dando al contempo un importante contributo allo sforzo artistico della cosiddetta "sesta generazione" di registi cinesi, maturati durante gli anni Novanta e figli della Cina del dopo-Tienanmen e che si trovano ad affrontare un pesante sistema di censura e a raccogliere una strepitosa (e difficilmente eguagliabile) eredità da parte di grandi registi cinesi pluripremiati come Zhang Yimou o Cheng Kaige.

TITOLO ORIGINALE: Ping Guo; REGIA: Yu Li; SCENEGGIATURA: Li Fang, Yu Li; FOTOGRAFIA: Yu Wang; MONTAGGIO: Jian Zeng; PRODUZIONE: Cina; ANNO: 2007; DURATA: 112 min.

 


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