24 7: Twenty Four Seven PDF 
Amon Rapp   

In un quartiere periferico di una tipica cittadina inglese, un gruppo di giovani sfaccendati si perde tra risse e piccole storie di droga, incanalando la propria quotidianità in un tempo ciclico che sembra ritornare uguale, nella sua inutilità, giorno dopo giorno. In questo universo schiacciato dalla noia e dal vuoto, Alan Darcy, uomo ormai al volgere del suo cammino, sogna ancora di poter donare un senso a chi sembra aver perduto ogni progettualità di vita. Nella boxe troverà quell’impulso necessario a scuotere gli animi di una gioventù sull’orlo di bruciarsi, capace di rimediare ai mali dell’esistenza e di rinsaldare le energie dei singoli in un sincero spirito di gruppo.

Shane Meadows, al suo primo lungometraggio, si ritrova ad usare la macchina da presa al di là di qualsiasi rigido schematismo, preferendo ad un logico e necessario sviluppo del racconto una rappresentazione bozzettistica della realtà, ad una salda costruzione narrativa il divagare incerto di un’osservazione frammentaria. Il tema del film, l’inettitudine dell’uomo e lo sport come possibile riscatto sociale, è uno dei grandi topos della storia del cinema: ma ciò che colpisce fin dall’inizio l’occhio dello spettatore non è l’originalità dello sguardo di Meadows bensì la sua grande libertà. Una libertà a volte imprecisa, sfocata, priva di mordente, ma non per questo meno efficace nel proporre scorci di notevole vigore. E un cinema percorso da un’inaspettata tragicità, non abbandonato ai vortici della gravità dello spirito, ma venato di una leggera ironia, in grado di  condire di un gusto dolce-amaro l’intero corso del racconto. La narrazione in flashback e la scelta del bianco e nero aggiungono una spessa tinta malinconica al susseguirsi delle immagini, nostalgicamente rivolte ad un tempo perduto, irrecuperabile se non nelle tracce inscritte nel profondo della memoria. Ed è proprio il discorso sulla temporalità del cinema e della vita quello che più si fa interessante durante il procedere della visione. Il tempo circolare, incarnato dal ripetersi delle abitudini e dalla vuota ritualità del presente, si ritrova intrecciato indissolubilmente alle temporalità lineari del passato, diretto verso un’ormai inaccessibile età dell’oro, e del futuro, proiettato in un avvenire incerto ma gravido di significati.

In questo quadro ricco di spunti di grande interesse, l’inesperienza dell’esordiente Meadows si fa tuttavia sentire in molti punti. La narrazione sembra spesso sfaldarsi nel semplice accostamento episodico di vicende prive di una reale forza rappresentativa; così come i personaggi, pur delineati nelle loro peculiarità di superficie, vengono di rado scandagliati nelle loro motivazioni di fondo. Non è certo la mancanza di psicologismo che si può rimproverare al giovane regista, quanto l’assenza di un occhio attento ai particolari, che a partire dai comportamenti esteriori riesca ad esprimere la complessità dell’umano. Un eccesso di opacità che si fa notare soprattutto se ai pallidi ritratti incontrati qua e là proviamo a confrontare la figura di Alan Darcy, che, all’opposto, appare fin troppo trasparente, presa com’è dai suoi incessanti moti d’animo, dalle sue aspirazioni umanitarie e dai suoi rimorsi interiori: l’uso pressante che il cineasta fa, a suo riguardo, della voce fuori campo porta infatti ad uno straripare dell’interno sull’esterno, patemizzando in modo artificioso il soggetto, senza per questo riuscire ad aggiungervi la necessaria profondità. E lo stesso discorso può essere riferito del resto all’impiego strabordante della colonna sonora, che spesso si ritrova a schiacciare il flusso delle inquadrature sotto il peso di un’emotività fin troppo evidente.

È così che l’opera prima di Shane Meadows si ritrova presa tra contraddizioni contenutistiche e formali, tra alti e bassi alternati periodicamente: da questa imperfezione di fondo scaturisce però quel senso di libertà di cui si diceva, che allontana da formule precostituite e fa vagare tra immagini di indubbia intensità, suscitando reazioni, giudizi ed emozioni contrastanti. Una libertà che fa presagire grandi potenzialità, non disattese peraltro nel prosieguo della sua carriera.

TITOLO ORIGINALE: 24 7: Twenty Four Seven; REGIA: Shane Meadows; SCENEGGIATURA: Paul Fraser, Shane Meadows; FOTOGRAFIA: Ashley Rowe; MONTAGGIO: William Diver; MUSICA: Boo Hewerdine, Neil MacColl; PRODUZIONE: Gran Bretagna; ANNO: 1997; DURATA: 96 min.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.