Evocazioni. Un aereo atterra all'aeroporto di Parigi accompagnato da una musica di sottofondo inaspettatamente moderna, apparentemente inusuale per un film dedicato a Maria Callas.
La lirica non c'entra: compare sulla scena Larry Kelly (Jeremy Irons), manager inglese di un gruppo rock emergente ed ex manager della diva.
La Callas è ricercata, nominata, ascoltata, pensata, contattata, ma non prende forma, volto, sembianze. Esita a varcare il palco, appare come un ricordo, un fremito, un sussulto, un brivido, una passione, un inaspettato dolore che è difficile da affrontare ma che è profondo e indelebile, forte, invincibile.
I suoi occhi e il suo volto non colpiscono direttamente lo spettatore, ma la sua musica sì: viene a tratti proposta nell'attento susseguirsi delle immagini, e ne evoca la presenza.

Quando finalmente Franco Zeffirelli (grande amico e appassionato ammiratore della cantante) propone il suo ingresso sulla scena, Maria Callas (Fanny Ardant) appare come una donna sconfitta, amareggiata, distrutta. Il tenore della sua voce e della sua musica, la forza delle evocazioni precedentemente suggellate appaiono in contrasto con una figura depressa, dimessa, instabile ed insicura.

In seguito a una disastrosa tournée organizzata in Giappone proprio da Larry Kelly, la Callas si è chiusa in se stessa smettendo di cantare, uscendo di scena e restando intimamente legata ai suoi tristi stati d'animo provocati, anche, da un contrastato e tormentato amore. La stessa casa dove vive, l'appartamento di avenue Georges Mandel a Parigi, rispecchia l'interiorità della diva: tutto è sontuoso ed opulento, ma angosciante e inquietante. La grande quantità di quadri, specchi e fotografie trasmettono disagio, amarezza, nervosismo, noia, silenzio. Anche le note delle canzoni che la Callas ama spesso riascoltare per riportare alla mente i fasti e le glorie di un tempo appaiono come richiami inquietanti e spiacevoli parentesi di una vita che non potrà mai più essere la stessa.

Così Zeffirelli presenta l'ingresso della diva nella realtà filmica descrivendo, non senza artifici, gli ultimi tre mesi di vita della cantante scomparsa improvvisamente il 16 settembre del 1977.
Callas Forever è sicuramente un omaggio ad un'artista scomparsa, a una donna che prima ancora di essere soprano è un'anima dolce e fragile, continuamente tormentata e conquistata dal fascino della sua musica.
La musica, cioè la vita. Grazie all'idea di interpretare in video la Carmen di George Bizet, utilizzando la sua voce dei tempi di massimo fulgore canoro, Maria riscopre come può essere bello e importante sentirsi nuovamente vivi. Le note di quest'opera, che la cantante non aveva mai interpretato in teatro, le consentono di rivivere il personaggio carismatico che era un tempo: una donna elegante, malinconica ma energica, decisa, sfacciata, prorompente.

Attraverso questo artificio cinematografico il regista amico della cantante greca traspone sul grande schermo il mito del più celebre soprano del XX secolo: una donna che lotta per la perfezione e che non cede la propria integrità di artista alla morale commerciale dell'epoca.
I giorni solitari degli ultimi mesi di vita di Maria Callas si animano improvvisamente di una forza e di un'energia che vengono trasmesse e sprigionate alla cantante dalle note della Carmen e dai colori delle sue scenografie.

In luogo di una ricostruzione dell'esistenza, Zeffirelli preferisce realizzare un'invenzione pura: un espediente per immortalare le più apprezzate arie della cantante evitando una pedissequa ricostruzione della sua carriera, fornendo un ricordo luminoso e solare come la voce della diva nei migliori anni della sua carriera.
Un film moralista forse, ma dalla grande energia spirituale, capace di rafforzare con le immagini il mito di una donna che ha trasformato la lirica del Novecento.