Ritorno a Brideshead PDF 
Flaminia Attanasio   

Quando si tratta di trasporre su celluloide dei capolavori letterari si corre sempre un gran rischio. Molti registi finora hanno rischiato in questo senso, alcuni con ottimi risultati, altri con pessimi riscontri di pubblico e critica e con conseguente svalutazione del proprio lavoro. La difficoltà dell’operazione risiede essenzialmente in pochi ma semplici motivi: nel fatto che il pubblico spesso si aspetta che il film sia come il libro, e che molti testi non sono così facilmente rappresentabili per immagini, un po’ per la natura stessa della scrittura dell’autore, un po’ per la difficoltà di riprodurre con verosimiglianza, più che fedeltà, altri contesti storici.

Julian Jarrold dev’essere per forza un temerario se è vero che dopo Becoming Jane torna a trasporre un altro classico della letteratura inglese (questa volta di Evelyn Waugh), riconfermandosi pienamente interessato a raccogliere la non facile eredità di James Ivory.  Il film in questione è Ritorno a Brideshead, Brideshead Revisited nella versione originale, il quale, come Becoming Jane, è stato preceduto da un’illustre e fortunata serie tv trasmessa nel 1981 e interpretata nientemeno che da Jeremy Irons. La storia è ambientata nel 1925 a Oxford, dove il giovane Charles Ryder (Matthew Goode), originario di Paddington e aspirante pittore, conosce il giovane e affascinante Sebastian Flyte (Ben Whishaw), figlio di Lord e Lady Marchmain (rispettivamente Michael Gambon ed Emma Thompson). Charles e Sebastian scoprono di essere attratti l’uno dall’altro e divengono presto amanti. Per questo il trasgressivo Sebastian inviterà Charles nella sua sontuosa dimora di Brideshead. Charles entra così in contatto con tutti i maggiori esponenti dell’aristocrazia inglese, sebbene questa abbia già iniziato il suo lento ma irreversibile declino. Nel corso di una delle visite Charles incontrerà Julia (Hayley Atwell), sorella di Sebastian, innamorandosene, e creando così un triangolo amoroso con i due fratelli Flyte. La famiglia Flyte però, essendo rigidamente cattolica, può sopportare la particolarità del figlio, ma non quella della figlia: non può infatti permettere che Julia sposi un ateo agnostico e bisessuale come Charles.

Dopo Becoming Jane, con Ritorno a Brideshead Julian Jarrold ha dato nuovamente prova di saper raccogliere la sfida, dimostrando di sapere dirigere con sobrietà e capacità di sintesi un film sul quale gravava, prima di nascere, una pesante eredità: quella della beneamata e già citata serie tv,  con la quale sarebbe stato ed è inevitabile il confronto, e il capolavoro di Waugh. È pericoloso scherzare con i capolavori. In passato solo i grandi l’hanno fatto, riuscendo nell’impresa. Vedi Welles e Kurosawa con Shakespeare, vedi Kubrick con Thackeray. Ma senza scomodare alcune fra le colonne della cinematografia mondiale, accanto alle quali Jarrold non è altro che una piantina all’ombra di grandi alberi, è doveroso attribuire al regista inglese il merito di non esser caduto nello stereotipo del cinema di maniera proponendosi negli anni come il più valido prosecutore del cinema di James Ivory. Il che non è da poco. Jarrold si è infatti avvalso di ottimi collaboratori, tra i quali spiccano gli sceneggiatori Andrew Davies e Jeremy Brock, che hanno incasellato ad arte ogni singola "pietruzza" di dialogo, riuscendo a sintetizzare ottimamente il romanzo senza comprometterne la complessità, anzi conferendogli fluidità.

Detto questo, è chiaro che si tratta di storie già sentite: la scalata sociale del giovane provinciale, l’ambiente cattolico e bigotto, la condizione delle donne, sono tutti temi usurati che costituiscono oramai dei topoi letterari e cinematografici ben definiti, ma che attirano il pubblico e, se ben diretti, mantengono intatta la loro efficacia. In parole povere, consentono di fare un buon film, moderatamente apprezzato da tutti. Questo è il caso di Jarrold. Ma attenzione, apprezzato, non osannato. Il fatto che Ritorno a Brideshead sia un film inappuntabile, non significa infatti che sia privo di difetti. Uno dei quali è la fotografia. Non che questa faccia un cattivo uso della luce, dei colori o che non valorizzi la storia, ma eccede visibilmente in manierismo: le immagini sono decisamente patinate. Troppo. Per il resto gli attori sono bravi e ben diretti, con una Emma Thompson perfetta nei panni della (f)rigida cattolica. Jarrold firma insomma un buon film, ma non certo un capolavoro, confermando in parte la regola secondo cui è sempre meglio non scherzare con i capolavori. Almeno, non troppo.

TITOLO ORIGINALE: Brishead Revisited; REGIA: Julian Jarrold; SCENEGGIATURA: Jeremy Brock, Andrew Davies; FOTOGRAFIA: Jess Hall; MONTAGGIO: Chris Gill; MUSICA: Adrian Johnston; PRODUZIONE: Gran Bretagna; ANNO: 2008; DURATA: 133 min.

 


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