Vive di una precisa collocabilità geografica e storica la NO MAN'S LAND di Danis Tanovic, ma più urgente ancora è il suo costituirsi paesaggio dell'anima, delle anime, dei popoli, simbolo dal perimetro limitato (quello di una trincea tra trincee avverse), isola o stanza dal significato allargato e rappresentativo non di un'epoca soltanto, ma di tutte le epoche di guerra.
Nasce tutto dall'indeterminatezza atmosferica della nebbia fittissima di una campagna al crepuscolo che costringe soldati a un'attesa imbarazzata, senza punti di riferimento strategici, con un caposquadra imbelle che condurrà quasi tutti alla morte sotto il fuoco dei cecchini nemici.
L'assenza di salde figure-leader (solo fantocci imprevidenti come quello appena citato) in questa microguerra di frontiera porta al conflitto duale, che è poi il sistema nervoso dell'intero film, una coppia di soldati nemici, un serbo e un bosniaco che si scambiano ingiurie in eguale quantità, sostanzialmente le due facce tristi, patetiche, sfortunate, disperate di una stessa medaglia.
Nel solco della critica/satira surreale del bellicismo e del militarismo che deriva direttamente da quel soldato di kubrickiana memoria fucilato già morto, legato a una barella, i due militari di Tanovic sono accomunati dal lembo di "terradinessuno" che li divide dalle rispettive trincee: allusivamente "vicini e lontani" fra di loro e dai compagni che, alla loro buffa comparsa in mutande, dimenticano anche di difenderli dalla linea di fuoco dei dirimpettai; politicamente sperduti e ibridati, più carne sacrificabile che mercificabile, sia per i rispettivi eserciti che per la voracità massmediale, sicuramente naufraghi annegati in una trincea-(già)tomba che ribolle dei loro odi stupidi e vani. E in mezzo a loro un uomo già cadavere (compagno di uno dei due), sdraiato a terra e condannato dal gesto ignobile che gli ha lasciato una bomba studiatissima per la crudele efficacia nell'esplodere sotto la schiena; il militare compagno, come la madre brechtiana del Cerchio di gesso del Cauca
so, tenta con timore di sottrarre il figlio/fratello alla doppia prigione circolare della trincea e della bomba, ma lo lascia poi lì per non ferirlo di più.
Così, i due "sopravvissuti", al momento della salvezza, poli opposti che si attraggono, uccidendosi a vicenda, aderiscono stoltamente perlomeno all'assioma matematico secondo cui +1 e -1 si elidono risolvendosi nello zero.
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