Dover avere a che fare con la narrazione della vita d'una di quelle figure entrate di diritto nell'immaginario collettivo non è cosa facile. Riuscire a far proprio il racconto senza snaturare un'esistenza, che proprio per la sua straordinarietà è diventata un riferimento capace di condizionare le scelte di molte persone, è un compito gravoso. Vuol dire essere in grado di realizzare un lavoro di scavo dal quale far emergere l'essenza di un percorso umano, preventivando anche d'incorrere nel rischio d'essere tacciati d'iconoclastia. È l'operazione che, per esempio, hanno avuto il coraggio di portare avanti registi come Todd Haynes, con I'm Not There, e Raul Ruiz con Klimt. Entrambi hanno capito che era necessario infrangere l'icona per mostrare l'individuo, che bisognava offrirne una lettura del tutto personale, non esaustiva, volutamente parziale, sentimentale, impressionista, cogliendone però tracce fondamentali.
Non è purtroppo quello che è stato in grado di fare Richard Fleischer con Che!, del 1969. Il film, che racconta la vita di Ernesto Guevara a partire dalla rivoluzione cubana insorta contro la dittatura di Fulgencio Batista, può essere visto come un predecessore dei tanti biopic che ultimamente intasano la poco variopinta programmazione cinematografica. Al lavoro di Fleischer manca una necessaria distanziazione temporale dai fatti – il Che morì appena due anni prima l'uscita del film – che ne avrebbe permesso una più agevole elaborazione. Ad esso poi sono imputabili tutti i difetti che oggi si è soliti definire come canoni del biographic picture. Il regista è come se non riuscisse a togliersi di dosso il timore referenziale nutrito nei confronti del soggetto del proprio film, è incapace di affrontare la vita di Guevara, di entrare nella profondità del suo animo, di scovarne anche le debolezze e i traumi; si limita a farne un ingrandimento maniacale del tutto cozzante con l’assenza di scavo nei comprimari. L'avventura politica ed umana è esposta in maniera didattica e prevedibile, la necessità di aderire ai fatti porta ad una una narrazione piattamente lineare e ad una scontata costruzione episodica nella quale s'affastellano eventi privi di ogni approfondimento e aneddoti clamorosamente autoassolutori. Fleischer adotta un tipo di messa in scena molto low profile, quasi invisibile, sembra voler volontariamente azzerare tutte le sue capacità per arrivare a proporci nulla di più di una discreta ricostruzione biografica. Che Guevara viene ritratto in maniera del tutto convenzionale, ossequiato nel modo più prevedibile, e da personaggio potenzialmente esplosivo si trasforma in una figura totalmente sbiadita nella sua retorica.
Il film di Fleischer non è altro che una vuota e edulcorata celebrazione agiografica, uno sciapito omaggio del rivoluzionario argentino. Un'operazione calligrafica che dice affettuosamente ciò che il pubblico gradisce sentire. Una di quelle pellicole di cui si ha la sensazione che non abbiano davvero lasciato nulla.
TITOLO ORIGINALE: Che!; REGIA: Richard Fleischer; SCENEGGIATURA: Michael Wilson, Sy Bartlett; FOTOGRAFIA: Charles F. Wheeler; MONTAGGIO: Marion Rothman; MUSICA: Lalo Schifrin; PRODUZIONE: USA; ANNO: 1969; DURATA: 106 min.
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