Un bacio appassionato PDF 
di Gloria Misul   

"Galeotto fu il pianoforte e chi lo suonò", si potrebbe parafrasare per questo film che possiede nel titolo una banalità smentita, per fortuna, dallo svolgimento della storia. Benché il romanticismo non sia la cifra stilistica più tipica di questo regista, Loach non trascura l'analisi sociale ma decide di inserirla in un contesto multirazziale, nel quale può succedere che due persone appartenenti a comunità diverse si innamorino: a Casim e Roisin accade proprio questo.

Pakistano e musulmano il primo, irlandese e cattolica la seconda, si conoscono nella scuola dove lei insegna musica e si piacciono. Purtroppo. La loro storia d'amore, infatti, scatena le reazioni negative dei rispettivi microcosmi, sovvertendone regole e abitudini, perché Casim appartiene alla comunità islamica e deve rispettarne i legami di sangue, essendo già destinato ad una lontana cugina ancora mai conosciuta e anche perché l'onore della sua famiglia passa attraverso il consenso degli appartenenti alla moschea, che mai approverebbero l'unione con una bianca, cattolica e, per di più, divorziata. Nemmeno Roisin può contare sull'appoggio di chi la circonda, anzi, proprio quando sta per diventare professoressa di ruolo, è trasferita in un'altra scuola perché divide la propria esistenza con un uomo di fede diversa da quella cattolica, insegnata nel suo istituto, rappresentando così un pessimo esempio per gli alunni. Il padre di Casim e il prete della curia da cui la ragazza è convocata sono due figure speculari: entrambi chiedono ai protagonisti di interrogarsi sui loro autentici sentimenti di fede, argomentando le loro tesi con fanatica cecità, ed entrambi li pongono davanti ad una scelta gravosa che li obbliga ad una decisione irreversibile, qualunque essa sia: o l'adesione a princìpi carichi di pregiudizi o la rottura totale con il loro mondo.

E Loach non prende una posizione in tal senso, ma mostra allo spettatore la complessità della situazione e le ragioni del singolo, invitando a riflettere sul perché sono difese con tanto accanimento. In particolare quelle del padre di Casim, il quale, come immigrato, ribadisce ogni giorno la propria identità attraverso le uniche pratiche quotidiane possibili: la lingua, il punjabi, parlato da tutta la sua famiglia (e tristemente sparito nella versione doppiata italiana) e l'osservanza dei precetti religiosi. Casim è quindi preso tra due fuochi: da un lato l'appartenenza ad una razza, benché egli sia già nato scozzese, e dall'altro l'amore per una donna che non gli è stata promessa, bianca e non praticante. Allo stesso modo, Roisin si trova divisa dalla necessità di conservare la propria professione in una scuola pubblica e l'impossibilità di farlo a causa del potere della curia locale che decide per lei quale sia la via "retta" da seguire, essendo una persona che vive nel peccato. Alle ragioni del cuore si oppongono in questo film le ragioni di Stato, se il concetto di "Stato" può qui estendersi alle motivazioni religiose e culturali. Loach dimostra che la chiusura verso "l'altro" è bilaterale, ma riesce significativamente a farlo senza essere "politico" a tutti i costi: sostituisce all'ideologia e alla militanza il valore dell'individuo e fa scaturire la propria analisi da un fatto privato.

Ae Fond Kiss, così suona la versione originale, appare come la sintesi di una trilogia che Loach ha ambientato nella Scozia occidentale ed è costituita dai precedenti My name is Joe e Sweet Sixteen. In questa terza parte però, sullo sfondo di una multietnica Glasgow, la povertà è meno esibita rispetto alle altre due pellicole, c'è una maggiore leggerezza e la voglia di lasciarsi andare all'amore, le cui scene sono costruite con un efficace senso del pudore. Il film, lungi dall'essere una versione attualizzata della tragedia di Romeo e Giulietta - perché in questo caso gli amanti non si uccidono, né si separano definitivamente come prevede il verso della poesia di Robert Burns da cui il titolo è tratto (Ae Fond Kiss, and then we sever) -, rappresenta uno sguardo acuto e doloroso sulla solitudine che può derivare dalle scelte personali e su un legame vincolato all'evoluzione delle circostanze, in cui il finale è lasciato opportunamente aperto perché né il regista né i protagonisti conoscono il giorno in cui cesseranno il fanatismo e l'intolleranza.

 


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