Vi racconto una storia: c’è un piccolo paesino del Portogallo che si chiama Aguas Altas, talmente piccolo e talmente sperduto che i suoi abitanti non desiderano altro che una strada che possa collegarlo in modo efficiente al resto del paese. Di questo se ne occupa Pedro, ingegnere dell’ufficio tecnico che tiene molto allo sviluppo del piccolo borgo, e lo fa per mezzo del web, aprendo il sito internet “aguasaltas.com”. Guarda caso, tuttavia, Aguas Altas è anche il nome di un’acqua minerale imbottigliata a Madrid da una grossa multinazionale, che attraverso i suoi collaboratori tuona contro il piccolo paesino, rivendicando la proprietà commerciale del nome a suon di ingiunzioni legali. Inizia il dilemma per gli abitanti del paese: mantenere il nome e respingere gli attacchi dell’azienda spagnola che li cita per la bellezza di cinquecento mila euro, o trovare un accordo economico vendendo di fatto il nome del posto dove vivono e, metaforicamente parlando, la propria identità culturale antica ottocento anni e più?

Da qui in poi Luís Galvão Teles, regista di questa curiosa pellicola, ci regala un siparietto di gruppo del piccolo paesino, dove ogni abitante è un personaggio a sé stante che fa valere fieramente il proprio ruolo all’interno della comunità (poco utile sarebbe menzionare gli interpreti, del tutto sconosciuti persino al pubblico cinematografico più avido di commedia europee). Per tornare alla trama, il caso di questo villaggio esplode a livello nazionale e i cronisti si fiondano su un episodio di resistenza alla new-economy dalla sicura presa sul pubblico: internet ha quindi il merito di portare alla ribalta una piccola realtà, collegandola al resto del mondo meglio di una qualsiasi infrastruttura. Tra gli spunti del film, risulta divertente seguire l’evoluzione dell’uso del computer da parte degli anziani del posto, che dapprima lo guardano come uno strano marchingegno, per poi imparare a servirsene come mezzo per la vendita di spazi pubblicitari sul web; oppure assistere alla scena dove uno dei vegliardi si scatena esclamando “gli spagnoli ci hanno invaso nel 1580 e adesso vogliono tornare, cominciando dal nostro sito!”. Internet come nuovo mezzo di colonizzazione culturale ed economica, quindi. Nulla di nuovo sotto il sole per quanto riguarda il messaggio; la musica cambia se si analizza quest’opera dal punto di vista del gusto e della mera rappresentazione, fatta di un’intraprendente soavità (in tempi così chiassosi) e una verve recitativa del collettivo fuori dal comune.

Aguasaltas.com ha riscosso un enorme successo in patria, uscito nel 2007 in Portogallo, finanziato da tante piccole case di produzione lusitane, e arrivato fin qui in Italia (chissà come mai tanto tempo) dopo il “successo del passaparola” che, gira e rigira, è del tipo che spesso premia le idee e la sostanza, piuttosto che la forma e la spettacolarità. È un esempio di alternativa valida alle grosse produzioni hollywoodiane con grandi nomi, cast stellari, effetti speciali che esauriscono il loro effetto emotivo nello stesso istante in cui si riaccendono le luci in sala. Un esperimento ben riuscito di “film alla buona” da vedere a cuor leggero e senza la smaniosa ricerca della risata di pancia tipica dei cinepanettoni che imperversano dominando il box office durante le festività natalizie.

Titolo originale: Dot.com; Regia: Luís Galvão Teles; Sceneggiatura: Luís Galvão Teles, Suzanne Nagle; Fotografia: Miguel Sales Lopes; Montaggio: Carlos Domeque; Scenografia: Luís Costa; Costumi: Cristina Camargo; Musiche: Guy Farley; Produzione: VideoFilmes, Zanzibar Films, Ipso Facto Films, Fado Filmes, Alta Producción; Distribuzione: Kitchen Film; Durata: 103 min.; Origine: Portogallo/Brasile, 2007