Il gioiellino PDF 
Viviana Eramo   

Dopo il fortunato La ragazza del lago, Andrea Molaioli torna al lungometraggio per raccontarci una storia (vera) tutta italiana. Rievocazione evidente del caso Parmalat che sconvolse la cronaca italiana degli anni Novanta, la sceneggiatura di Rampoldi, Romagnoli e lo stesso Molaioli sceglie di raccontare i fatti dall’interno. Lontanissimo dalla forma dell’inchiesta, infatti, il film preferisce cercare il punto di vista dei suoi protagonisti, affidando alle espressioni e ai comportamenti dei personaggi tutta la sostanza della materia drammaturgica.

Anche qui, come ne La donna del lago, siamo nel Nord Italia. E se nel suo film d’esordio Molaioli imboccava la strada di genere per indagare in chiave intimistica i comportamenti ambigui di un microcosmo di paese, qui, analogamente, sembra rimanere affezionato ad un punto di vista a “misura d’uomo”. Ecco allora che la cronaca dell’ascesa e caduta dell’azienda di latte italiana più famosa nel mondo prende le fattezze dei suoi protagonisti. Nei panni di Callisto Tanzi, alias Amanzio Rastelli, un ottimo Remo Girone col difficile compito di gestire l’azienda di famiglia; nei panni di Fausto Tonna, alias Ernesto Botta, un Toni Servillo superbo, ancora una volta alle prese con un personaggio ruvido, scorbutico, che non è mai, nemmeno un momento, fotocopia di ruoli anche molto simili precedentemente interpretati dall’attore. In fondo, è tutto qui Il gioiellino, depositato tra le rughe dei visi sempre più contratti dei suoi due protagonisti, nel loro viaggio verso una disfatta annunciata. Eppure Molaioli non tenta, o forse ci prova senza riuscirci, a scolpire a tutto tondo i suoi personaggi. Né eroi né antieroi, Ernesto e Amanzio sono gli epigoni di una forte caratterizzazione mancata, pur rimanendo i pilastri dell’intera narrazione. Più che un limite del film, quest’aspetto è forse identificativo dell’intera operazione messa in piedi da Molaioli. È chiaro, infatti, che dietro la (non) assenza di giudizio che il regista sceglie nei confronti dei suoi protagonisti, si nasconde in realtà una riflessione generale sui meccanismi distruttivi di una “politica” economica scollata dalla realtà, che gioca al rialzo, in cui l’entità del valore è tutto fuorché reale. Il crac Parmalat è, in quest’ottica, il segnale premonitore della crisi economica (italiana) da cui lentamente ci stiamo (forse) riprendendo.

Nonostante i personaggi soffrano di una scarsa definizione, proprio in un film che sceglie il loro punto di vista come lente attraverso cui guardare i fatti, essi non mancano di rappresentare non solo i signori di un certo pensiero imprenditoriale che affonda le mani nel capitalismo irresponsabile, ma pure gli atteggiamenti tipici di un’Italia ancora attualissima. In questo senso è più che rappresentativo lo scambio di battute che avviene far il Ragionier Botta e Rastelli, ormai sull’onda del baratro: “Di questi tempi non basta più avere un’idea, non abbiamo più amici”, si lamenta Amanzio. “Ma come è possibile, con tutti i soldi che abbiamo regalato?”, si domanda Ernesto arrivando poi a falsificare i bilanci pompando conti in banca inesistenti, perché tanto “nessuno ha le competenze e il coraggio per controllarci”. E chiaro allora che esiste un parametro etico e morale che condanna senz’appello i due protagonisti, pur se il film rinuncia a gonfiarsi dei tratti di certo cinema di denuncia. È soprattutto in questo che Il gioiellino ci sembra essere figlio e nemico dei nostri tempi. In un momento come quello che stiamo vivendo, in cui gridare al sacrilegio di fronte a qualcosa di moralmente discutibile non solo non va più di moda, ma rischia addirittura di venire interpretata come una furbetta operazione di marketing, Il gioiellino è forse il film degli ultimi anni che meglio racconta il nostro “bel” paese.

TITOLO ORIGINALE: Il gioiellino; REGIA: Andrea Molaioli; SCENEGGIATURA: Andrea Molaioli, Ludovica Rampoldi, Gabriele Romagnoli; FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi; MONTAGGIO: Giogiò Franchini; MUSICA: Teho Teardo; PRODUZIONE: Italia/Francia; ANNO: 2011; DURATA: 110 min.

 


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