Il comandante e la cicogna PDF 
Monica Pentenero   

Un occhio avvezzo non fatica a riconoscere Torino nelle immagini d’apertura di Il comandante e la cicogna, pellicola in cui la città sabauda fa da sfondo in più di un’occasione. Silvio Soldini sceglie di inserire il suo ultimo film in quel filone del cinema italiano che intreccia più episodi e che ha in molti titoli di Carlo Verdone, nei recenti Maschi contro Femmine/Femmine contro Maschi, entrambi diretti da Fausto Brizzi, e nei vari Manuale d’amore, diretti da Giovanni Veronesi, i suoi ultimi antesignani.

In questo caso, i cardini dell’azione sono la famiglia Buonvento, la sfortunata artista Diana Rigamonti e il bislacco Amanzio, cui fanno da intermezzo e commento gli scambi di battute fra le statue di Giuseppe Garibaldi e del cavalier Cazzaniga, nonché gli aulici "a parte" di quelle di Leonardo da Vinci e Giacomo Leopardi. Se i protagonisti in carne ed ossa sembrano combinarne di tutti i colori, calpestando qualsiasi morale - proprio come accade nella realtà, piena zeppa di personaggi come il Malaffano (Luca Zingaretti) -, allora spetta alle statue indignarsi, rivendicare il ruolo della moralità, rimuginare sugli sbagli del passato e pontificare sull'Italia che non c’è. Tanto che Garibaldi si chiede sospirando se “non saria stato meglio tenersi gli austriaci?”. Ma la cicogna del titolo vuol essere portatrice di speranza, di un nuovo futuro che potrebbe essere alle porte, ruolo che Soldini affida, oltreché alla leggiadra Agostina, anche a Elia, il più giovane dei Buonvento, piccolo genio che, forse non a caso, porta il nome di un famoso profeta. Nonostante alcuni segnali positivi, la chiusa pensata da Soldini per questo film è pessimista, come confermano l’ultima scena e le parole di Garibaldi: si viene così a creare una netta contrapposizione fra ciò che si vede (Malaffano ha la meglio) e ciò che viene trasmesso in maniera più implicita (il ritrovamento della cicogna è l’anticipazione di un capitolo nuovo e probabilmente felice che sta per iniziare per la famiglia Buonvento, di cui Diana è parte integrante). Forse ognuno è libero di seguire l’interpretazione che preferisce? O forse il significato de Il comandante è la cicogna è che i momenti felici non sono destinati a durare o, al contrario, che non tutti i mali vengono per nuocere?

Di certo i cento minuti che compongono il film sono interessanti, divertenti, impegnati - il che può rivelarsi un’arma a doppio taglio -, anche piuttosto realistici nella loro riproduzione del mondo quotidiano, comunque talvolta esasperato. Soddisfacenti anche gli interpreti, da Claudia Gerini, in un’inedita versione genovese, a Valerio Mastandrea, a capo della sconquassata famiglia Buonvento, da Alba Rohrwacher, tramutatasi in sosia di Arisa, a uno Zingaretti spaventosamente credibile nei panni del disonesto Malaffano. Non soffermiamoci sui nomi parlanti scelti da Soldini per i suoi personaggi, che si commentano da soli, ma spendiamo un’ultima parola sulla stereotipazione e sulla caricaturizzazione dei personaggi che fanno capolino in questo come in altri film che prendono di mira la società contemporanea del nostro Belpaese, e che rendono il tutto, nonostante il risultato complessivamente buono, leggermente stucchevole, segnando la pellicola con una sorta di marchio di fabbrica di un’italianità che non riesce ad uscire da alcuni schemi che si ripropongono ormai da troppo tempo. E che sarebbe forse venuto il momento di superare una volta per tutte.

Titolo originale: Il comandante e la cicogna; Regia: Silvio Soldini; Sceneggiatura: Doriana Leondeff, Marco Pettenello, Silvio Soldini; Fotografia: Ramiro Civita; Montaggio: Carlotta Cristiani; Scenografia: Paola Bizzarri; Costumi: Silvia Nebiolo; Musiche: Banda Osiris; Produzione: Lumière & Company, Ventura Film, RSI-Radiotelevisione Svizzera, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Fonds Eurimages du Conseil de l'Europe, Film Commission Torino-Piemonte, Film Commission Regione Valle d'Aosta; Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; Durata: 108 min.; Origine: Italia/Svizzera, 2012

 


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