Il giardino di limoni PDF 
Anna Barison   

Il regista israeliano Eran Riklis torna a parlare della sua terra d’origine, un territorio che proprio in questi giorni torna ad essere al centro di un conflitto tanto antico quanto mai sopito, e lo fa raccontando una storia vera che ha come protagonisti due famiglie contrapposte e uno splendido giardino di limoni.

Salma (Hiam Abbass) è una vedova palestinese che sulla striscia della Cisgiordania, presso la linea degli insediamenti ebraici, coltiva un fiorente e profumato campo di limoni ereditato dal padre. Ma il destino ha voluto che il giardino si trovi proprio di fronte alla villa appena acquistata dal Ministro della Difesa in terra di confine. I servizi di sicurezza temono che quei folti alberi verdeggianti possano essere il luogo di possibili attentati al Ministro istraeliano e alla sua famiglia. Uomini in borghese e soldati pretendono subito che gli alberi della vicina palestinese vengano tagliati. Il piccolo appezzamento verrà quindi cinto da un reticolato, e fatto deperire, perché alla donna non è più concesso di innaffiarlo. Non mancherà la guardia armata a proteggerlo dall'alto, e quando serviranno i limoni, in occasione del party di inaugurazione della villa, ecco che i soldati beffardamente andranno a staccarli, a rubarli, a deturparli. La storia di questo film si svolge tutta lì, in quel giardino. Una metafora del più grande e complesso conflitto che separa ostinatamente arabi e israeliani, in un fazzoletto di terra grande appunto come il giardino di Salma, una contrapposizione alimentata dall’incomunicabilità tra persone ideologicamente e culturalmente distanti ma tuttavia molto simili in quanto “vicini di casa”. La vicenda narrata viene vissuta attraverso gli occhi di due donne: la vedova Salma, che non vuole rinunciare ai suoi limoni, e Mira, la moglie del politico, che non vuole rinunciare alla sua coscienza, e lentamente si avvicina al suo alter ego palestinese. Gli uomini, tutti un po’ deboli, tutti un po’ impotenti, fanno da sfondo: il marito di Mira che parla per cliché, quello di Salma dall’aria minacciosa e non molto scaltro, i vicini di casa, i figli lontani e l’avvocato dalle buone intenzioni che l’accompagnerà in una battaglia legale senza fine.

Nessuno aiuta la donna, neanche il figlio che la vorrebbe con lei a New York, o i capi della comunità, più islamisti che islamici, preoccupati più per il comportamento scandaloso della signora (“qualche velo in meno, qualche uomo che dorme da lei in più...”) che dall’impegno politico di quella piccola grande battaglia. Persino l'avvocato di Salma, bandiera dell'autorità palestinese sulla scrivania, utilizza e seduce la donna più per farsi un nome e un'altra sposa che per vera militanza e alto senso di giustizia. Salma troverà al suo fianco solo donne. Giornaliste straniere e penne locali ma con piglio occidentale. E perfino la moglie del Ministro a poco a poco capirà che c'è qualcosa che l'accomuna alla signora del giardino di fronte. Entrambe, guardandosi negli occhi, si riconoscono finalmente abitanti di serie b di una stessa terra, rappresentanti di due popoli che potrebbero gestire insieme, e senza innalzare muri, la stessa nazione, sradicando autoritarismi politici, ortodossia religiosa e machismo fanatico reciprocamente subito, per tornare ad un vivere dignitoso e civile.

L’autore ha saputo abilmente mescolare dramma e commedia, firmando una metafora dal profumo agrodolce che si stempera con delicata forza e umorismo pacato. La lotta in difesa dei limoni assume una valenza poetica universale, in cui la solidarietà tra donne sembra destinata a rimanere frutto di un sogno del regista e non, purtroppo, il reale mezzo per la risoluzione dei problemi. Hiam Abbas ha un'intensità straordinaria, in cui si riflette il sentimento pieno dell' opera, quasi una fiaba in cui con profonda leggerezza, a passi felpati, un bravissimo regista israeliano fa con coraggio la prima mossa di pace. Strameritato il Premio del pubblico all’ultimo Festival di Berlino.

TITOLO ORIGINALE: Etz Limon; REGIA: Eran Riklis; SCENEGGIATURA: Suha Arraf, Eran Riklis; FOTOGRAFIA: Rainer Klausmann; MONTAGGIO: Tova Asher; MUSICA: Habib Shadah; PRODUZIONE: Francia/Germania/Israele; ANNO: 2008; DURATA: 106 min.

 


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