Confessions PDF 
Monica Pentenero   

Il centro propulsore di Confessions è la vendetta, un sentimento pericoloso e inarrestabile che innesca tutte le azioni dei protagonisti del thriller giapponese diretto da Tetsuya Nakashima, candidato all'Oscar nel 2011. Il risultato è decisamente riuscito, gli inquietanti piani messi a punto dalle menti distorte che guidano il gioco catturano l’attenzione e precipitano lo spettatore in un baratro scuro e claustrofobico. Nakashima si affida alle circostanze create da Kanae Minato, autore del romanzo Confessions, cui il film si rifà fedelmente, per amplificarle con tecniche e motivi che ben si sposano con esse.

Se la morte di una bambina costituisce un evento tragico in grado di colpire l’animo di coloro che ne vengono a conoscenza, ancora più sconvolgente e intollerabile è l’omicidio premeditato di una piccola innocente. A un delitto tanto efferato e crudele non potrà che seguire un castigo altrettanto disumano. Yuko Moriguchi è l’insegnate di una scuola media che cerca di fare il suo lavoro seguendo le regole, ma il suo rapporto con gli allievi risente della freddezza che la posizione le impone, tanto che se alcuni di loro si limitano a non rispettarla, altri arrivano persino a odiarla: la donna diventa dunque il bersaglio perfetto per due dei suoi allievi che, per motivi diversi, desiderano fargliela pagare. Prima vendetta. Shuya e Naoki, questi i nomi dei due problematici ragazzi, uccidono Manami, di soli quattro anni: la madre Yuko conosce i colpevoli, ma il loro crimine viene classificato come incidente e in ogni caso la legge giapponese li proteggerebbe poiché i minorenni non possono essere arrestati, né tantomeno condannati. L’insegnante vuole allora farsi giustizia da sola. Seconda vendetta. Le tre persone maggiormente coinvolte in questa spirale d’odio hanno subìto cocenti delusioni: da un destino ingiusto, dalla propria professione, da una figura da cui ci si aspettava comprensione e protezione. Shuya vuole uccidere per attirare l’attenzione della madre che lo ha abbandonato, Naoki uccide perché si sente tradito, Yuko porta a uccidere per dare una lezione di vita e per sete di vendetta: i ragazzi hanno ucciso la sua amata figlia, Yuko farà in modo che loro uccidano le rispettive madri. Una legge del contrappasso applicata con agghiacciante lucidità, perseguita fin dall’inizio con un piano diabolico e cervellotico in perfetto stile nipponico, ben lontano dal semplice avvelenamento che l’insegnante rivela di aver compiuto alla sua classe sgomenta nella prima parte del film.

Nella capacità di celare il vero intento di Yuko Moriguchi e la natura profonda di Shuya Watanabe sta la bellezza di Confessions, che appunto propone, secondo uno studiato incastro di sequenze, le confessioni dei protagonisti, dando vita a un racconto corale nel quale alcune voci prevalgono su altre. Per rendere più tangibile l’ansia e lo squilibrio che caratterizzano i personaggi e la società che Tetsuya Nakashima descrive, il regista fa un uso quasi estenuante del ralenty e dei contrasti cromatici, riproponendo talvolta scene e sequenze per aumentare la tensione e sottolineare la determinazione con cui gli aguzzini perseguono i loro scopi. Sarebbe inutile cercare di isolare i molteplici temi presentati nei 106 minuti del film, ora brevi, ora estremamente lunghi, basta citarne uno su tutti: il bullismo dilagante. Più interessante è invece l’utilizzo degli elementi naturali, fondamentali per inframmezzare o accompagnare alcuni episodi di Confessions: la terra viene evocata in maniera secondaria, ma evidente, dai corpi che giacciono senza vita sui pavimenti, quello della piccola Manami, quello della madre di Naoki, quello di Mizuki e anche quello, sebbene ancora vivo, dello stesso Shuya; il vento addensa, invece di spazzarle via, le nuvole che coprono il cielo che funge da passaggio fra numerose sequenze; l’acqua uccide Manami, annegata nella piscina della scuola sotto gli occhi di Naoki, e all’acqua si contrappone naturalmente il fuoco che, per completare il quadro del contrappasso, uccide brutalmente la madre di Shuya.

Senza voler entrare nel merito di un discorso sulla globalizzazione, dal momento che oggi è risaputo come nazioni molto lontane fra loro tendano ad avere sempre più punti in comune, bisogna ammettere che un paese come il Giappone per noi occidentali continua a rappresentare un’entità distante e spesso difficile da comprendere: ecco allora che Confessions, un thriller che, al momento della sua conclusione, non sembra lasciare nodi irrisolti o difficoltà di comprensione alcuna, nasconde in realtà qualcosa che all’occhio dello spettatore medio probabilmente sfugge. Uscendo dalla sala, forse, qualcuno si interesserà a luci ed ombre del militaresco sistema dell’istruzione nipponica, alla dipendenza dalle nuove tecnologie che coinvolge soprattutto i giovani o al fenomeno degli hikikomori in cui rientra Naoki con il suo isolamento ossessivo.

 


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