Johnnie To al Far East, fra deliri e nostalgie PDF 
Davide Morello   

ImageIl Far East Film Festival festeggia il suo decimo anniversario con un ospite d’eccezione come Johnnie To, accompagnato dal collaboratore di lunga data Way Ka-fai, co-sceneggiatore e co-regista che è tornato al lavoro con il noto cineasta di Hong Kong dopo quattro anni dal loro ultimo Running on Karma. Lungo la scia di una prolifica carriera, che parte dalla televisione per approdare al ruolo di regista, sceneggiatore e produttore, Johnnie To lavora come autore audace, che ama il cinema, narra le sue infinite possibilità e combinazioni, ne esplora le forme e crea dei mondi governati da proprie leggi, venati sempre da una sorta di  fantasiosa magia, fredda ironia ed enigmatica follia, sia che si tratti di un gangster film, di un thriller o di una commedia. In qualità di produttore, con la sua compagnia Milkyway Image, sostiene e si propone di far emergere giovani registi come Law Wing-cheong che, procedendo e prendendo spunto dal successo di PTU (2003), gira il primo episodio autonomo per la televisione, Tactical Unit – The Code. Primo di un progetto che comprende quattro episodi e un film conclusivo per le sale, e che si pone come prodotto insolito per il piccolo schermo poiché girato in ambientazioni urbane reali, con valori di produzione cinematografici, con star del cinema e con una durata seriale limitata. Protagonista è l'Unità Tattica di Polizia che si distingue per le sue maniere talvolta poco ortodosse, di cui fa ampio uso per mantenere l'ordine nella città e per svolgere indagini. Improvvise irruzioni nei night, violenze, interrogatori, pedinamenti ed inseguimenti scandiscono la narrazione che dosa i vari ingredienti tipici del genere in un'affabulazione che mette in luce derisoria la stessa squadra di polizia. Gli interessi privati da salvaguardare all'interno di un nucleo che a sua volta è soggetto di indagine da parte di colleghi degli affari interni e una caserma tenuta sotto scacco da un ricercato che si nasconde dopo essere sfuggito al controllo. Proprio le reazioni inattese, le svolte improvvise, rendono dinamica una narrazione che trova nelle azioni di inseguimento momenti di strutturazione efficace che gioca abilmente sulla dilatazione spazio-temporale, come sulla suspense che impegna la scena conclusiva con l'imminente risoluzione aperta.

ImageProduttore di registi esordienti, si è detto, ma soprattutto produttore di se stesso, in collaborazione con il collega Way Ka-fai con Mad Detective (2007), e da solo con Sparrow (2008). La creatività e l'inventiva di Johnnie To spazia dalla detective-story psichiatrica più che psicologica, surreale e spiazzante del primo, al ritratto nostalgico e celebrativo della città di Hong Kong e del cinema, con diretti riferimenti al poliziesco, alla commedia, al musical e al cinema francese, del secondo. Mad Detective è una pellicola che elabora forme narrative e articolazioni sintagmatiche che si spingono ai confini della linearità e della contiguità con un gusto e uno stile accattivante e disorientante. Un poliziotto in pensione viene chiamato per intervenire in un caso intricato da un suo collega più giovane, il quale, la sera, in un'operazione delicata, perde la pistola che finisce in mano al ricercato e con la quale sono stati recentemente compiuti numerosi gravi reati. Il motivo ricorrente dell'arma di ordinanza perduta o rubata diviene pretesto per mostrare il detective all'opera in un complesso e allucinato intreccio di visioni soggettive, situazioni assurde e surreali in cui la realtà è sottoposta alla ricostruzione arbitraria, come lascia intendere l'originale epilogo. I metodi del detective si contraddistinguono da subito tramite scene dal carattere iperbolico, eccessivo e demistificatorio: nell'ufficio della stazione di polizia accoltella un maiale morto con accanimento e si fa chiudere all'interno di una valigia che verrà subito spinta giù per le scale. Il suo principio guida nello svolgimento delle indagini si fonda sull'emotività piuttosto che sulla logica, e l'incombenza delle sue visioni guidano lo spettatore attraverso un labirinto spazio-temporale fatto di doppi e riflessi. Il potere di vedere negli altri le molteplici personalità, le stratificazioni della realtà, gli permette di agire, ma anche lo condanna, in un mondo di verità, inganni, falsità e fantasmi in cui non vi è più distinzione fra i diversi livelli. In un dialogo in continuità, nell'alternanza dei campi, ci si trova di fronte a un altro interlocutore, magari in un altro luogo. Al ristorante la macchina da presa si fa instabile quando dialoga con i suoi colleghi: va in bagno e urina sulla gamba del prigioniero che, nel corrispondente controcampo, diviene la sua stessa moglie, per poi tornare ad essere l'uomo con il quale si scatena un'inattesa rissa. L'orecchio tagliato all'inizio del film si ritrova disseminato tra altri dettagli nel corso della narrazione, rivelandosi come oggetto tipicamente surrealista in relazione al motivo della mutilazione, che ben si integra con il perturbante tema del doppio. Il seppellimento del giovane collega in vita e consenziente, nel quale il racconto compie un salto temporale indietro tramite il regime della proiezione soggettiva: il ritrovamento della pistola per mano dello stesso rapinatore ricercato, la fuga improvvisa del protagonista e il risveglio sotterraneo del poliziotto dalla propria fossa. Frammenti narrativi di un collage che stravolge l'ordine degli eventi e le loro relazioni causali. L'universo diegetico e la composizione strutturale del film ruotano intorno ad un concetto di relatività costante e alla labilità di un sistema la cui ricostruzione può essere messa continuamente in discussione, come la dinamica della sparatoria che chiude il film, anticipata dai giochi di specchi.

ImageLa continua curiosità, la sperimentazione e la ricerca di To si orientano verso un registro vivace e spiritoso con la finezza del tocco metalinguistico, nostalgico e celebrativo del successivo Sparrow. Questa pellicola, dice il regista, rappresenta per lui il feeling e la memoria che sottendono il suo legame con la città di Hong Kong. Città che coniuga la cultura orientale, quella occidentale e la cultura dell'immigrazione. È un diretto omaggio al film Pickpocket di Robert Bresson e riceve contaminazioni del musical senza rientrare nel genere. In una fotografia a tratti ingiallita, d'epoca, una banda di borseggiatori vive per strada fra le proprie vittime e le bische. Una donna misteriosa fa la sua comparsa fotografata per strada, rigorosamente in bianco e nero, e degli uomini silenziosi, altrettanto misteriosi, si ritrovano appoggiati a dei muri, o lungo le vie, con una loro funzione narrativa che si coglierà solo nel finale. Tra serie di interni noir, ritratti urbani, vagabondaggi e riprese notturne con insegne al neon, si fanno strada sequenze memorabili di viaggi in auto lungo le strade illuminate, con primi piani in una cabrio anni Sessanta, con la musica che enfatizza e caratterizza la scena. All'elogio fa da contraltare il risvolto burlesque e distaccato, come nella scena del locale in cui il borseggiatore vuole ubriacare la misteriosa donna per prenderle l'orologio. Il rovesciamento comico lo vede, dopo la bevuta, solo e derubato. Il tono da commedia musicale si nota, oltre che nell'utilizzo della colonna sonora, nella strutturazione di un mondo straniante, nelle relazioni che si instaurano fra gli avvenimenti. I dettagli dei borseggi, o giochi di prestigio, le situazioni paradossali improbabili, in cui il portafoglio del malcapitato è prelevato e restituito vuoto nell'attimo di un delicato scontro per strada; il travestimento nella sala dei massaggi con la fantasiosa scena che segue: il furto della chiave al cliente, il palloncino utilizzato per trasportarla, la ricorrente figura del ladro derubato. La citazione letterale del film di Bresson si scorge sui manifesti dei quattro ricercati affissa in un sottopassaggio.

Elementi eterogenei che compongono un'avventura narrata con la caratteristica eleganza di Johnnie To, che riesce a conciliare culture, tendenze di differente natura all'insegna di un intimistico riconoscimento e del culto per il cinema in cui lo straordinario rientra comunemente nella norma.

 


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