Gorbaciof PDF 
Tiziano Colombi   

Pomeriggio di pioggia, poca gente in sala. Gorbaciof, sesto lungometraggio del regista napoletano Stefano Incerti, a lungo collaboratore di un altro cineasta partenopeo Mario Martone, stende sugli spettatori un velo di delicata tristezza. Storia muta di un cassiere del carcere di Poggioreale con il vizio del gioco d'azzardo. Tony Servillo al centro della scena ci mette faccia e corpo. Tutto, dalla sceneggiatura alla regia, è al suo servizio. Ne viene fuori una grande prova d'attore in un film che rinuncia a se stesso e si fa piccolo per non oscurare la sua carta più pregiata. Napoli non è la cartolina dall'inferno di cui scrive Saviano: meno feroce ed esplicita, la città è ritratta nella sua tremenda quotidianità, fatta di espedienti e vite minute spese a sopravvivere.

Qualcosa dei romanzi di Ermanno Rea si è depositato sulla pellicola di Incerti. Gorbaciof rifiuta la parole, non parla se non per gesti e smorfie, cammina impettito e veloce come se sapesse dove andare, come se la sua esistenza avesse un fine, i suoi passi uno scopo. La macchina da presa è costretta al primo piano, all'indugio, non segue Servillo: lo rincorre. In molti hanno visto nel film di Incerti la lezione del cinema americano anni Settanta, lo Scorsese di Taxi Driver e Brian De Palma. Qualcosa nelle sequenze notturne illuminate dal traffico forse giustifica l'assonanza, ma non pare si possa andare oltre. Molto rimane, invece, della tradizione della cosiddetta "nuova generazione napoletana", che al cinema ci arrivò dal teatro. Le gambe lunghe e il portamento impettito di Servillo non hanno ricordato a nessuno Jaques Tati? Colpa del tempo che passa e della memoria corta. O semplicemente si fatica a riconoscere come uno stesso gesto possa a un tempo far ridere e commuovere. Gorbaciof riesce finanche a innamorarsi di una giovane donna cinese con la quale proverà a sorridere nella luce bianca di un aereoporto dal quale, i due,  mai riusciranno a partire. La miseria è tra la gente, l'amore è possibile solo se rubato all'incedere dei giorni, in uno zoo dove le tigri stanno in gabbia, oppure sognando di essere altrove. Finirà con la morte, grottesca, rumorosa e per nulla banale come vogliono farci credere le cronache di questi tempi. A Napoli si muore male dicono. Chissà come si muore nel resto d'Italia, in famiglia, nei sobborghi ordinati dietro inferiate dipinte con l'antiruggine.

Se Tony Servillo non avesse già ricevuto i grandi e meritati onori per l'interpretazione del senatore Andreotti ne Il Divo e Matteo Garrone non avesse girato Gomorra forse il film di Incerti avrebbe avuto più fortuna. Oggi sembra arrivare in ritardo, senza che ciò possa essere una colpa da imputare al regista, il cui unico torto è quello di aver girato un buon film.

TITOLO ORIGINALE: Gorbaciof; REGIA: Stefano Incerti; SCENEGGIATURA: Diego De Silva, Stefano Incerti; FOTOGRAFIA: Pasquale Mari; MONTAGGIO: Marco Spoletini; MUSICA: Teho Teardo; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2010; DURATA: 85 min.

 


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