Horror complesso, maturo, stratificato, The Descent prende le mosse da una situazione tanto semplice quanto abbondantemente codificata all'interno del genere: un viaggio nella natura incontaminata (nello specifico, l'esplorazione di una caverna) da parte di un gruppo di donne in cerca di un'avventura che si trasformerà prevedibilmente in tutt'altro, sotto forma, in questo caso, di umanoidi regrediti e famelici. Una trama scheletrica, che non cerca di mascherare con le lusinghe del plot (le svolte narrative sono quasi sempre pretestuose, i dialoghi spesso risibili, i personaggi laterali appena sbozzati) un intento che appare invece chiaramente simbolico, e che fa di The Descent una sorta di versione riveduta e aggiornata di Deliverance di John Boorman, ma anche, fuori dai confini cinematografici, dell'Heart of darkness conradiano.
Che Marshall sia a conoscenza del legame che lo lega al capolavoro di Conrad risulta ovvio anche soltanto dalle smaccate, esplicite citazioni da Apocalypse now, oblique dichiarazioni d'intenti che rivelano una filiazione chiara e un altrettanto chiaro apparentamento tematico: The Descent è un viaggio alla scoperta dell'abisso che sta dentro la psiche, mostrando il progressivo affievolirsi dell'umano di fronte al preumano, al bestiale, e del rapido crollo della ragione di fronte alle immensità dell'inconscio. Come Deliverance e Heart of darkness, il film di Neil Marshall è la storia della presa di coscienza dell'oscurità che sta sotto la superficie, e della sua ineluttabile assimilazione da parte dei protagonisti, raccontata in ogni dettaglio di desiderio, tentazione, resa. La civiltà, con le sue regole, la sua razionalità e le sue strutture, è una crosta instabile su pulsioni inimmaginabili, chi osa guardare oltre l'abisso è destinato a esserne attratto irresistibilmente, e a tuffarcisi - letteralmente - dentro (il tema ricorrente del tuffo pare rimandare direttamente ad un altro grande capolavoro conradiano, Lord Jim): succedeva a Kurtz, succede ai protagonisti del film di Boorman, succede, "si parva licet", a Sarah e alle sue compagne, che vedono i loro legami sociali disgregati dall'irrompere di una bestialità rappresentata egregiamente da subumanoidi biancastri e letali, riducendosi ad una ferocia sanguinaria e folle che produce nel film quella svolta splatter che ha fatto storcere il naso a molti ma che appare, al contrario, del tutto motivata.
È anche grazie a questa svolta, insolitamente crudele rispetto ai canoni horror degli ultimi tempi, che The Descent funziona perfettamente a livello "primario", privato com'è di qualsiasi sovrastruttura simbolica, come pura macchina di suspense, destinabile tanto all'adolescente in cerca di sventramenti, quanto allo spettatore più esigente: la scansione temporale è precisa e puntuale, e la dialettica fra luce ed ombra sfrutta con intelligenza le potenzialità del fuoricampo, giocando con la visione dello spettatore e creando uno spazio labirintico e minaccioso, dove lo sguardo si perde e non può mai sentirsi al sicuro. Dispiace solamente che, in una struttura altrimenti compatta e scattante, nell'ultima mezz'ora Marshall dilati il climax troppo oltre la misura, distendendosi con qualche ingenuità in un fumettismo vagamente ripetitivo e in una certa lentezza: ma il finale è splendido e potente e riscatta ogni difetto, tanto inquietante quanto assolutamente ovvio, ineluttabile, necessario.
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