Antonio Capuano PDF 
di Lorenzo De Nicola   

In Luna Rossa, film ricco di riferimenti al dramma sia antico sia shakespeariano, è più importante il tradimento politico o umano?

Uguale, è un tutt'uno. Il film è una visione dall'interno di questa famiglia. Per loro, come per noi, non è chiaro dove comincia il privato e dove inizia il politico e viceversa. È la vita che contiene tutto: il privato, il politico, i rapporti intimi, l'intimità, il sesso, il potere, le macchinazioni i tradimenti... Poi chiaramente ci sono le varie angolazioni e ognuno mette in luce quelle che più lo interessano.

La famiglia Camarraro rappresenta una cellula malata che rimanda alla malattia di qualcosa di più grande, lo Stato, o ha valore in sé?

La malattia coinvolge - non voglio fare il moralista - tutte le persone che sono interessate solo al potere, una specie di cancro che le divora. Questa è una famiglia che agisce solo secondo la logica del potere, il resto non conta, nemmeno i loro stessi rapporti. La lotta per il potere a quei livelli, come insegnano i drammi elisabettiani, Riccardo III in particolare, travolge tutto, è una specie di cancrena. La famiglia comincia a vacillare quando Amerigo (Servillo) diventa morale. Gli scrupoli provocano un indebolimento, da quel momento, anzi un po' prima, precisamente quando Orsola (Truppo) va a prendere sua sorella all'obitorio, il nucleo comincia a sgretolarsi, perché non sono più indifferenti alla morale. È proprio la lotta per il potere, solo per potere e nient'altro che il potere.

Nel mettere in scena questa sintesi di tematiche tragiche, ha seguito un modello cinematografico preciso?

In tutte le opere, da Oci ciornie fino ai tragici americani, francesi, tu puoi trovare scene di vita tua o di vita in senso più ampio, ciò che è sempre presente è la nostra vita e questo è meraviglioso, c'è da sempre questa chiarezza: i problemi centrali non sono stati ancora risolti. Forse solo quando i bambini inizieranno a nascere dalle provette, non ci sarà più la nascita dal corpo della femmina e il padre non esisterà più, solo allora, mancando il primo nucleo da cui nasce la violenza, la famiglia, verrà meno quel tipo di cultura. Se guardi le nostre famiglie non sono cambiate, il complesso di Edipo sopravvive ai secoli - intendo l'attrazione verso la madre in senso pasoliniano, poetico - o la vicenda di Giulietta e Romeo è stata rivissuta poco tempo fa da due famiglie della camorra napoletana; volevo trarne una sceneggiatura, ma poi non l'ho scritta più perché l'ha fatto Roberta Torre. L'innamoramento tra due ragazzi di opposte fazioni, opposte culture è ormai una storia quasi banale, il mio film è tutto disseminato di questi incontri.

Nemmeno qualche vicinanza a William Shakespeare Romeo + Juliet di Baz Luhurman, sia per l'uso della televisione, dei telegiornali sia per quello del kitsch soprattutto quando mostra gli arredi religiosi come l'inquadratura del redentore con alle spalle la vetrata raffigurante un sole stilizzato come quello della bandiera giapponese?

Non mi sono ispirato direttamente a quel film, tutto quello che vedo mi influenza mi cambia indirettamente, ma quando scrivo e giro non ho nessun riferimento preciso, proprio perché ne ho centomila. In questo film ho preso e tradotto una scena di Riccardo III: Egidio (Iuorio), nella stalla, cerca di sedurre Orsola come Riccardo, dopo aver ammazzato il re, seduce la regina. La scena e le parole sono identiche.

La recitazione di Licia Maglietta ricorda il modo in cui Fassbinder faceva recitare la Schygulla...

Riferimenti diretti no...la Maglietta ha un grande talento, tutti si chiedono come abbia fatto a passare dalla casalinga di Pescara a Clitemnestra, è una vera attrice con un'ampia gamma di possibilità. Licia vive una vita esterna al cinema, le piacciono anche altre cose...durante la lavorazione del film stavamo girando una scena nella quale aveva la luce di taglio in faccia che evidenziava le sue rughe, lei non ha detto nulla, sono intervenuto io mettendo una luce più morbida. È un'attrice vera non si interessa delle rughe se sono adatte al personaggio che sta interpretando.

Il fatto che lei sia pittore e scenografo influisce sulle sue regie?

Molto... Anche se quando giro non mi metto a studiare l'inquadratura... Non so spiegare, ho questo gusto dell'immagine, mi interessa molto il racconto dell'immagine che poi, per me, è il cinema. Il fumetto è il primo racconto dell'immagine, i primi piani, il dettaglio, il campo lungo. Per me la sceneggiatura è l'organizzazione scientifica della materia, poi quando giro è come se entrassi in trans, deve nascere un piccolo miracolo tra gli attori, la macchina da presa, le luci...

Quanto sono durate le riprese?

Poco, rispetto alla lunghezza del film, due ore e quaranta, una sceneggiatura ponderosa.

Avete fatto prove come se foste a teatro?

No, niente. Tony Servillo avrebbe voluto, ma non le abbiamo fatte.

In Luna rossa, rispetto agli altri suoi film, Napoli viene mostrata meno, anche se l'essenza tragica della città appare evidente. Come ci è riuscito?

Ho utilizzato alcuni "complici" tragici: la lingua, le pareti grigie e buie, l'uso di certe immagini come Licia Maglietta che, alla fine, ricorda una Madonna di Pompei kitsch, tutta blu. Sentivo il bisogno di avvolgere tutto in un manto nero e l'ho letteralmente fatto nella scena delle donne che escono dall'obitorio. Volevo sembrassero un tutt'uno molto lugubre: le ho avvolte in un unico panno nero.

Si parla tanto della rinascita del cinema napoletano... A me sembra che non sia mai morto...

A Napoli c'è una condizione naturale per lo spettacolo, prevalentemente teatrale... Adesso che si è capito che, come dice Italo Celoro, il cinema è un problema tecnico, è iniziato un grande fermento: chi scrive, chi gira, c'è un'attrazione forte, ci sono veri attori capaci di passare dal teatro al cinema e di affrontare tutti i ruoli.

Progetti per il futuro?

Adesso sono ancora troppo legato a Luna Rossa per pensare al futuro... Un'idea potrebbe essere un film molto divertente girato metà a Napoli e metà a New York.

Come si è trovato a girare in digitale?

È un mezzo che mi piace, ho usato il digitale per questioni economiche, questo film l'avrei girato comunque anche con la camera per i matrimoni. Il digitale rispetta la semplicità dell'impresa, è più agile, ingombra meno, lo controlli subito, soprattutto per il colore si possono realizzare effetti cromatici già in ripresa, la pellicola bisogna dimenticarsela, ormai è proprio una cosa del passato.

 


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