La Pixar oggi rappresenta forse la migliore casa d'animazione digitale, e il suo ultimo lavoro ne costituisce il passo ulteriore di una crescita non solo realizzativa ma anche di approccio a tematiche in grado di suscitare l'interesse del pubblico più variegato. Gli Incredibili solo apparentemente sembra rivolgersi ad una platea infantile, in quanto rivela una predisposizione narrativa e contenutistica accattivante per utenti più maturi. L'elemento profilmico in cui sono calati i protagonisti della storia, infatti, è riconducibile ad un contesto che richiama un'estetica tipica dell'America anni '50, che appare l'ambito visivamente ideale in cui calare questo genere di supereroi, privi dei profondi drammi psicologici marveliani, le cui frustrazioni appartengono ad un più consueto quotidiano. In questo caso il sottotitolo italiano restituisce un'idea plausibile del ménage familiare cui riferirsi pensando a Gli Incredibili, i quali divengono frutto di una persecuzione sociale, che li vede semplicemente relegati al ruolo di persone comuni, impossibilitate a manifestare i propri poteri e differenze, mostrando in questo modo tutta la loro fragilità di individui. La caratterizzazione psicologica di ognuno dei componenti della famiglia trova nel proprio potere la sua manifestazione esteriore più evidente, in quanto ognuno di essi incarna un aspetto umano differente e peculiare, che lo rende compartecipe di un senso di frustrazione sociale comune a molti. Ed è questa incapacità a contenere le proprie difformità, a spingere il capofamiglia ad esercitare clandestinamente il proprio ruolo di eroe insieme ad un suo vecchio compagno di avventura.
Si assiste così ad una storia che cresce progressivamente nel suo sviluppo, delineando gli aspetti fondamentali dei suoi protagonisti, che inizialmente conosciamo all'apice del loro successo, per poi scoprirli anni dopo frustrati da una vita banale e comune, in cui il lavoro alienante e massificante di assicuratore costituisce una perfetta gabbia fisica e metaforica per le aspirazioni del nostro (super)eroe. Gli eroi maschili a loro modo costituiscono un archetipo del genere umano di appartenenza, in quanto incapaci di accettare una condizione loro imposta, tanto da rappresentare delle personalità borderline e disadattate, le cui caratteristiche fisiche, oltre ad evidenziare il decorso del tempo sui loro corpi, evidenziano il trauma psicologico, seppur vissuto e raffigurato con tutta l'ironia necessaria.
Lo spunto progressivo del racconto è dato proprio dal desiderio stimolato ed appagato di Mr. Incredibile di vedersi nuovamente coinvolto in una missione segreta per la difesa del mondo, spunto che sposta il livello della storia da un piano tipicamente domestico ad un contesto decisamente più avventuroso e tecnologico. Sovviene così alla memoria il film d'animazione di Bozzetto Vip, mio fratello superuomo, per il tipo di ambientazione e per quell'estetica cui si faceva riferimento, ma che nel caso italiano aveva ben altri intenti parodistici.
Come in ogni prodotto Pixar le armi vincenti risultano l'ironia e la sdrammatizzazione insite in una sfera a rischio supponenza, come quella del supereroe, che viene ricondotto ad una naturalezza che lo rende simpaticamente umano e meno problematico dei tipici eroi fumettistici rivisti recentemente al cinema.
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