Gomorra PDF 
Alessandra Mellace   

Bisogna ammettere che Matteo Garrone ha realizzato un film che non sembra una fiction televisiva, al contrario di molte altre pellicole italiane in circolazione. Gli attori di Gomorra (finalmente non solo i soliti nomi) si sono rivelati competenti, tecnicamente realistici e taluno a tratti carico di pathos. E che dire di Toni Servillo, ormai da considerare uno degli attori più bravi non solo del nostro paese ma di tutto il mondo.

Ma c’è qualcosa che sfugge nel film di Garrone fresco del Gran Premio della Giuria a Cannes. E questo qualcosa viene dal rapporto con il libro da cui è tratto e da cui prende il titolo. Semplicemente il best seller di Roberto Saviano è tutt’altra cosa rispetto al film. E questo per varie ragioni. Innanzitutto il punto di vista con cui vengono narrate le storie. Garrone usa un narratore esterno, un occhio senza giudizio, uno spettatore inerte e impotente di fronte alla tragicità degli eventi. Saviano invece agisce in prima persona: guarda ciò che gli accade attorno, partecipa agli eventi narrati, parla con i protagonisti delle sue storie, intervista persone di grande interesse (ed è da un’intervista che Saviano prende l’idea per intitolare il suo lavoro ‘gomorra’, titolo mai spiegato nel film e invece una delle parti più coinvolgenti del libro). Si mette in gioco facendo nomi e cognomi. Lavora nel porto di Napoli e nei cantieri edili. E da qui viene fuori un ulteriore motivo della diversità del film rispetto al libro: la scelta degli episodi da narrare.

Garrone ha scelto storie marginali come la vicenda di Don Ciro, il “postino” che consegna la mesata, tralasciando invece fatti ben più rilevanti, come l’episodio sul porto di Napoli che dà inizio al libro. La vicenda dei cinesi e dei loro tratti tra il ridicolo e il tragico, della merce contraffatta e dei carichi illeciti, meritava sicuramente una parte nel film. Ma Saviano non narra esclusivamente storie, il suo non è solamente un romanzo. Gomorra è sì a tratti un romanzo, tuttavia è anche un saggio e un reportage di “guerra”, e Garrone non poteva tralasciare questo particolare. Saviano traccia un’analisi socio-politica ed economica dettagliata, documentata e coerente del ‘Sistema’. La sua indagine a tratti marxista è sicuramente ciò che c’è di più rilevante nel libro in quanto lucida consapevolezza e descrizione del fenomeno in questione. Il tutto con una scioltezza di linguaggio che rende l’analisi più accattivante di un saggio critico accademico. Le vicende narrate sono semplicemente esempi in funzione di questa analisi.

L’elemento maggiormente rimarchevole che stabilisce la differenza tra film e libro deriva dal fatto che Garrone ha inquadrato solamente Napoli e il territorio circostante, tranne che nell’episodio, di un’attualità struggente, sui rifiuti, dove tuttavia l’imprenditore del nord Italia sembra quasi una caricatura. Invece Saviano, ed è la vera forza del libro, parla della Camorra, o meglio del Sistema, come un qualcosa che coinvolge tutta Italia, da dove buttiamo i rifiuti a ciò che mangiamo, a ciò che indossiamo. Il Sistema è così forte e permeabile alle strutture dello Stato che regola la vita di tutti gli italiani e non solo dei napoletani. Per questo motivo Saviano narra in modo autobiografico: per renderci partecipi, per immedesimarci, per dirci che siamo tutti colpevoli, anche se inconsapevoli e involontari. Il Sistema è in mezzo a noi in un modo così penetrante e inconsapevole che non la vediamo neanche agire, figuriamoci pensare di sconfiggerlo (anche se nel libro ci sono tratti di speranza). Si può obiettare che il film prende solo spunto dal libro per poi divenire un’opera autonoma. Ma se così fosse il titolo dovrebbe essere diverso e non lo stesso, perché in questo modo sembra che voglia solo farsi pubblicità sull’onda del successo del libro.

E’ mia opinabilissima opinione che Garrone e il cinema nostrano abbiano nuovamente perso una possibilità di raccontare l’Italia, con le sue innumerevoli bellezze che si intrecciano alle sue tragiche e immorali tristezze, con occhio critico consapevole e partecipato. Ci si è ancora accontentati di un cinema che guarda la realtà come un entomologo compie dissezioni sugli insetti,con uno spirito estraneo e innocente, senza che nessuno di noi lo sia realmente.

 


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