Batman Begins PDF 
di Paolo Fossati   

Finalmente Christopher Nolan mette in scena un personaggio che indossa una vera maschera, che trova il senso della propria esistenza nella lucida decisione di vivere due vite parallele. Con la rappresentazione di Batman – impossessandosi, dunque, di un mito radicato nella cultura pop e affrontando tutti i rischi connessi ad un'operazione dalle alte aspettative e dal sostanzioso budget – il promettente regista si consacra, mettendo a fuoco l'ennesima declinazione del tema che permea il suo cinema (Following, Memento, Insomnia): una ricerca di indizi per svelare un mistero che poi finiscono per rivelarsi utili soprattutto per delineare l'interiorità del personaggio che li ha individuati. Insomma, un viaggio nell'inconscio di un detective. O un tuffo nella psiche di un curioso.

Accade anche a Bruce Wayne (interpretato da Christian Bale). Il giovane, vittima di una grave ingiustizia, dopo aver cercato le risposte ai suoi enigmi perdendosi nel mondo, risoluto, comincia a inseguirle dentro la propria anima e decide di crearsi un altre-ego, di trasformarsi – a tempo determinato – in Batman, l'eroe di cui la società ha bisogno per combattere il crimine. Il simbolo a cui ricorrere per dominare la paura. Il primo ad avere un'estrema necessità di Batman è proprio Bruce, che lo crea come meccanismo di difesa, camaleontica strategia per mimetizzarsi nella notte delle sue paure. Sceglie il pipistrello proprio perché teme l'animale a causa di un trauma infantile. Incarna le proprie angosce per usarle come arma contro il male: avendo provato più volte lo stesso terrore che ossessiona la folla, sa come potrebbe placarlo e decide di provarci. La sua presa di coscienza non consiste nel riconoscere in se stesso ciò che è sempre stato senza essersene accorto (non si scopre detentore di alcun superpotere), ma nel capire di doversi trasformare in un'icona rassicurante per gli altri, così da tranquillizzare anche se stesso. É un momento di transizione, un tentativo di spiccare il volo.

Scommessa vinta sia per l'eroe sia per il metteur en scene, che riesce a sdoganare definitivamente la propria firma autoriale nell'olimpo del cinema mainstream senza deludere i cultori della sua poetica. Il Bruce Wayne mutuato dai fumetti di Bob Kane diviene nei fotogrammi di Nolan un uomo tormentato, freneticamente impegnato nel tentativo di risolvere un mistero, che scoprirà essere quello riguardante la propria vera natura. E lo scioglierà raddoppiando.

Il Batman di Nolan non poteva essere altro che un personaggio alla ricerca delle proprie origini, tormentato dall'ansia di ricomporre il puzzle della propria personalità, di conoscere il mondo come fosse un tirocinio per prepararsi ad indagare nelle profondità del proprio inconscio. Affrontare un lungo viaggio iniziatico e redigerne la mappa, collezionare in modo maniacale indizi per dimostrare un teorema... è in attività di questo genere che l'energia dei personaggi di Christopher Nolan solitamente si disperde, fino a quando un capovolgimento di prospettiva rivela loro cosa stanno davvero cercando: un'identità. Anche per Bruce Wayne è così: dopo aver assistito all'omicidio dei propri genitori compiuto da un disperato criminale, parte per una spedizione verso l'ignoto, a oriente, brancolando nel mondo alla ricerca di una rivelazione su se stesso, ma illudendosi di essere in cammino per scoprire i segreti della psicologia criminale, in modo da poterla ricondurre all'ordine ed alla legalità una volta tornato in occidente.

Il ragazzo che si prepara a diventare uomo-pipistrello, però, catturato nella rete di un regista con velleità autoriali dell'entità di Nolan, non può sottrarsi al pellegrinaggio nei meandri della propria mente. Ci troviamo così spettatori della genesi di un eroe mascherato, messo a nudo prima di poter indossare il costume che lo consacrerà mito contemporaneo. L'enfasi che da sempre accompagna le avventure di Batman, dalla carta dei fumetti alla celluloide della pellicola, non svanisce ma si congela temporaneamente per tutta la prima parte del film, che consegna ai nostri occhi immagini di un uomo che ha ibernato i propri intimi quesiti, in attesa di un disgelo rivelatore. Nolan sceglie Christian Bale e lo esilia, prima in prigione, poi tra ghiacci metaforici, costringendolo ad un training da Neo-Matrix o novello Ultimo Samurai, spiazzando per lunghe sequenze chi, dinanzi allo schermo, brama le atmosfere buie di Gotham City e il fruscio di un nero mantello da pipistrello.

Nei momenti in cui rabbia ed orgoglio hanno la meglio sulla razionalità del personaggio, gli occhi dell'attore celano a malapena il temibile bagliore gelido perfezionato nell'interpretazione di American Psycho. La crisi interiore sfocia in una tempesta di pensieri che lo portano alla decisone di indossare una maschera che trasformi le sue paure (nella fattispecie i pipistrelli) in qualcosa che anche gli altri possano temere.

Bruce scoprirà la propria vera identità, paradossalmente, dopo la scissione che lo condannerà all'alternanza tra due esistenze, quella umana (estremamente terrena, radicata nella realtà sensibile e tangibile: è un giovane miliardario e per non destare sospetti sulla sua doppia vita decide di ostentare le propria ricchezza, dedicandosi a una vita dispendiosa, tra lusso e voluttà) e quella eroica (misteriosa, mascherata dalle tenebre e da una veste/corazza che gli ricorda la propria missione e le proprie paure, proprio come il corpo avidamente tatuato del protagonista di Memento, che nasconde l'epidermide, crea sgomento in chi lo osserva. Guida, protegge e condanna l'uomo all'eterno ricordo di un trauma).

Psiche dunque, non fantascienza. Nolan affascina con l'ignoto, seduce con l'ambiguo, ma non scivola mai nell'impossibile: tutti i misteri che permeano le situazioni in scena sono spiegabili. Assottigliandosi, il ghiaccio, svela sempre più la propria trasparenza. Inseguendo la memoria della propria infanzia felice Bruce decide di cominciare una doppia vita e, insonne, vegliare su una metropoli buia.

 


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