Rollerball PDF 
di Lorenzo De Nicola   

Attraverso il placido Drugo, antieroe protagonista de Il grande Lebowski (1997), che dopo aver ricevuto in faccia le ceneri del suo compagno morto accusa il militarista Walter di trasformare qualsiasi gesto in azioni dal sapore grottesco, i Coen, rappresentanti di una "libera" espressione cinematografica, contestano indirettamente la produzione mainstream hollywoodiana e le sue tipiche tendenze megalomani.

Questo tipo d'interpretazione potrebbe certamente non piacere a qualcuno (soprattutto agli stessi Coen che, si sa, mal digeriscono le riletture in chiave critica delle loro opere), risultando eccessiva e forzata, ma è calzante se riferita a quelle opere confezionate oltreoceano che piombano nelle nostre sale cinematografiche senza grandi velleità. Tra queste spicca senza dubbio Rollerball 2001, firmato John McTiernan.

Il film di Norman Jewison del 1975, tratto dal romanzo fantastico di William Morrison, non brillava certo per acutezza e ben poco ha lasciato nella memoria degli spettatori, se si escludono il petto villoso del protagonista James Caan e le spettacolari e aggressive sequenze del violento gioco. La condanna nei confronti del debordante capitalismo e del dilagare dall'aggressività - incarnata da un'utopica società futuristica del 2018, in cui la brutalità di questo nuovo gioco viene utilizzata come sedativo per la popolazione di un mondo reso perfetto dall'egemonia delle multinazionali - è tanto evanescente quanto velleitaria. Così la ribellione del protagonista non riesce a godere di quel climax drammatico che probabilmente gli sarebbe spettato.

Partendo da queste premesse il remake di Mc Tiernan, specializzato in film d'azione (Predator, 1988; Trappola di cristallo, 1990; Last Action Hero, 1995; Die Hard, 1995, solo per citare i più famosi), aveva tutte le carte in regola per dare vita ad una rilettura di qualità, che sapesse cogliere i pregi e i difetti dell'originale trasformandoli in un film accattivante, sfruttando i codici del genere con sensibilità moderna. La lentezza e la ridondanza in cui spesso e volentieri incappava il film di Jewison avrebbero dovuto lasciare spazio all'adrenalina pura, così come la violenza avrebbe dovuto essere sostituita da massicce dosi di "ultraviolenza".

Ebbene, inspiegabilmente, Rollerball 2001 tradisce tutte le attese andandosi a porre molti gradini al di sotto del modello iniziale.
L'impianto narrativo viene completamente stravolto, riproponendo il plot mitico di Davide e Golia. Ad Alexi Petrovich (Jean Reno) - un magnate dell'industria mineraria dei giorni nostri e proprietario, in esotiche nazioni asiatiche, dei diritti del gioco del Rollerball - si oppone Jonathan Cross (Chris Klein, direttamente da American pie 1 e 2), eroe immacolato, che non subisce il fascino di belle donne e macchine costose per abbracciare prontamente la causa delle povere popolazioni oppresse, di cui diventa il liberatore. Il rimaneggiamento della struttura originale del campo da gioco e le azioni che vi si svolgono non riescono ad uguagliare l'intensità delle inquadrature di Jewison, aumentando in maniera drammatica quella dimensione kitsch che, al contrario, doveva essere eliminata.

L'operazione di Mc Tiernan rende più superficiale il messaggio di partenza: ancora una volta gli Stati Uniti sono i portatori nel mondo dell'ideale di uguaglianza e libertà, questa volta professato da un coraggioso e scapigliato californiano.
Jonathan Cross, il gladiatore dei circhi del futuro, malgrado abbia tentato ben ventisei anni addietro di togliersi le catene del culto dell'ignoranza, dell'oscura pressione massmediatica, della propaganda, rimane - ai giorni nostri - lo schiavo delle logiche di un sistema totalitario che impone regole e ideologie. La ribellione finale, con tanto di sparatoria, non fa altro che trasformarlo nel fac-simile di altre decine di "supereroi" che popolano i film di genere; il suo agire diventa uno stereotipo e pertanto perde di significato.

Allo stesso modo viene messa in discussione l'utilità di Rollerball 2001, remake dall'impianto a dir poco imbarazzante, che nemmeno la bravura degli attori e un'ottima colonna sonora sono in grado di riscattare.

 


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