Nick’s Movie: lampi di cinema PDF 
Mario Bucci   

Di film metacinematografici ne esistono davvero tanti, così tanti da poter parlare senza timori di un vero e proprio genere. Tra questi, però, sono pochi a possedere quello spirito in più che ne fa dei veri e propri gioielli (Godard, Truffaut, Tarkovskij). La maggior parte delle pellicole che parlano di cinema nel cinema si basa solitamente su una struttura narrativa di fiction, e quasi sempre si tratta della storia di un regista che vuole fare un film. È questo il caso di Nick’s Movie - Lampi sull’acqua, film in cui Wim Wenders decide di fare un film su Nicholas Ray. Ma che cos'è che fa di Nick’s Movie un piccolo gioiello? Innanzitutto la presenza di due cineasti: Wim Wenders e Nicholas Ray, appunto, uno chiaramente sperimentale e l’altro decisamente classico. Due mondi a confronto che già di per sé aggiungono quel qualcosa in più che, spesso, sembra mancare a chi ha frequentato (e frequenta) il genere. Un genere che ha tra i suoi topoi più importanti la rappresentazione di tutto il processo creativo che conduce alla realizzazione di un film, e che nella maggior parte dei casi si conclude con un lavoro del tutto autoreferenziale sulla difficoltà di portare a termine questo processo. Ricordate Effetto Notte? Wenders, però, va oltre Truffaut, aggiungendo elementi nuovi che mancano al lavoro del regista francese, prima di tutto l’uso del materiale da backstage, che, soprattutto nella prima parte del film, sortiscono sullo spettatore un effetto di straniamento quasi brechtiano (la preparazione della scena di Ray a letto e del loro primo incontro).

Un altro importante elemento che contraddistingue il lavoro di Wim Wenders è la sua natura documentaria. Ray è un regista malato, perennemente con una sigaretta in mano, un regista che nonostante la prossimità della morte si sente ancora pronto a tenere lezioni di cinema e di vita con la concretezza e il cinismo che ha contraddistinto tutta la sua carriera. Trattandosi di un film su un regista, e trattandosi anche di un film su un uomo che sta morendo e che è alla ricerca di se stesso prima di morire, il documentario di Wim Wenders è quindi un'importante riflessione su di un cinema che è prossimo alla morte, che cerca di ritrovarsi per resistere a quella che è la sua fine, vittima del consumismo e del mercato cinematografico. Nick’s Movie è un gioco cinematografico, un gioco serio che affronta la morte di un uomo disposto a mettersi nelle mani di un altro per ritrovare se stesso. Wim Wenders definisce le regole di questo gioco entrando e uscendo dalla storia madre in continuazione, attraversando la sottile linea del racconto lineare, passando per la sceneggiatura (il racconto di Ray sul ladro malato di cancro), per il montaggio (voice over, backstage), per la fotografia (le immagini dei titoli di testa e le dissolvenze incrociate che si compongono di immagini in altre immagini).

A interrompere di tanto in tanto il percorso narrativo è la voce off dello stesso Wenders, che, nel tenere le fila del progetto, mette in gioco anche le sue profonde riflessioni sul rapporto con Nicholas Ray, e sulla sua difficoltà di stare tra la vita e la morte, tra la realtà e il cinema. Una posizione che lo mette continuamente nella condizione di riflettere su quanto accade, se interrompere o andare avanti con le riprese, accorgendosi però che per lo stesso Ray l’interruzione del percorso creativo di cui è protagonista sarebbe forse più mortale che continuare a sottoporlo a questo difficile sforzo. La riflessione sulle difficoltà del gesto creativo ricorda l’umiltà di Pasolini di fronte a Moravia nel suo documentario Comizi d’amore. Come il poeta, anche Wenders svela il processo creativo mettendo in gioco soprattutto le concrete riflessioni del regista di documentario, costantemente in crisi di fronte a quanto era previsto sulla carta e quanto accade realmente di fronte alla camera.

E, in effetti, questo viaggio nostalgico cambia a metà percorso, abbandonando la ricostruzione metacinematografica e facendo emergere di più l’elemento affettivo: quello di un uomo di fronte alla morte (e il backstage assume un valore superiore a quello della messa in scena). Inizia, con la lettura del diario di Ray, uno sviluppo superiore del film, una sorta di nemesi tra i due grandi registi, dove l’autore tedesco diventa voce dell’amico americano e la penna di Ray prende posto nelle immagini di Wenders: una riuscita sintesi godardiana alla quale Wenders sottrae il ruolo centrale dell’esasperazione della ricerca del linguaggio (qui fatta propria) per riconsegnare al personaggio, e alle emozioni, il centro delle pulsioni di questo film. Cuore e metodo, affetto e ricerca, paura e coraggio, morte. Lampi di cinema di due maestri che hanno dato vita, assieme a tutti coloro che vi hanno partecipato, a un piccolo gioiello di cinema, partendo proprio da una profonda riflessione sulla morte. Il risultato è Nick’s Movie: una nave guidata che affronta le onde spedita sull’acqua, il cui capitano è una macchina da presa.

Titolo originale: Lightning Over Water; Regia: Nicholas Ray, Wim Wenders; Sceneggiatura: Nicholas Ray, Wim Wenders; Fotografia: Edward Lachman, Martin Schäfer; Montaggio: Peter Przygodda, Wim Wenders; Musiche: Ronee Blakley; Produzione: Road Movies Filmproduktion, Viking Film, Wim Wenders Productions; Distribuzione: Aiada Reak - General Video, San Paolo Audiovisivi - Pacific Arts; Durata: 116 min.; Origine: Germania/Svezia, 1980

 
 


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