Le belve PDF 
Tiziano Colombi   

Oliver Stone torna dietro la macchina da presa a due anni dal suo ultimo lungometraggio Wall Street - Il denaro non dorme mai (2010), sequel del film datato 1987 con lo spietato Gordon Gekko, squalo della finanza e personaggio che valse l’Oscar a Michael Douglas. Titolo originale Savages, come il romanzo dal quale è tratto, opera del maestro del crime americano Don Winslow, il quale firma anche la sceneggiatura. Due ore filate di cinema per raccontare la storia di Ben e Chon. Amici fraterni, il primo con due lauree (botanica e marketing), il secondo con un passato da soldato in Afghanistan, amministratori di una fiorente azienda. Ramo: produzione e spaccio di marijuana. Con loro, sodale e amante, la conturbante Ophelia, detta O. La vita per i tre scorre ricca e tranquilla fino a quando uno dei cartelli della droga messicani decide di lanciare un’Opa sulla società dei giovani americani. La scalata non è ben vista dai due imprenditori, che provano a rifiutare l’offerta ma, in pieno stile Il Padrino, verificheranno che non si può rifiutare. A farne le spese sarà O., rapita e incarcerata.

Stone si era già occupato di traffico di droga in due occasioni, in entrambi i casi nel ruolo di sceneggiatore: Fuga di mezzanotte (1978), per la regia di Alan Parker, che gli valse addirittura un Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, e Scarface (1983), diretto da Brian De Palma. Alle prese con carta, penna e macchina per scrivere il nostro se la cavò piuttosto bene. Lo stesso non si può dire per quest’ultima prova da regista. Stone si trova per le mani un romanzo/sceneggiatura scritto da Winslow con gusto visivo e ritmo mozzafiato. Pagine composte spesso di poche righe che tratteggiano una scena, un attimo, uno sparo. Sembra tutto bello che confezionato, eppure, quando Stone lo mette su pellicola, la faccenda va a rotoli. I tre protagonisti, belli e (appunto) selvaggi, nel libro hanno addominali scolpiti e sorrisi da divi del cinema, stereotipi certo, tratteggiati però con ironia. Sullo schermo diventano ragazzoni tatuati venuti fuori da una serie Fox stile The O.C.. Sarà per questo che la protagonista femminile, Blake Lively, arriva dritta dritta dal cast di Gossip Girl? Anche l’ambientazione da sogno, l’assolata Laguna Beach, è vittima della sindrome da cartolina, tanto cara all’ultimo Woody Allen, da anni impegnato in giro per l’Europa a filmare itinerari turistici, manco lavorasse per la Guida Michelin. Sfuma il contrasto tra il paradiso californiano e l’inferno messicano, lì a pochi chilometri di distanza, dominato dai narcos. Nel cast figurano anche John Travolta, nel ruolo dello sbirro corrotto, Benicio Del Toro, in quello del sicario messicano doppiogiochista, e Salma Hayek, la Regina, reggente del cartello. Tutti sembrano figurine venute male, scopiazzate da un Tarantino ubriaco e privo di talento. La Hayek si trasforma da cinica e spietata signora della droga in una popputa mamma ansimante con tanto di parrucca. Del Toro uccide gente con la motosega indossando una maschera con il teschio, eppure riesce a sembrare un barbone avvinazzato, gonfio di Tavernello. Il montaggio galoppa a ritmo sincopato e la fotografia scintilla, ma, se la trovata reggeva in Ogni maledetta Domenica (1999), qui puzza di videoclip gangsta rap. Il doppio finale, poi, è una trovata da ultimo minuto. Stone tenta il gol in zona Cesarini e nemmeno quello gli riesce. Sfuma anche la vena western che aleggiava nelle ultime pagine del libro.

In definitiva, funziona poco o nulla, l’intera macchina gira a vuoto. Le belve non riesce a essere un buon film di genere, tantomeno un blockbuster intelligente alla Steven Soderbergh. Troppo pretenzioso e irrisolto. Oliver Stone sbaglia il colpo. Succede, da un po’ di tempo a dirla tutta. Per intenderci, ricorda un altro flop inaspettato di un altrettanto ottimo regista, quel palloso The Beach (2000) firmato da Danny Boyle, ricavato da un altro scrittore “cinematografico”, Alex Garland.

Titolo originale: Savages; Regia: Oliver Stone; Sceneggiatura: Shane Salerno, Don Winslow, Oliver Stone; Fotografia: Daniel Mindel; Montaggio: Joe Hutshing, Stuart Levy, Alex Marquez; Scenografia: Tomas Voth; Costumi: Cindy Evans; Musiche: Adam Peters; Produzione: Ixtlan, Onda Entertainment, Relativity Media; Distribuzione: Universal International Pictures Italy; Durata: 131 min.; Origine: USA, 2012

 


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