Riunione di famiglia PDF 
Francesca Druidi   

Era il 1998 quando Festen raccoglieva consensi e premi in giro per il mondo come Dogma 1, esempio cinematografico di quel manifesto teorico firmato a Copenaghen nella primavera del 1995 da un collettivo di registi guidato da Lars von Trier. Tra questi, vi era naturalmente anche Thomas Vinterberg che, come i suoi colleghi, anelava a un cinema in presa diretta, votato alle ricerca della verità morale dei personaggi e delle storie. Riunione di famiglia rappresenta il prosieguo, sul fronte estetico e contenutistico, dell'operazione filmica che di fatto ha prodotto la notorietà di Vinterberg, declinato però in un registro altro da quello di Festen, orientato questa volta alla commedia e al surreale.

Dopo le controverse esperienze registiche di Le forze del destino e Dear Wendy, il cineasta torna in patria, prendendo di nuovo come spunto narrativo un anniversario: in questo caso non si tratta del sessantesimo compleanno dell'ingombrante capofamiglia, incipit del lungometraggio del 1998, ma delle celebrazioni per il 750° anno di vita di una placida località danese immersa nella campagna. Ospite d'onore dell'evento è il tenore Karl Kristian Schmidt (Thomas Bo Larsen, ovviamente presente anche in Festen, dove interpretava il fratello del protagonista), concittadino divenuto famoso e, quindi, chiamato per l'importante occasione a tenere un concerto. Il suo è un vero e proprio back home, un ritorno a casa scandito da scoperte e riflessioni, secondo uno schema situazionale classico che appartiene a molti film e serial televisivi, e che qui costituisce il tema portante della pellicola, dal sapore autobiografico per Vinterberg, considerando che è il primo film che gira in Danimarca dopo dieci anni (e non caso il titolo originale del film è, tradotto in inglese, When a Man Comes Home).

L'arrivo di Karl Kristian è destinato a sconvolgere soprattutto l'esistenza del protagonista, il cuoco Sebastian (Oliver Moller Knauer), che lavora nelle cucine dell’hotel dove si svolgerà la festa. Il giovane, fin da piccolo, è cresciuto con la madre e la di lei compagna, che tra parentesi è sua zia, nella  convinzione che suo padre, un ubriacone fallito, si sia suicidato sui binari del treno. Un trauma che ha da sempre inseguito Sebastian, e che trova una sua evidenza in una forma di balbuzie determinata dalla fragilità emotiva. Lo sconcerto del ragazzo nel sapere che suo padre non è morto, ma che anzi è un noto cantante lirico apprezzato da tutti, è perciò ancora più grande. La madre, infatti, pur di non ammettere che il suo uomo l'aveva lasciata preferendole un'altra donna, aveva raccontato al figlio questa pesante bugia. A complicare ulteriormente l'intreccio interviene Maria, una misteriosa ragazza con qualche problema psicologico e segnata da una storia familiare dolorosa, che viene assunta come cameriera dal direttore dell'albergo poco prima del ritorno in città di Schmidt. Maria e Sebastian sono stati molto uniti in passato e l'attrazione tra i due si riaccende repentinamente. Peccato che il ragazzo sia già impegnato con Claudia (Helene Reingaard Neumann), altra dipendente dell'hotel, ma il fidanzamento è presto sciolto di fronte al violento riproporsi del sentimento tra Maria e Sebastian, troppo sincero di natura per portare avanti una doppia relazione amorosa.

Nulla è semplice però. Da qui prende infatti il via una girandola di equivoci, di segreti e di bugie, conflitti e rancori inespressi, intervallati da quelle che probabilmente sono le gag più riuscite della pellicola, quelle ad opera dallo staff in cucina, che spera nella benevolenza di Karl Kristian Schmidt e cioè nella volontà del cantante lirico di assaggiare ciò che hanno preparato. Ma se in Festen la ricomposizione del nucleo familiare avviene attraverso un lancinante scontro frontale, lucido e spietato, tra i suoi membri, in Riunione di famiglia il processo di ricongiungimento si fa senza dubbio più consolatorio, pigiando il piede sul pedale della leggerezza, che appare un po' troppo forzata. A sostenere questo passaggio è la scelta estetica di Vinterberg: non ci sono più le esasperazioni delle regole imposte da Dogma95, e la nervosa messa in scena di Festen. Si impongono una maggiore fluidità nel montaggio e una fotografia, firmata da Anthony Dod Mantle (The Millionaire), che volutamente mira a consegnare allo spettatore una Danimarca più solare e luminosa, quasi patinata. Senza però rinunciare del tutto ai primi piani, rivelatori di emozioni, dei personaggi che puntellavano la pellicola di undici anni fa. A fare da trait d'union tra i due film è l'attuazione di un percorso di maturazione e di presa di coscienza da parte dei protagonisti (Christian e Sebastian) che passa inevitabilmente attraverso la risoluzione e il dipanamento dei nodi che intrecciano il complesso rapporto padre/figlio. A ciò si aggiunga anche una visione dell'amore contraddistinta da una certa funzione salvifica.

Ciò che manca a Riunione di famiglia, tuttavia, è la dirompenza di Festen e la sua originalità, collegata strettamente anche al linguaggio filmico con cui veniva narrata la storia. Il film resta di fatto godibile a apprezzabile per gli spunti di base che offre, in ultima istanza tutt'altro che leggeri, ma pecca in superficialità, soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Ai quali lo spettatore rimane legato da un filo piuttosto sottile. 

TITOLO ORIGINALE: En mand kommer hjem; REGIA: Thomas Vinterberg; SCENEGGIATURA: Morten Kaufmann, Mogens Rukov, Thomas Vinterberg; FOTOGRAFIA: Anthony Dod Mantle; MONTAGGIO: Søren B. Ebbe, Valdís Óskarsdóttir; MUSICA:  Johan Söderqvist; PRODUZIONE: Danimarca/Svezia; ANNO: 2007; DURATA: 100 min.

 


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