Piombo come Ethos: Colpire al cuore PDF 
Caterina Rossi   

Emilio (Fausto Rossi) pedala senza fretta nei boschi bergamaschi. Dario (Jean-Louis Trintignant), suo padre, lo segue a piedi. La macchina da presa di Gianni Amelio (nel 1982 alla sua prima prova registica per il cinema dopo vari film realizzati per la televisione, qui affiancato in fase di sceneggiatura da Vincenzo Cerami) li segue con discrezione, con un carrello all’indietro, senza interruzioni, definendo sin dai primi fotogrammi i rapporti tra i personaggi e tra i loro due mondi. Emilio ha quindici anni e Dario insegna letteratura all’Università. Nella postura del ragazzo si coglie un’attrazione mista a riluttanza nei confronti del padre, che invece cerca di coinvolgere il figlio con una barzelletta. I due trascorrono la domenica nella casa in campagna della madre di Dario, ed è lì che si palesano Sandro Ferrari (Vanni Corbellini), la sua compagna Giulia (Laura Morante) e il loro bambino. Sandro è un ex studente di Dario, ed Emilio accoglie con timidezza la coppia. Li fotografa, in lontananza, senza conoscere la loro identità. Sandro e suo padre hanno una confidenza che Emilio stenta a comprendere.

L’atto di osservare a distanza sarà l’ossessione di Emilio e anche quella di Amelio, che spesso scruterà in campo lungo le azioni dei suoi protagonisti. La divaricazione umana e ideale viene rappresentata con un progressivo allontanamento dello sguardo della macchina da presa, che indaga ciò che accade centellinando i movimenti: il gap tra Emilio e Dario si percepisce nello spazio esteso tra occhio del regista e attori. Dario ed Emilio fanno ritorno a Milano, nella loro bella casa borghese, dove li attendono una moglie/madre che pensa solo al lavoro e una figlia/sorella che è troppo piccola per percepire cosa accade intorno a lei. Qualche giorno dopo, Emilio s’imbatte in quello che sembra un incidente. Presto capisce che si tratta di un attentato: due carabinieri e un giovane sono a terra, in un lago di sangue, dopo un conflitto a fuoco. Il giovane è Sandro Ferrari, il ragazzo conosciuto durante la domenica in campagna. Emilio ritorna a casa, cerca di capire; alla tv dicono che Sandro era un terrorista. Sono gli anni di piombo. Ed è questo periodo oscuro della Storia d’Italia a ospitare l’insanabile conflitto morale tra un padre e un figlio. Emilio racconta dell’incontro con Sandro ai Carabinieri credendo di fare la cosa giusta, anche se scoprirà con amarezza che il suo concetto di giustizia è agli antipodi rispetto a quello del padre. Dario è uno di quei professori universitari che le sintesi giornalistiche coeve avrebbero definito come cattivo maestro. Il padre, di converso, non riconosce più il figlio che ha cresciuto.

Colpire al cuore è allora il ritratto di uno strappo tra generazioni che non riescono più a comunicare, ma dipinge anche la lacerazione di un intero paese durante gli anni di piombo e nel periodo buio della strategia della tensione. Il regista, all’epoca della presentazione del film, disse: “Del terrorismo io non conosco né le ragioni, né le radici, ma solo le sue manifestazioni. […] Si cerca di conoscerlo per combatterlo meglio, ma sappiamo solo che ha avvelenato i nostri rapporti privati. Questo è il tema del film. Io parlo solo di quello che conosco, perciò parlo di me, che non sono un terrorista ma ne sono toccato violentemente; dunque, un film su quello che il terrorismo ci ha fatto, individualmente, e sulle trasformazioni quasi biologiche che ha operato nella vita civile” (1). L’assenza di una presa di posizione chiara e definita innescò molte polemiche in seguito alla prima veneziana durante il Festival del cinema del 1982: il film arrivò nelle sale sei mesi dopo, e in televisione trascorsi cinque anni, nel 1987, relegato in seconda serata. Come ha scritto Emanuela Martini: “Chi cercava tesi da difendere, o un manifesto da esibire, non li trovò; chi cercava una conclusione politica non la trovò; trovò invece un film estremamente privato e schivo che invita a osservare la Storia a partire dalla propria storia” (2).

Gianni Amelio scelse dunque di sospendere il giudizio morale sulle azioni compiute dai suoi protagonisti, concentrandosi piuttosto sul distacco drammaticamente crescente che nasce tra un genitore e un figlio, sulle ricadute intime e private trasformate nell’efficace e sotterranea metafora del conflitto politico. Gli anni di piombo in Colpire al cuore sono quindi l’ethos spettrale di un conflitto affettivo tra padre e figlio, sono fantasmi quasi invisibili che s’insinuano nei silenzi e nella separazione che lacera i protagonisti in una Milano alienante e irreale. E alienanti sono anche gli spogli palazzoni di cemento di periferia dove si nasconde Giulia, aiutata da Dario durante la latitanza che segue la morte di Sandro. Emilio la scopre, la segue, la fotografa, e il regista esaspera (ancora) lo sguardo a distanza, atto inane a cui sembra non seguire un’azione.

Tra sguardo e azione, nel tempo sospeso di un avvenimento che è negato allo spettatore, si tiene l’atto di denuncia di Emilio, che rivela ai Carabinieri il nascondiglio di Giulia. Il padre è arrestato insieme alla donna. Chi guarda comprende che Emilio ha assistito all’arresto: il ragazzo si dirige sul fondo dell’inquadratura, inghiottito dal cemento della periferia. Il regista, come nella sequenza iniziale, accompagna il giovane con un lentissimo carrello all’indietro. È di nuovo la distanza a riempire il vuoto, che qui si trasforma nel dolore vissuto dal figlio “delatore”: il sentimento ora si disperde nel fuori campo di un’inquadratura svuotata da ogni presenza umana. Ciò che resta è il grigio dei palazzoni e il cielo plumbeo di una Milano ferita.

Note:
(1) Cit. in Bernard Nave, Andrée Tournès (a cura di), Entretien avec Gianni Amelio, Jeune Cinéma, n° 146, novembre 1982, pp. 20-21, tradotto in Emanuela Martini, Gianni Amelio, Il Castoro, Milano, 2006, p. 74.
(2) Emanuela Martini, op. cit., p. 72.

Titolo originale: Colpire al cuore; Regia: Gianni Amelio; Sceneggiatura: Gianni Amelio, Vincenzo Cerami; Fotografia: Tonino Nardi; Montaggio: Anna Rosa Napoli; Scenografia: Marco Dentici; Costumi: Lina Nerli Taviani; Musiche: Franco Piersanti, Nicola Piovani; Produzione: Antea Cinematografica, Radiotelevisione Italiana, Swan Productions; Distribuzione: Gaumont; Durata: 108 min.; Origine: Italia/Francia, 1982

 


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