Kathryn Bigelow
K-19: The Widowmaker
A distanza di tre anni da Il mistero dell'acqua, Kathryn Bigelow porta nuovamente la macchina da presa su un'imbarcazione. Questa volta non è però un comodo cabinato al comando di quattro personaggi alla deriva, ma un sottomarino russo carico di bombe nucleari: è il K-19, l'ennesima pagina drammatica della storia scritta durante il delicato periodo della Guerra Fredda.
Il 18 giugno del 1961 salpa il K-19, uno dei ritrovati bellici più all'avanguardia della marina militare sovietica. Gli ufficiali in carica sono Alexei Vostrikov (Harrison Ford) e Mikhail Polenin (Liam Neeson); la loro missione consiste nel posizionare il potente sottomarino nelle acque limitrofe alle coste statunitensi pronto a scaricare, in caso di guerra, il suo mortale carico nucleare. Un'avaria del sistema di raffreddamento del reattore atomico causa la contaminazione del sommergibile e solo grazie al coraggio dei membri del K-19 viene evitata un'esplosione che avrebbe potuto causare l'inizio della terza guerra mondiale con conseguenze catastrofiche.
Dopo circa trent'anni di silenzio, Kathryn Bigelow (che oltre alla regia ha partecipato alla produzione) decide di portare sul grande schermo l'emozione di questo pericolo sventato costruendo una narrazione che tende a mescolare le suggestioni drammaturgiche dell'avvenimento con la volontà di fornire una versione dei fatti il più fedele possibile. Ben tre anni di pre-produzione sono stati necessari per la realizzazione di questo action-thriller, il cui inizio ha coinciso con il dramma di un altro sommergibile, il Kursk.

Ma lo scarto fondamentale compiuto dalla regista si deve leggere in due direzioni.
Da una parte la Bigelow intende fuggire la tradizione del genere bellico ambientato nei sottomarini (basti pensare all'ultimo polpettone made in Usa, U-571, firmato Jonathan Mostow) concentrandosi sul dramma umano dell'equipaggio del K-19. La sua attenzione è quasi del tutto incentrata sul contrasto tra Vostrikov e Polenin e sull'incredibile atto di coraggio mostrato da quei giovani ragazzi catapultati in una situazione così disperata. Liam Neeson durante la nostra intervista alla regista ha commentato: "Quello che mi ha attratto è il rapporto tra questi due personaggi così forti. (…) Poi spesso non si tiene conto che gli eserciti di tutto il mondo sono composti di ragazzi e proprio a loro si deve riferire questo film, per far sì che le armi nucleari non siano considerate un argomento scontato. Inoltre penso che sia una cosa drammatica mettere tutto quel testosterone in una scatola di metallo e farla scendere a 200 metri sotto il livello del mare."
Dall'altra la regista sceglie coraggiosamente di raccontare la storia dal punto di vista dell'esercito sovietico. Un vero e proprio atto di coraggio il suo - assolutamente non premiato dagli incassi ottenuti negli Stati Uniti - che accetta di "prendere le parti" del nemico. Senza dubbio quello messo in scena dalla Bigelow non è un momento glorioso della storia dell'armata silenziosa russa, ma è innegabile che i protagonisti siano dei veri e propri eroi e che – almeno per una volta - questi eroi non agiscano sotto la rassicurante bandiera a stelle e strisce. Probabilmente si potrebbe affermare, sfogliando la produzione di genere statunitense, che il suo è un caso più unico che raro.
Kathryn Bigelow confeziona quindi un film accattivante ma, al tempo stesso, per molti versi sconveniente e lo fa mostrando tutta la propria professionalità. In K-19, infatti, più che in altri lavori, si affermano le doti tecniche che possiede e l'incredibile versatilità che contraddistingue il suo punto di vista. La Bigelow dimostra di essere in grado di affrontare qualsiasi tipo di atmosfere, dal dramma passionale all'action movie, passando per l'horror, senza alcun imbarazzo. Una regista completa dalla quale molti stanno aspettando una vera e propria svolta autoriale.
clicca qui per leggere l'intervista a Kathryn Bigelow di Lorenzo De Nicola
K-19: THE WIDOWMAKER
(Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania , 2001)
Regia
Kathryn Bigelow
Sceneggiatura
Christopher Kyle
Montaggio
Walter Murch
Fotografia
Jeff Cronenweth
Musica
Klaus Badelt
Durata
138 min